La grande carovana dell’NBA è ferma per la pausa estiva, e dispiegati tra Orlando e Las Vegas si allestiscono le Summer League e le attività di contorno. Se idealmente, le trenta sorelle della palla a spicchi statunitense allestissero degli stand per attrarre nuovi tifosi e giocatori alla ricerca di un contratto nel mercato free agent, nel padiglione riservato alla west-coast sarebbe impossibile non scorgere le sontuose installazioni delle squadre di Los Angeles, oltre quelle iper-tecnologiche e piene di effetti speciali di Warriors, Rockets e Thunder.
Non mancano neanche le vecchie botteghe, quelle di San Antonio e Dallas che artigianalmente producono basket di altissima qualità.
Ma nella parte più in ombra e meno pubblicizzata della fiera ci sono loro, i Sacramento Kings, giovane e perdente franchigia della California che sogna di giocarsi il titolo NBA insieme con le “grandi” della propria conference.
La metafora citata sopra rende perfettamente l’idea che incarnano i Sacramento Kings dei tempi moderni: i playoffs mancano dal lontano 2006 quando l’allora squadra allenata da Rick Adelman annoverava giocatori come Mike Bibby, Ron Artest (ora Metta World Peace), Brad Miller, Peja Stojakovic oltre ad un giovanissimo Kevin Martin.
La passata stagione ha evitato ai Kings l’umiliazione dell’ultimo posto nella conference occidentale, e Sacramento si è addirittura piazzata dinanzi ai Los Angeles Lakers (27W-55L) ma è ovvio che per giocarsi un posto nelle prime otto classificate al termine della regualar season occorre fare di più. Ad esempio migliorando alcune voci statistiche davvero negative:
Per risolvere il problema legato alla cabina di regia, la dirigenza Kings ha trovato un accordo con l’ex Clippers Darren Collison che firmando un triennale da 16M$ porterà ai Kings una miglior distribuzione della palla e prenderà il posto di Isaiah Thomas che si è accasato ai Phoenix Suns (via sign-and-trade in cambio dei diritti su Alex Oriakhi e 7.2 milioni di trade exception).
Per migliorare invece le statistiche nel tiro perimetrale la dirigenza Kings ha speso la propria ottava scelta all’ultimo draft per Nik Stauskas, uno dei migliori prospetti per il tiro da 3 punti.
Sistemato quindi il back-court, un vero dilemma invece rappresenta la front-line.
Rudy Gay ha esercitato la player option presente nel suo contratto (di 19.3M$) ed insieme con DeMarcus Counsins formerà l’asse di talento su cui costruire le speranze Kings, tuttavia nel settore lunghi l’eccessiva abbondanza potrebbe limitare il margine di manovra dei Kings sul mercato: Carl Landry ha accettato un’estensione contrattuale di 4 anni da 26M$ ma oltre al suo contratto vanno aggiunti quelli di Quincy Acy e Reggie Evans oltre a quelli di Derrick Williams e Jason Thompson.
Ognuno dei quattro lunghi a disposizione di coach Mike Malone è specializzato in qualcosa (dinamismo, rimbalzi, discreto talento e tanto lavoro di background) ma nessuno è in grado di fornire costanza di rendimento e valori accettabili in tutte le statistiche del gioco. Non è un caso che la dirigenza Kings stia pensando a qualche rinforzo da affiancare a Cousins sotto le plance (sono circolati i nomi di Josh Smith, Ersan Ilyasova e Larry Sanders) inserendo nella trattativa alcuni giocatori in eccesso. Tuttavia le trattative difficilmente decolleranno se non saranno inseriti elementi più interessanti come ad esempio Ben McLemore, coperto ora nel ruolo da Stauskas.
Dire se basteranno qualche movimento di mercato a rendere Sacramento una squadra profonda ed in grado di duellare con i migliori prodotti della Western Conference è oggi molto difficile e le tante occasioni mancate dai Kings non aiutano a scommettere forte su di loro, tuttavia una piccola fiammella di speranza (quantomeno per abbandonare la condizione di anonimato in cui è relegata) si è accesa, sperando che non sia l’ennesimo fuoco di paglia.