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Sbudellati si, ma dalle risate.

Creato il 10 luglio 2011 da Presidenziali @Presidenziali
Sbudellati si, ma dalle risate."Che peccato aver dormito solo un quarto d'ora!" ecco il laconico commento della First Lady all'uscita del cinema dopo la visione di "Giallo", il film di cui tutti dovrebbero fare a meno.Nella settimana che dal cinema porta alla merda, il vostro amato Presidente a pochi giorni dalla chiusura di stagione con Transformers 3 (di cui presto avrete la recensione) si concede una special night in compagnia dell'ex re del brivido Dario Argento.Flavio Volpe (Byron Deidra) detto il giallo a causa del colore della sua pelle (tipo Apeless, non sto scherzando) è un mezzo matto con un passato da emarginato che si vendica dei soprusi subiti torturando e uccidendo alcune fighe che salgono a bordo del suo taxi. Sul caso però indaga il detective Enzo Lavia (Adrien Brody), un uomo tormentato e schivo, deciso più che mai a rendere pan per focaccia al maniaco omicida anche a causa di traumi infantili non del tutto dimenticati.Una tragedia annunciata. Giallo è un classico esempio di cinema-bestemmie inadatto a qualsiasi spettatore, l'ennesima e inutile riprova del talento ormai eclissato di un autore che dovrebbe prendere serenamente la decisione di lasciare la regia per dedicarsi ad altre attività tipo il giardinaggio o il calcetto.
Niente è originale in questo scempio a parte l'improponibile nome di battesimo del giallo e tutto è relegato ad una psicologia da terza elementare farcita da un nemmeno eccessivo uso di fendenti letali vibrati come Cristo comanda. Sorprendente in questo senso il dualismo bellezza/bruttezza che sfocia in un imbarazzante siparietto dove la vittima di turno infierendo sull'aspetto non proprio gradevole del killer lo mette in clamorosa difficoltà. Non è da meno il personaggio interpretato da un probabilmente impazzito Adrien Brody, che rivela delle clamorose coincidenze con l'assai noto Dexter Morgan protagonista della fortunata serie televisiva in onda nel nostro paese ormai da qualche anno. Così tra qualche schizzo di sangue e qualche scena supertrash (tipo quella della masturbazione con tanto di ciuccio caramellato in bocca) si arriva esausti allo strampalato finale che libera dal male di una visione soporifera e triste, triste come un regista che ha perso la rotta e da maestro di genere è diventato parodia di se stesso. Concludo raccomandando a tutti l'analisi accurata della locandina contenente oltre alla dicitura "capolavoro" anche la silohuette del grande Hitch. Che sa da fà per campà...
Voto: 1 (Brutto come Flavio Volpe, ma sempre meglio de Il cartaio)

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