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Scovato il tesoro di Ciancimino in Romania

Creato il 17 luglio 2014 da Makinsud

Balza nuovmente agli onori delle cronache Massimo Ciancimino, figlio del noto boss ex sindaco di Palermo Don Vito Ciancimino, ma stavolta non sono le sue rivelazioni esplosive a fargli guadagnare un posto nelle prime pagine dei giornali bensì un’operazione del Nucleo tutela dell’Ambiente dei Carabinieri che, dopo lunghe e complesse indagini in concerto con le autorità romene, hanno arrestato quattro persone accusate di riciclaggio del famoso tesoro di Ciancimino senior.

Tutto ha inizio nel 2010 in seno alle indagini dei Carabinieri sugli appalti legati alla ricostruzione post sisma de L’Aquila, quando le autorità si sono imbattute in una società riconducibile proprio alla famiglia Ciancimino. Una volta avviate le indagini, le forze dell’ordine hanno cominciato a scavare sempre più affondo nelle ramificazioni dei contatti di Ciancimino, regista occulto di tutta l’operazione secondo gli inquirenti, e così, fra prestanome e società a lui riconducibili hanno scoperchiato un complesso sistema di riciclaggio che, tramite la conduzione della società Ecorec che gestisce la discarica più grande d’Europa in Romania, avrebbe consentito agli accusati di driblare il congelamento dei beni della società stessa, disposto dalla Direzione Distrattuale Antimafia di Roma ed eseguito l’estate scorsa dalle autorità romene, e il conseguente reinvestimento del denaro frutto dei traffici illeciti.

tesoro di Ciancimino arrestati in 4 per riciclaggio

Un’operazione dal valore che si aggira intorno ai 60 milioni, secondo le stime più caute, che sarebbero parte dunque di quel tesoro di Ciancimino a cui i magistrati non hanno mai smesso di dare la caccia e che ha contribuito a creare il vuoto intorno al figlio dell’ex sindaco boss di Palermo, in attesa di una legge che punisca l’auto-riciclaggio.

In manette sono finiti l’imprenditore reatino residente in Romania Sergio Pilieri, l’unico ai domiciliari per motivi anagrafici, Victor Dombrovschi, romeno, Raffaele Valente, imprenditore molisano, e Romano Tronci, ingegnere e amico storico della famiglia Ciancimino.

Crolla dunque l’immagine del pentito eccellente Massimo Ciancimino, tanto osannato come portatore di verità negli anni passati, che adesso dovrà conferire con le autorità non già per gettare luce sui loschi affari del padre ma per cercare di sciogliere le accuse che la Direzione Distrettuale Antimafia di Roma ha formulato nei confronti dei suoi più intimi collaboratori.


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