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Rumore d'acqua, profumo di pioggia, Torta di Rose

Da Pamirilla

 

Rumore d'acqua, profumo di pioggia, Torta di Rose

Ho la tendenza a lamentarmi. È vero, lo so.
Per difesa: perché normalmente il benessere altrui suscita fastidio.
Per non esagerare con l’ottimismo e passare così per stupida.
E anche perché questa è la naturale tendenza dell’essere umano (e del mio gatto).
Così se qualcuno mi chiede “Come va?” io rispondo, secondo il caso:
“Bene, nonostante in casa mia gelino i pinguini”,
“Male e per di più in casa mia ci sono le stalattiti e nelle stalagmiti inciampo.”,
“Così, così….starei meglio se in casa mia la temperatura superasse, almeno ogni tanto, i dieci gradi.”
Ovviamente questo succede perché accendo il riscaldamento solo per qualche ora la sera, e ciò avviene perché sono tirchia.

Da ieri però il Cielo ha mandato la pioggia per rovinare le Feste dell’Avvento ed il caldo di scirocco per far tacere me.
Fa caldo al punto che ieri non ho acceso il riscaldamento e stanotte mi sono svegliata sudata e, naturalmente, mi sono messa a brontolare. Il Cielo, che purtroppo sa che niente può riuscire a spegnermi, me e i miei brontolii, ha fatto spallucce e ha rivolto tutta la Sua attenzione a rovinare il week end a chi pensava di passarlo tra mercatini e mostre di presepi.
La pioggia di queste ore non riparerà mesi e mesi di siccità, temo, ma la notizia più bella è che da questa notte il Fiume è tornato a cantare e a me (temperatura a parte) questo può bastare per farmi sorridere e tacere. Il Canto del Fiume è stato il canto di sirena che mi chiamò qui, che mi incatenò a questo posto già dalle prime volte in cui vi capitai per caso. Fu per ascoltare il Canto del Fiume che presi la casetta sopra il ponte e venni a vivere in questo borgo. Speravo che almeno lui avrebbe guidato i miei passi incerti. Invece sparì poco dopo il mio arrivo. Già, in Primavera smise di piovere, per sempre. L’estate si è consumata asciutta come il deserto. L’autunno infine è stato generoso di sole ed è bello però la pioggia è altrettanto necessaria alla vita e pioggia non se n’è vista una goccia. Così il letto del Fiume si è trasformato in un sentiero di sassi e Lui si è disciolto chissà dove.
I miei passi dove sono finiti?
Beh, dentro calzettoni molto, molto spessi: con il freddo che fa in casa!

Oggi però piove, finalmente, e di nuovo c’è rumore d’acqua. E profumo di pioggia. Mi accorgo con una fitta allo stomaco di quanto mi fosse mancato, il Fiume, di quanto avessi bisogno della sua musica.
Ho aperto la finestra e me ne sto appesa qui, sorrido. Il Fiume si getta di cascata in cascata, passa sotto le mie finestre e scende verso la valle. Ora che i rami sono secchi e gli albero spogli riesco a seguirlo con lo sguardo anche dove prima era nascosto dalle fronde e lo accompagno con gli occhi e con il sorriso fino all’orizzonte confuso tra la nebbia.
Il rumore dell’acqua, il profumo della pioggia.
E non fa neanche freddo!
Persino il micio se ne sta buono e zitto.

Però piove, non si può uscire. Bisogna trovare qualcosa da fare in casa.
Per esempio…..uhm……
Tra le mail Isabella mi chiede se non abbia mai postato la Torta di Rose.
In effetti no.
Ce l’ho una buona ricetta?. In effetti si.
Cerco. Non la trovo. Non c’è sul mio quadernino, quello dove avevo l’intenzione di riportare le ricette collaudate e perfette in pratico ordine alfabetico e che invece si è trasformato in un groviglio di appunti: ricette perfette quanto illeggibili. Lancio un blando insulto verso me stessa, alla mia pigrizia ed alla mia balordaggine e mi metto a rovistare ovunque.
La ricetta della Torta di Rose non è nemmeno nel file verde, tra i fogli sparsi ce n’è una ma è un “work in progress” e senza annotazioni, inutile.
E tra i pezzetti di carta volanti dove ci sono gli appunti che non ho mai messo a posto? Eccola!
Magari la faccio. Se ci fosse la temperatura solita non ci proverei nemmeno a fare un lievitato ma oggi forse si può osare. Mentre rifletto avverto l’eco del Fiume ed il suo gorgoglio vivace e non mi incupisco troppo nemmeno quando mi rendo conto che la tipa dell’alimentari mi ha venduto del lievito di birra scaduto. Acc……scaduto da giorni!!!!!

Funzionerà? Boh, provo.
Il fiume? Gorgoglia.
Profumo di? Pioggia.
Ottimismo? Massì.
Scaldo il latte, sciolgo il lievito di birra in sospetto d’impotenza e impasto con la farina.
Ora, non è che questa sia davvero la temperatura giusta per gli impasti lievitati. D’altro canto il lievito è vecchio.
Ma quanto sono ottimista oggi?

Il Fiume ride, la pioggia scroscia, l’aria profuma di Natale.
A sorridere non si perde niente.
E la biga è cresciuta!
Ora come si procede? Gli striminziti appunti che ho trovato non lo dicono ma mi dico che dovrei saperlo….non dovrei saperlo da me?
Dovrei, che sono pasticcera per finta?! Allora faccio un pastello con le uova, il burro morbido, lo zucchero di canna. Poi unisco la farina ed il latte alternandoli ed infine impasto il tutto con la biga.
Copro la pasta con un telo umido e la lascio lievitare fino a che il volume non sarà raddoppiato.
 
Isabella dice che quando ha provato a fare la torta le è venuta secca e non solo per un problema di cottura. Immagino che forse non fosse lievitata bene. Le ricette che ho trovato in rete sono tutte piuttosto simili negli ingredienti e nelle dosi ma sbrigative circa i tempi di lievitazione.
Lo so che è un pizza stare lì ad aspettare che la pasta cresca. Per questo non faccio mai lievitati. Troppo impaziente, troppo inquieta, troppo disordinata.
Quando ho finito di contare i miei difetti e rimettere a posto tutti i foglietti con gli appunti in maniera ancor più caotica di prima,  preparo la farcia. Faccio una crema con burro morbido, zucchero di canna, uvette ammollate nel rum, noci e un poco di cannella.
Stendo la pasta in un rettangolo, spalmo la crema su tutta la superficie e arrotolo la pasta su se stessa. Poi affetto il salame che ho ottenuto in rondelle spesse circa 5cm.

Ci siamo? Macchè. Le rondelle devono ancora lievitare. Per questo vanno disposte nella teglia ben distanziate l’una dall’altra. Ancora un’oretta e poi si può infornare. Prima però, per ottenere un aspetto più accattivante, pennello la torta con un poco di burro fuso e la cospargo di zucchero. Ed ora in forno, finalmente, a 180° fino a che non sarà dorata.
Laboriosa? Un po’…..ecco, per me….giusto perché oggi piove…..e perché mi sento ottimista ma anche per ringraziare Isabella e tutti quelli che mi scrivono, che mi strappano un sorriso, che mi chiedono un consiglio e che forse mi credono migliore di come io sia davvero.

Non vi ho convinto con la lista dei miei nefandi difetti? Ne volete ancora??????
Maddai, prendete un pezzo di questa torta e sorridete con me, nel profumo di pioggia e rumore d’acqua.

TORTA DI ROSE

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Ingredienti:

per la biga:
200g di farina
25g di lievito di birra
Latte tiepido q.b. (30g. più o meno)

Per l’impasto
300g di farina
100g di zucchero di canna
100g di burro
2 uova
100ml di latte

Per la farcia:
uvetta e noci a piacere
100g di burro
80g di zucchero di canna
Cannella

Preparare la biga sciogliendo il lievito nel latte tiepido ed impastando con la farina. Lasciatela lievitare fino al raddoppio del volume. Amalgamare burro, zucchero e uova ed incorporare farina e latte alternandoli, quindi impastare il composto con la biga.
Far lievitare di nuovo la pasta per circa due ore quindi stenderla a rettangolo ad un’altezza di un centimetro. Spalmare la farcia su tutta la superficie. Arrotolare la pasta su stessa e ritagliare delle rondelle di circa 5cm.
Disporre le rondelle a cerchi concentrici su una teglia leggermente imburrata e distanziate l’una dall’altra di un paio di centimetri. Dopo un ulteriore lievitazione di circa un’ora pennellare la torta con burro fuso e spolverare con zucchero. Infornare a 180° per un’ora o fino a doratura.

 

ATT.NE  NEL PUBBLICARE QUESTO POST HO CANCELLATO IL SEGUENTE. NEL RIMETTERLO IN RETE HO PERSO TUTTI I COMMENTI.

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