Magazine Cinema

Rompicapo a New York, l’appartamento americano. La recensione

Creato il 12 giugno 2014 da Oggialcinemanet @oggialcinema

12 giugno 2014 • Recensioni Film, Vetrina Cinema •

Il giudizio di Antonio Valerio Spera

Summary:

Si chiude così come era iniziata la trilogia di Cédric Klapisch dedicata a “i viaggi di Xavier”, e cioè con il giusto mix di ironia, amore e malinconia. Iniziata a Barcellona con L’appartamento spagnolo e proseguita a San Pietroburgo con Bambole russe, la piccola e fortunata saga del regista francese trova la sua conclusione con Rompicapo a New York nella Grande Mela, dove Xavier si trasferisce per crescere i propri figli andati a vivere lì con la madre e il suo nuovo compagno americano. L’appartamento di Xavier a Chinatown diventa così il nuovo “porto franco” della storia, dove entrano ed escono personaggi e storie, dove hanno luogo equivoci e malintesi, dove si affrontano problematiche e discussioni. Xavier scrive il suo libro, ma allo stesso tempo cresce i suoi figli, si ritrova costretto ad affrontare le pressioni dell’ufficio immigrazione, riscopre vecchi amori.

In Rompicapo a New York l’obiettivo è spostato rispetto a quello del primo capitolo della trilogia: non sono più le insicurezze dei ventenni a farla da padrone, ma ovviamente le responsabilità dei (quasi) quarant’anni. Il regista francese con questa nuova pellicola porta sullo schermo una nuova tappa della sua indagine dei sentimenti umani, mescolando quest’ultima con una divertita analisi sociale.

Cecile-de-France,-Romain-Duris,-Kelly-Reilly-e-Audrey-Tautou

Il tutto è reso attraverso un racconto ritmato e quasi frenetico, che si dirama continuamente, come nei precedenti episodi, in diverse sottotrame. Qui si parla di paternità, di omosessualità, di famiglia, di rimorsi e di riscatti e si crea così un puzzle narrativo che nonostante la sua varietà e la sua struttura intricata viene reso unitario dal tocco disincantato e umoristico di Klapisch. Un autore che non lesina trovate (come ad esempio un inaspettato inserto in stop motion), che non si mette freni creativi, che non lavora mai di sottrazione.

Il risultato è senza dubbio un “minestrone” di eventi incalzanti, percorsi narrativi, colpi di scena, imprevisti, tematiche importanti, ma si tratta un minestrone ben riscaldato, ben amalgamato, saporito, i cui ingredienti seppur confusi e confusionari creano un mix divertente e piacevole, che non conosce tempi morti, che lascia sempre in sottofondo un filo di dolcezza e tenerezza, che si fa specchio della natura della metropoli scenografia dell’azione e che, soprattutto, fa forza sui volti e sui caratteri dei primi due film.

Oltre a Xavier, sono infatti sempre Wendy, Isabelle e Martine gli assi su cui ruota il racconto. Li vediamo cresciuti, più maturi, coscienti dei doveri della loro età, pronti finalmente a fare il punto della loro esistenza e a decidere su che strada indirizzarla, facendo esperienza delle esperienze passate, dei leggeri momenti della giovinezza perduta.  Nei loro panni, troviamo ancora Romain Duris, Kelly Reilly, Cècile de France e Audrey Tatou: un quartetto di attori freschi e brillanti, capaci di sfumature e cambi di tonalità, abili nel trasmettere con i loro occhi le disillusioni e le difficoltà di chi si rende conto che non è più il ragazzino che si diverte in un piccolo appartamento spagnolo.

di Antonio Valerio Spera per Oggialcinema.net

Audrey TatouBambole russeCécile de Francecedric klapischKelly ReillyL'appartamento spagnoloRomain Durisrompicapo a new york


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :