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Roma: i giorni della caccia, tra gialli, virus e antidoti da cercare
Creato il 08 gennaio 2012 da Nottecriminale9 @NotteCriminaleA fatica si arriva a una definizione comune di quello che è successo, il movente, l’arma usata, la nazionalità dei rapinatori , il numero di questi. Non è cattiva informazione, è quello che rimbalza dalla questura, dai carabinieri, dalle fonti che ognuno ha dentro i rispettivi comandi che a volte sono notizie vere altre volte sono veline lasciate passare per disorientare i colpevoli stessi.
E’ anche la dimostrazione che in questa vicenda si sta facendo un grandissimo sforzo investigativo, concitato, a volte poco organizzato. In tutti c’è la voglia di trovare i colpevoli, di fare giustizia, di lenire la ferita provocata alla madre, alla comunità cinese, a tutta Roma.
Le pagine dei giornali di ieri sono state riempite con una falsa pista. Una pista che portava alla comunità cinese stessa, a una sorta di vendetta di qualche clan del dragone, alla mafia della terra di Mao. Questa tesi è nata dal ritrovamento di due borse, entrambi di proprietà del sig. Zeng, una delle vittime.
Quindicimila euro sporcati di sangue, oggetti vari e i telefonini della famiglia. Il tutto ritrovato in un casolare abbandonato, che lasciava supporre che non fosse stata la rapina il movente del delitto ma una sorta di regolamento di conti interno alla comunità cinese, che nelle sue attività lascia sempre dei grandissimi dubbi per quanto riguarda le potenzialità economiche in contanti e le modalità e provenienza del denaro stesso.
Ma la pista è durata poco meno di 24 ore, buone per stampare le copie del sabato ma, come si poteva dedurre, lontana dalla verità mille miglia. La moglie, unica supersite, ha parlato di una voce italiana ma con inflessioni dell’est.
Troppo poco ma già qualcosa per riuscire a focalizzare gli ambienti su cui puntare i riflettori. Al resto ci stanno pensando i Ris con le analisi al microscopio sulle impronte lasciate dai malviventi. Si analizza, si compara con altre impronte ed altri casi, si analizzano tutte le possibilità, nessuna esclusa.
I dati certi sono pochi ma facilmente identificabili: sono elementi che vivono in zona, sono persone che hanno controllato i coniugi nel loro bar e sapevano della raccolta di denaro per il money transfer, non sono professionisti ma sanno nascondersi bene.
Probabilmente se fossero stati criminali di zona sarebbero stati già “venduti” per far tornare la calma nel quartiere. Ma tutto questo non è ancora avvenuto. Si delinea sempre più l’ipotesi che siano effettivamente stranieri, che stiano cercando di lasciare l’Italia, sempre che non l’abbiano già fatto. Le due borse ritrovate erano nascoste dentro un casolare abbandonato dove sovente gli stranieri che delinquono vanno a nascondere la refurtiva.
Ma l’arma del delitto? Un bel rompicapo anche questo visto che non si è ancora arrivati con sicurezza neanche al calibro della pistola stessa. Subito si era parlato di una calibro 9, poi 7,65 e oggi una calibro 38.
E mentre tutto scorre nel “quasi” totale riserbo dalle forze dell’ordine le analisi della situazione romana sembrano darci ragione, visto che il Prefetto Pecoraro sembra quasi aver letto i nostri articoli viste le sue parole e anche un guru del giornalismo come Giovanni Bianconi prima sul Corriere della Sera e poi su Skytg24 ha riproposto le nostre stesse tesi che andiamo a perorare da mesi.
Oggi la caccia all’uomo continua e Torpignattara e i quartieri vicini sembrano rivivere i giorni successivi al sequestro Moro: posti di blocco, volanti e gazzelle che girano in continuazione.
Un bel dispiegamento di forze che sta dando frutti, non tanto nella risoluzione del caso ma quanto nella prevenzione del crimine e nel repulisti che sta avvenendo: 43 arrestati dal giorno del duplice delitto. Numeri che fanno riflettere. Come fa riflettere la possibilità a polizia e carabinieri di perquisire le abitazioni senza mandato. Un bel vantaggio da usare con le dovute maniere però. Il rischio di farsi prendere la mano in questi momenti è alto.
Segnali di risveglio da parte delle Istituzioni sul problema Roma? Lo speriamo e lo sollecitiamo. In questi mesi si è lavorato su argomenti , tutti validi, ma senza guardare alla complessità del fenomeno.
A Roma le organizzazioni criminali ci sono, a Roma le bande ci sono. Ma il fatto nuovo è che oggi tutti possono sparare, tutti devono sparare.
Non è l’omicidio del padre e della figlia a dirci questo. Questa è la punta di un iceberg .
Per Roma, a preoccupare, deve essere quello che non si vede. La potenzialità di un virus che deve trovare il giusto antidoto.
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