Per Nadal, è il nono titolo del Roland Garros, record assoluto nella storia di questo sport. A lui va ancora una volta la gloria della vittoria. A lui andrà la gloria eterna di un uomo che ha raggiunto l’Olimpo del tennis, rubato il fuoco dei grandi del passato e, tornato su quella Terra che già lo consacrò più volte, lo ha rivelato a noi spettatori stupefatti. Il limite che divide l’umano, il possibile, e il divino, l’inafferrabile, ora è stato superato e mai il cielo azzurro di Parigi è stato così vicino alla terra rossa del Roland Garros.
L’eroe di cui stiamo narrando le gesta è proprio Rafael Nadal, meglio conosciuto come Rafa. Nato e cresciuto sotto il sole cocente delle Baleari, nel clima torrido e mediterraneo che mette alla prova campi di rovi secchi e sentieri rossi come se arsi da una fiamma sconosciuta, egli non poteva non essere un predestinato del tennis sulla terra battuta. Nessuno però, forse, si aspettava un tale successo.
Stravolto, scavato in volto, pieno di crampi e in lacrime dopo tre ore e 31 minuti di furibondo corpo a corpo con l’eterno rivale Novak Djokovic (42esima sfida tra i due guerrieri), Rafa è uscito dal centrale del Roland Garros con lo scalpo del serbo in mano, al termine di una finale non epica ma intensa: quattro set di scambi furibondi da fondocampo, lo spagnolo occupato a difendere l’angolo del dritto mancino e il serbo talmente impegnato a stanarlo da lì, la sua terra promessa, da rischiare il malessere fisico. Più di una volta Nole è stato ripreso mentre sedeva a bordo campo con lo sguardo affaticato quasi in preda a conati di vomito. Il caldo e il terreno che brucia sotto i piedi sono fattori che rendono ancora più aspro uno scontro in cui Rafa correva per il nono Roland Garros – una striscia mai riuscita a nessun essere umano – e Novak per il primo e vincerlo contro Nadal sarebbe stata un’impresa leggendaria. Tali fattori hanno regalato a un match tra straordinari regolaristi, non a caso il numero 1 e 2 del mondo, suggestioni che le sfide precedenti non avevano avuto.
La partita ha vissuto due fasi; la prima con Djokovic padrone del gioco e la seconda caratterizzata da un evidente calo fisico del serbo. Per un’ora e mezza, Nole ha imposto il proprio ritmo al suo avversario, conquistando il primo set con il punteggio di 6-3, cedendo, invece, 7-5 il secondo. Nadal ha subito approfittato del calo di Djokovic, costringendo il serbo a giocare sempre in anticipo e non riuscendo più a correre da una parte all’altra del campo.
La partita si è chiusa al quarto set, nel quale Djokovic ha cercato di reagire allo strapotere dello spagnolo con la forza dei nervi, non sufficiente, però, a colmare il gap. Triste l’epilogo caratterizzato da un doppio fallo del serbo, disturbato da uno spettatore decisamente poco educato. Pace fatta praticamente subito con il pubblico parigino, che gli ha riservato un lungo applauso durante la premiazione, che ha anche commosso Djokovic. 3-6;7-5;6-2;6-4 i parziali in favore di Nadal.
Al momento della premiazione, mentre Novak non riesce a trattenere uno sguardo di profonda sconsolatezza, Rafa, ancora più delle volte scorse, è completamente in preda all’emozione, all’euforia, alla commozione. Il motivo è presto detto: lo spagnolo ha vinto per la nona volta in carriera il Roland Garros, raggiungendo Pete Sampras a quota 14 nella classifica dei plurivincitori dei tornei dello Slam (primo Federer con 17). Questo è, quindi, il quinto Roland Garros consecutivo, che gli ha permesso di diventare il primo tennista della storia ad aver vinto almeno un torneo dello Slam a stagione per 9 anni. Se non c’è miglior ragione per cui essere emozionati, allora, ditemi voi.