Magazine Famiglia
Immaginatevi di essere andati a fare un giro in centro tenendo i vostri bambini per mano, niente passeggini e niente sollevamento pesi. Due commissioni e via.
Entrambe le commissioni, peraltro, erano piacevoli: abbiamo comprato due nuove tazze da tè per noi (un po' costose, ma belle, eque e solidali, speriamo anche solide) e due salvadanai di latta per i bambini.
Lo scopo sarebbe questo: insegnare ai bambini che cos'è il denaro, a cosa serve e come lo guadagnano mamma e papà. Non voglio instaurare un meccanismo "sei buono/ti dò la mancia", ma "fai qualcosa di utile/ti premio", come in un lavoro vero.
Tornati a casa, ci siamo fatti un tè nelle tazze nuove e siamo usciti a goderci il sole, aspettando che arrivassero i miei cognati giovani. Con loro, siamo andati a fare un giro alla Certosa di Pavia, che non vedevo da circa 15 anni. Ho riscoperto un monumento che noi pavesi diamo per scontato: un tripudio di arti applicate e di materiali sempre diversi, una spettacolare simbiosi di medioevo e rinascimento.
In macchina con gli zii, mia figlia ha detto che da grande vuole fare la ballerina come la sua mamma, che balla benissimo. Quando mia cognata me l'ha riferito, poi mi hanno dovuta grattare via dal pavimento.
Poi siamo andati a farci un aperitivo in centro e abbiamo finito con una cena al giapponese, culminata con una zuccata di Ettore contro lo spigolo del tavolo e conseguente enorme bernoccolo (ma il ragazzo è un duro, ha pianto molto di meno di quanto avrei cristonato io).
Il giorno dopo, i bambini sono andati a Nonniland (la versione economica e più esclusiva di Gardaland), Luca al suo corso mensile di bonsai, io a casa mia a vegetare (giuro, devo avere delle foglie tra i capelli).
Recuperati i bambini e Luca a fine pomeriggio, siamo andati a Milano a vedere l'ultimo spettacolo della mia maestra di danza e della sua compagnia. A parte alcune assurdità nella gestione dell'entrata (dovute al teatro, non alla scuola di danza), abbiamo visto uno spettacolo di valore in un ambiente abbastanza child-friendly (nel senso che non ci si doveva issare i figli sulle spalle perché vedessero, perché le sedie erano disposte a file degradanti).
A dirvi la verità vera, lo spettacolo a me non è piaciuto proprio da impazzire: ho trovato che le tre parti delle tre maestre fossero un po' troppo disomogenee, andrebbero accordate meglio. Inoltre, è disomogeneo il livello delle partecipanti: che una brava avanzata si esibisca allo stesso livello scenico di una maestra mi infastidisce un po'.
Infine, e con questo chiudo altrimenti sembra che non mi sia piaciuto per niente e non sarebbe vero (è comunque superiore alla media), l'ho trovato troppo serio, con pochissimi momenti di leggerezza, troppi momenti "eterei" e forse toni un po' troppo drammatici nel pezzo di De Nova Luce.
Però, ripeto, è comunque un bellissimo spettacolo, soprattutto per non addetti ai lavori (si sa, a furia di approfondire si diventa smorbi). Infatti ai miei bambini, che non son proprio digiuni, è piaciuto.
Stamattina, ritorno alla dura realtà: nido, scuola e ufficio. Ma già c'è una buona notizia: la squadra di arti marziali dell'associazione in cui insegnavo ha vinto il primo premio in una competizione europea. E l'ha vinto anche grazie alla mia coreografia di contorno, realizzata con le ali di Iside.
Poi suona il cellulare: è una mia lettrice di vecchia data, che non sentivo da qualche tempo e con cui avevo avuto uno scambio di mail proprio ieri. La trovo piena di positività, affettuosa, tenerissima. Diventerà nonna a fine aprile e questo le dà la forza per affrontare qualsiasi cosa.
Poco dopo, mi scrive una mia ex collega: lei è già diventata nonna, 10 giorni fa, e immagino sia completamente impazzita di felicità, dopo un periodo tanto buio.
Poco fa, infine, mi chiama mia madre, reduce da un esame andato bene (un corso di formazione interna) e mi propone per stasera un concerto di musica tzigana, solo io e lei.
Quasi sicuramente, per la legge del contrappasso, stasera i miei figli avranno un catarrone e me lo attaccheranno.
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