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Sclerosi Multipla e CCSVI, che cosa sta succedendo?

Creato il 24 settembre 2011 da Yellowflate @yellowflate

Sclerosi MultiplaC’è finalmente una buona notizia per i malati di sclerosi multipla e le loro famiglie che stanno seguendo da oltre due anni gli studi del prof. Paolo Zamboni (Direttore del Centro Malattie Vascolari dell’Università di Ferrara) in merito alla correlazione tra la sclerosi multipla e l’insufficienza venosa cronica cerebro spinale (CCSVI) da lui stesso scoperta nel 2009.
Nelle ultime settimane sono cominciate infatti ad arrivare altre conferme internazionali sulla validità di questa ricerca che offre un nuovo punto di vista sulle cause di questa grave malattia, che colpisce soprattutto persone giovani tra i 20 e i 40 anni, nel pieno delle loro attività, con maggiore incidenza fra le donne.
Sono infatti già stati pubblicati alcuni studi “confermativi” e per altri sono stati o saranno presentati prossimamente i primi positivi risultati durante i convegni del settore che solitamente si tengono nei mesi autunnali.
Regna dunque un certo ottimismo nonostante i recenti contrasti che si sono verificati tra gli esperti vascolari (chirurghi vascolari, angiologi, angioradiologi, ecc.) da una parte ed alcuni neurologi dall’altra, che si sono invece arroccati su posizioni conservatrici dimostrando poca curiosità scientifica e dunque poca collaborazione su una scoperta che finalmente guarda anche alle cause di questa malattia.
Tale situazione non deve peraltro sorprendere troppo visto che le gelosie professionali sono da sempre uno dei maggiori handicap nella medicina dove spesso scioccamente si continua a ragionare tra compartimenti stagni.
Nonostante tutto grazie a queste conferme si assiste ad un primo e graduale riavvicinamento tra i due settori della medicina che dovrebbero occuparsi di sclerosi multipla e di CCSVI.
Ecco invece che compaiono alcuni articoli pubblicati da un sito collegato ad una struttura universitaria di ricerca, che peraltro non si occupa di sclerosi multipla, dove l’intera ricerca del prof. Zamboni e gli stessi medici vengono sottoposti ad un durissimo e scomposto attacco con un atteggiamento “pseudo-scientifico” che denota solo livore verso questa scoperta ed i loro autori.
Tutto ciò pone ancora una volta degli interrogativi sul perché degli attacchi ad uno studio che sta dando lustro alla ricerca italiana, che sopravvive nonostante i limitatissimi mezzi finanziari messi a disposizione dallo Stato.
Lascio all’intelligenza delle persone provare ad individuare i motivi su “che cosa ci sia sotto”.

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