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Roberto Saviano: ieri un mito, oggi un mitomane?

Creato il 12 aprile 2011 da Dagored
Roberto Saviano: ieri un mito, oggi un mitomane?
C'era una volta un giovane scrittore, apprendista autore, improvvisamente diventato famoso per aver scritto un libro sulla organizzazione criminale campana conosciuta col nome di Camorra.
Il libro ebbe, per ragioni difficili da comprendere, un enorme successo, amplificato dal successivo film che da esso fu tratto.
Difficile da comprendere il perché del suo successo perché di letteratura sul fenomeno camorristico ce n'è in abbondanza e certamente di qualità letteraria superiore, basti pensare al solo Il Camorrista di Giò Marrazzo.
Evidentemente però, l'opera di Roberto Saviano, che di lui sto scrivendo, nonostante ripetesse cose conosciute da tutti ha saputo cogliere in pieno le esigenze del pubblico, usando il linguaggio più adatto per coglierne l'attenzione.
Dopo il successo letterario la vita del giovane scrittore non fu più la stessa, divenuto famoso in tutto il mondo divenne una specie di totem della lotta alla criminalità organizzata, osannato da folle di sostenitori, ma anche criticato da quanti ritengono invece eccessive le attenzioni rivolte a un romanziere che in fondo ha scritto di cose note e non ha realmente inciso sul contrasto alla criminalità, tanto che il capo della squadra mobile di Napoli diede parere negativo per la concessione della scorta a Saviano, scatenando la reazione dei sostenitori dello scrittore.
Intanto la nuova star dell'editoria preferì tenere un profilo basso, sempre facendo professione di lotta civile, ma sostenendo una posizione di equidistanza tra gli schieramenti politici, riequilibrando il sostegno ad iniziative dei movimenti di sinistra rivendicando radici culturali chiaramente di destra.
Ma ecco che a un certo punto, quello che è sempre più divenuto il punto di riferimento di un'ampia porzione di opinione pubblica compie una scelta decisa, in occasione della realizzazione di un programma televisivo di grande successo, rinnegando giudizi dati in un passato anche molto recente, come quello su Roberto Maroni, definito uno dei migliori ministri per l'interno che l'Italia abbia mai avuto, e convergendo sulle posizioni dei suoi mentori televisivi, Fabio Fazio e Loris Mazzetti, che lo portano a considerare il governo in carica complice della criminalità organizzata e la più grave jattura che potesse capitare al Paese.
Da allora, in un crescendo di dichiarazioni e polemiche l'autore di Gomorra, probabilmente dimentico dell'ambizione di diventare un autore letterario, si promuove come capo rivoluzionario, anche se afferma di non voler entrare in politica, come se non capisse che c'è già entrato con tutte le scarpe.
Singolare poi lo scambio di frecciatine con il suo editore, Marina Berlusconi, alla quale chiede di essere lasciato libero di fare il proprio lavoro, perché quella è la cosa più rivoluzionaria.
A questo punto sorge però il quesito: ma qual'è il lavoro di Roberto Saviano?
Difficile considerarlo ancora uno scrittore, o apprendista tale, se la sua ultima fatica appena pubblicata è la stampa degli elenchi letti in televisione, che è un po' come vendere due volte la stessa merce alle stesse persone, mentre del nuovo e spesso annunciato libro non c'è traccia.
Saviano appare invece sempre più un ennesimo predicatore televisivo, un po' Santoro e un po' Celentano, senza avere però l'abilità di montare le trasmissioni del primo e senza saper cantare come il secondo, ma con la certezza di essere l'unico a poter trasformare la banalità del mezzo televisivo nello strumento per elevare la conoscenza e la consapevolezza delle masse.
Nel frattempo non riesce a resistere alla voglia di restare sotto i riflettori, finendo per fare le brutte figure di chi non riesce a frenare la propria ambizione, scrivendo cose strampalate, come quando affermò di essere stato un amico e compagno di scuola dello sfortunato Pietro Taricone, nonostante la differenza d'età tra i due evidenzi il contrario, fino alla descrizione della tragedia familiare che colpì il filosofo Bebedetto Croce durante la sua adolescenza, costringendo la nipote del filosofo a sbugiardarlo.
Per sua fortuna la coda del successo della sua opera unica è molto lunga e la prevista realizzazione del serial che ne verrà tratto gli assicurerà ancora una luminosa ribalta, ricchi guadagni e fama, intanto che affini la sua nuova professione di anchorman al fianco di Fabio Fazio, altro noto creatore di banalità televisive.

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