Roma è una bugia è un libro dedicato a luoghi, sentimenti e citazioni letterarie. Filippo La Porta ci porta a spasso per una città che fondamentalmente sente sua. Forse i tre traslochi, sempre interni alla capitale, gli hanno permesso di abbracciare la totalità di Roma – e non solo una parte. Il critico racconta infatti di avere abitato sia ai Parioli che a Monteverde vecchio, e in zona Piramide-Aventino.
Per chi non è romano, molte caratteristiche di questo enorme agglomerato possono spaventare. La grandezza, appunto, si può tradurre in dispersione, il menefreghismo dei romani, il loro modo di deridere tutti, la strafottenza e una certa superbia intrinseca scoraggiano gli ‘immigrati’, italiani o stranieri che siano: per fare pace con questo tipo di atteggiamenti la lettura di Roma è una bugia è vivamente consigliata. Il critico letterario spiega pazientemente ogni comportamento ‘spigoloso’ e mette in luce gli aspetti positivi del romanaccio, come quel “rapporto di stupore verso il mondo”, che si traduce con l’espressione “Anvedi”.
Ma non è certo solo una guida attraverso i caratteri, questa di La Porta, anche se le psicologie ne prendono una parte. Come ogni buon libro su una città dovrebbe fare, Roma è una bugia è un tour guidato attraverso monumenti, centri d’interesse, quartieri e palazzi, non solo l’insieme dei punti nevralgici della città, quelli spiattellati un po’ dappertutto, che anche gli spagnoli o gli americani conoscono benissimo già prima di partire per Roma caput mundi. E insieme alla geografia, la letteratura va volentieri a braccetto in questi capitoli. Piazza del popolo, per esempio, la piazza dei pioppi, è descritta come la zona più frequentata dall’indimenticabile scrittrice Elsa Morante. Via Merulana non è solo la strada su Colle Oppio, ma l’indirizzo di un capolavoro di Carlo Emilio Gadda.
La cosa più bella, in tutto questo, è che l’autore non si nasconde. Quindi i romani, i luoghi mitici o meno conosciuti, gli scrittori che passarono o passano dalla capitale non servono a Filippo La Porta per mascherarsi, alzare muri, descrivere senza donare qualcosa di sé. Per questo Roma è una bugia non è una bugia, in fin dei conti. Anche il narratore compare in prima linea, e racconta le vicende della sua adolescenza, tra lotte sessantottine e momenti indimenticabili, come quando ha assistito al concerto di Jimi Hendrix.
E se “dalla finestrella rotonda del Pantheon piove una luce metafisica”, da Roma è una bugia piove la stessa luce. Una luce pronta a illuminare i tratti migliori e peggiori di un popolo orgoglioso, i particolari e la storia di certi posti meravigliosi, le frasi e le esperienze di autori che fanno parte della storia della letteratura e aneddoti e pensieri autentici di un critico che riesce ad analizzare una città come se fosse un romanzo. Allora sì, Roma è una bugia è una bugia come tutti i libri sono bugie, bugie parziali e quasi inesistenti che non riescono a nascondere le loro verità.
Ornella Spagnulo