Che ieri fosse il Roald Dahl Day l'ho scoperto dal Post, che gli dedica un articolo.Ho incontrato proprio di recente questo autore, e per caso, in un mercatino di oggetti e libri di seconda mano. Il caro Dahl, che non conoscevo, mi si proponeva con una raccolta di Storie impreviste. Una serie di racconti che mi sono subito apparsi come l'ideale lettura estiva, marittima, non troppo impegnativa, divertente, adatta ad essere frammentata tra un bagno e una formina.
Le aspettative sono state confermate e ora dunque il volume, già usato e ingiallito, è pure ondulato per l'umidità e un po' macchiato di crema solare. Qui siamo sul filo del grottesco, dev'essere destino che in quel mercatino dell'usato mi capitino tra le mani sempre letture di questo tipo (un altro esempio, qui). O forse in questo periodo ho uno speciale radar che capta queste atmosfere, chi lo sa.
Propongo il brano finale del racconto Pappa Reale, in cui un padre appassionato di apicultura sperimenta la preziosa sostanza sulla figlia, neonata e inappetente, e su di sé. Sembra innocuo, il racconto; non lo è.
"Guarda!" disse Albert. "Sta mettendo anche un po' di peluria sul pancino, per tenersi calda!" Allungò una mano e stava per sfiorare con la punta di un dito la peluria leggerissima, morbida, d'un giallo-marrone, che era improvvisamente comparsa sul pancino della bambina.
"Non toccarla!" gridò la madre. Si girò verso di lui, mandando lampi dagli occhi; all'improvviso, col collo allungato verso di lui, sembrava un piccolo uccello pugnace nell'atto di saltargli addosso e beccargli gli occhi, cavarglieli.
"Aspetta un momento", fece lui, ritraendosi.
"Tu devi essere pazzo!"
"Un momento, Mabel, un momento, per piacere, perché se ancora pensi che quella roba è pericolosa... E' questo che stai pensando, vero? E va bene. Allora sta' a sentire. Ora io ti dimostrerò, una volta per tutte, Mabel, che la pappa reale è assolutamente innocua per gli esseri umani, anche in dosi enormi. Per esempio: secondo te perché l'anno scorso la produzione del miele s'è ridotta alla metà del solito? Avanti, di', perché?"
Due o tre passi indietro lo avevano allontanato da lei; ora si sentiva più tranquillo.
"La ragione per cui l'estate scorsa abbiamo avuto solo la metà della produzione del miele", stava dicendo intanto, abbassando la voce, "è solo questa: ho destinato cento delle mie arnie alla produzione della pappa reale."
"Cosa hai fatto?"
"Ah!" sibilò lui. "Lo sapevo che saresti rimasta di stucco. E l'ho fatto proprio sotto il tuo naso." Gli occhietti non la mollavano e una parvenza di sorriso gli stava increspando gli angoli della bocca.
"Non indovinerai mai il perché l'ho fatto", disse. "Ho avuto paura di parlartene perché pensavo che potesse... be'... più o meno imbarazzarti."
Fece una breve pausa. Teneva le dita delle mani incrociate all'altezza del petto e strofinava un palmo contro l'altro, levando un lievissimo stropiccio.
"Ricordi quello che ti ho letto nella rivista? Quell'articolo sui topi? Vediamo, come diceva? 'Still e Burdett scoprirono che un topo maschio incapace fino allora di procreare...'"
Esitò, il sorriso stava allargandosi, mettendo in mostra i denti.
"Ci sei, Mabel? Hai afferrato?"
Lei taceva ancora, sempre immobile, lì di fronte a lui.
"La prima volta che ho letto quella frase, Mabel, ho fatto un salto nella poltrona e mi sono detto: Se la cosa ha funzionato con un topo schifoso, mi sono detto, non c'è motivo al mondo per cui non debba funzionare con Albert Taylor."
Fece un'altra pausa, sporgendo il capo in avanti e volgendo l'orecchio in direzione della moglie, aspettando che dicesse qualcosa.
Ma lei tacque.
"E un'altra cosa, Mabel. Mi fece subito sentire molto bene, una vera e propria meraviglia, Mabel, credimi. Tanto diverso da com'ero prima che ho continuato a prenderne anche dopo che tu mi desti la bella notizia. Secchi interi ne ho presi, secchi e secchi devo averne buttato giù in questi ultimi dodici mesi."
Gli occhi spalancati e spaventati della moglie si muovevano ora lentamente sul viso e sulla gola del marito. Non si vedeva un quadratino di pelle nuda, neanche ai lati, sotto le orecchie. Tutta la gola, fino alla parte che scompariva nel colletto della camicia, era completamente coperta di quei corti peli giallo-marrone morbidi come seta, anche dietro sul collo.
"E guarda", continuò a dire lui, lanciando un'occhiata affettuosa alla figlia, "che su una bambina piccola funzionerà molto meglio che su di un uomo adulto come me. Del resto, basta guardarla, non trovi?"
Lentamente, gli occhi della donna s'abbassarono e si fermarono sulla bambina. Giaceva nuda sulla tavola, grassa e bianca, in stato quasi comatoso, come una gigantesca larva di ape che s'avvicini alla fine del suo periodo larvale ed è pronta a spiccare il volo nel mondo, completa di mandibole e ali.
"Perché non la copri, Mabel? Non vorrai far prendere un raffreddore alla nostra reginetta, vero?"
Questo post partecipa al venerdì del libro di HMM.