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Saviano. Le parole, le immagini

Creato il 06 gennaio 2013 da Ilpescatorediperle

Lo spunto per scrivere questo post mi viene da un fatto di cronaca. Sky sta producendo una serie tv tratta da Gomorra. Il municipio di Scampia ha però negato il permesso di ripresa nel suo territorio, adducendo il pretesto che così lo si diffama. Evidentemente non si è fatta attendere la reazione di Roberto Saviano, che ha vivamente protestato con questo tentativo di "silenziare" (verbo di moda in questi giorni) il discorso sulla legalità che la serie tv veicolerebbe. Sono d'accordo con lui, non ci devono essere queste forme di censura. Questa vicenda però mi fa pensare.Su Roberto Saviano penso tante cose, da tempo. Ma non voglio davvero scrivere un post su Roberto Saviano. Sono comunque d'accordo con la valutazione che emerge da questo post di Matteo Bordone. Con Saviano non si può discutere, si può solo assentire. Altrimenti lui chiama in causa i massimi sistemi. Non puoi dirgli che su questo o su quello potrebbe sbagliare. È sempre e comunque la Verità, la Libertà, l'Impegno che sono in gioco. Non è possibile sedersi ad un tavolo con lui a discutere apertamente. Alessandro Dal Lago, un vero intellettuale, ci ha provato a dire la sua sul "fenomeno" di Roberto Saviano; è stato trattato, dalle varie dariebignardi di questo paese, che evidentemente non conoscono l'importanza del suo lavoro, in un modo indegno di un paese civile che può ovviamente non essere d'accordo con i suoi intellettuali (dovrebbe valere anche per Saviano, no?) ma dovrebbe rispettarli.Non voglio neanche parlare del film (che non ho visto, e il seguito del post spero chiarisca il perché) né della serie tv, che non è pronta e non saprei valutare. Anche se penso a questo Saviano che perora le trasposizioni del suo libro e il Saviano di Gomorra, che è anche un libro sull'influenza nefasta delle immagini e dell'immaginario (sui ragazzini napoletani che vogliono vivere come in Scarface - come in un film). Da cui nessuna conclusione iconoclasta, ma forse una maggiore prudenza quando si tratta di immagini e di trasposizioni e di creazione di un immaginario.No, non è di tutto questo che volevo parlare.La questione che mi voglio porre è un'altra. La questione che mi voglio porre è: è ancora possibile una letteratura civile, e una letteratura civile in Italia? Non sono uno studioso di letteratura, e allora scelgo un termine che forse non è legittimo. Ma con "letteratura civile" voglio indicare ricerche nella storia, nella società, nella politica, attuale o passata di un paese, in questo caso l'Italia, che non sono solo né tanto lavori giornalistici ma opere di valore letterario. Di conseguenza attribuisco questa "definizione" ad una serie di testi importanti, guardando ai quali vediamo quasi una storia, quasi una tradizione italiana in letteratura civile: sono il Discorso sopra lo stato presente dei costumi degl'Italiani di Leopardi, la Storia della colonna infame di Manzoni, gli Scritti corsari di Pasolini, L'affaire Moro di Sciascia, per indicarne i vertici.Ci sono evidentemente testi importanti che possono essersi misurati con gli stessi oggetti, nel campo del giornalismo, delle scienze sociali, persino dell'attività politica, come la celebre inchiesta compiuta nel 1876 da Leopoldo Franchetti e Sidney Sonnino sulle condizioni sociali, politiche, economiche della Sicilia. Quel che ho in mente qui è tuttavia altro: sono opere in cui l'impegno civile e l'impegno letterario si fondono.Ecco, questa avrebbe potuto essere l'ambizione di Roberto Saviano. Gomorra fu presentato come un romanzo, e la ragione è proprio nell'ambizione di costruire un reportage veridico che è anche un racconto. Un'estrema ambizione, a ben vedere, forse più estrema dell'evidente ambizione (del tutto legittima) a profondersi con ogni mezzo di comunicazione. Ecco, se c'è un tratto caratteristico di Saviano dopo la pubblicazione di Gomorra è proprio la scelta di esporsi su più fronti, e sempre meno, mi verrebbe da dire, in quello della letteratura civile.Esporsi per salvarsi perché la non esposizione mediatica che lo contraddistingue renderebbe la sua vita più sicura. Non ho nulla da dire su questo. Mi limito allora al punto: Saviano ad un certo momento ha deciso di andare oltre. Ha certamente continuato a scrivere, e scritti sono anche i suoi monologhi televisivi, scritta è la sceneggiatura di Gomorra il film e di Gomorra la serie tv, in cui c'è il suo contributo. Anche se vorrei dire una cosa, e cioè che il nemico principale della "letteratura civile" è la retorica. Comunque, Saviano ha continuato a scrivere. E tuttavia, ed è questo che conta, mostrando così che la scrittura, che la letteratura, non bastavano più. Che c'era bisogno delle immagini, a far da sostegno, da cassa di risonanza alle parole, ma anche a sostituirsi ad esse. Nel caso della sua opera principale, il fenomeno è più marcato: è stata necessaria, pare, una trasposizione, cinematografica prima, televisiva poi, di quelle parole. Lo ripeto, non voglio occuparmi del valore o meno di queste ultime. Voglio solo registrare un fatto: i libri non bastano, le parole necessitano di un salto. Se sia un salto di qualità non lo so. Quel che vorrei sapere è se dunque non è più possibile una letteratura civile. Se cioè dobbiamo rinunciare a pensare che un lavoro intellettuale, coniugato con il talento letterario, che offra occasioni di riflessione e stimolo che sono anche occasioni di fare esperienza della letteratura, sia possibile, e se dobbiamo concluderne che questo lavoro non può che essere subalterno ad altri codici, ad altri strumenti, assolutamente degni, ci mancherebbe, ma che sono altri.Sbaglierò, ma il caso di Roberto Saviano e delle sue trasformazioni, sembra dirci che la letteratura non ha più spazio, nella sua dignità non trasposta, che ha sempre bisogno d'altro per poter essere. Potrebbe essere, semplicemente, un tratto di contemporaneità della letteratura. Ma potrebbe anche voler dire che è più possibile essere, semplicemente, scrittori.da TEMPI FRU FRU http://www.tempifrufru.blogspot.com

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