Nell’epoca attuale, in cui la fruizione delle informazioni e delle competenze è tanto veloce quanto il dimenticarsene, esiste una nicchia, un luogo ottenuto nello spessore del muro dei cosiddetti big, entro cui attingere per ricercare il talento dei giovani emergenti, che escono fisicamente dai loro incavi per affiorare nel mondo della moda. Chi vi scrive curerà la sezione talents di DModa, per assecondare la vocazione del magazine e la sua tensione alla ricerca del nuovo che sa riformare.
Dall’interesse per le avanguardie artistiche, infatti, nasce la collaborazione con il MAI – Marina Abramović Institute: il progetto ispirato al Metodo Abramović viene scattato al PAC, padiglione d’Arte Contemporanea di Milano, negli stessi spazi che nel 2012 avevano accolto le “installazioni interattive” dell’artista serba. L’esperienza del metodo Abramović accompagna il pubblico in una nuova dimensione, fatta di buio e luce insieme, di assenza e presenza, alterando la sua percezione spazio-temporale. E proprio rifacendosi a questa esperienza, Scandebergs studia i movimenti del corpo nello spazio, rende l’abito protagonista della scoperta di una nuova dimensione in cui far approdare lo spettatore.
Un approccio concettuale alla fotografia di moda, che se da un lato attinge a piene mani dalla performance art di Marina Abramović, dall’altro deve molto all’arte visiva dello statunitense Lawrence Weiner, padre delle grandi installazioni epigrammatiche a parete dai caratteri di stampa dipinti: gigantografie che veicolano messaggi a partire dai quali Scandebergs elabora la propria estetica votata al presente. Una filosofia dell’hic et nunc riassumibile nelle parole degli stessi fotografi: “Be contemporary: be aware of the present time, don’t look behind and forward. Act in the present time”.
Il viaggio di Stefano e Alberto inizia con l’arte e approda nella moda, in una continua e morbosa commistione. Una tensione alla ricerca che vale loro la selezione per Diesel REBOOT, la mostra curata da Nicola Formichetti per inaugurare la sua direzione artistica del marchio fondato da Renzo Rosso. I lavori Scandebergs selezionati saranno esposti alla Galerie Lafayette di Parigi fino al 25 ottobre insieme a quelli della nuova generazione di talenti della moda che non temono il presente. Non solo esposizioni, però: nell’ascesa della coppia di fotografi c’è anche una collaborazione importante con Arena Homme+, rivista maschile inglese di moda, tra le più autorevoli nel panorama editoriale internazionale; un punto di vista alternativo sulla fashion week milanese dello scorso luglio, che si posa su grandi designers e case di moda quali Prada, Neil Barret, Salvatore Ferragamo, Jil Sander, Vivienne Westwood, Giorgio Armani, Diesel Black Gold, Bottega Veneta e Versace. Sempre con un tocco personale e una discrezione che va in profondità.
Ha ancora senso, quindi, occuparsi di nuovi talenti? Sì. Perché è in giovani come questi che si rintraccia la vibrante e spasmodica ricerca di un qualcosa da inventare, da costruire; la voglia di educare il pubblico a nuove fisionomie espressive che si ispirano alle forme artistiche più diverse. Stefano e Alberto ci prendono per mano, ci portano nell’atemporalità della loro dimensione per farci scoprire la moda da un altro punto di vista. Quello di Scandebergs.
di Andrea Pesaola