Magazine Religione

Se Castellucci dice il vero, le proteste contro la pièce non hanno senso

Creato il 22 gennaio 2012 da Uccronline

Se Castellucci dice il vero, le proteste contro la pièce non hanno sensoOffensivo o non offensivo lo spettacolo teatrale di Romeo Castellucci, “Sul concetto di volto nel Figlio di Dio”, che si terrà al Teatro Parenti di Milano dal 24 al 28 gennaio prossimi? L’opera non appare immediatamente cristiano-fobica, come ad esempio lo è Piss Christ per intenderci, cioè il crocifisso immerso nel piscio di Andres Serrano. Ci sono soltanto alcune scene finali che rientrano al centro dell’attenzione: seguendo le parole di Massimo Introvigne, lo spettacolo parla della decadenza del corpo umano, messa in scena attraverso l’incontinenza di un padre che non riesce a trattenere le proprie feci, di cui la scena si riempie continuamente, accudito con pazienza da un figlio. Sullo sfondo, un grande volto di Cristo tratto dal noto dipinto di Antonello da Messina. Nella versione dello spettacolo presentata al Festival di Avignone,  alcuni ragazzini lanciano finte granate contro il dipinto: il regista ha assicurato che questa scena sarà esclusa dalla versione di Milano per questioni logistiche (non per autocensura). Ha comunque spiegato il motivo della presenza di questa scena quando le condizioni tecniche lo permettono.

Nell’ultima scena, il volto del Cristo è coperto da un liquido nero. Qui nascono le incomprensioni: il regista dice: «E tutto l’inchiostro delle Sacre Scritture qui pare sciogliersi di colpo, rivelando un’icona ulteriore: un luogo vuoto fatto per noi, che ci interroga come una domanda. Devo denunciare qui le intollerabili menzogne circa il fatto che si getterebbero feci sul ritratto di Gesù. Che idea. Niente di più falso, di cattivo, di tendenzioso. Chi afferma queste cose gravissime risponderà alla propria coscienza di avere offeso – lui sì – con questa immagine rivoltante il volto di Gesù». I critici sostengono che si voglia invece rappresentare proprio il liquame di escrementi e che in alcune rappresentazioni questo sia accompagnato da effetti olfattivi. Se fosse vero quest’ultimo particolare, il regista mentirebbe e le proteste sarebbero legittime. Ma è vero? Oppure gli effetti olfattivi vengono diffusi solo durante lo spettacolo, nella vicenda tra il padre incontinente e il figlio? Nessuno lo chiarisce. Dopo la scena del liquido, appare la scritta in inglese «You are my shepherd» (“Tu sei il mio pastore”), con un «not» in caratteri più scuri che è insieme presente e assente, così che in ogni momento la scritta può anche essere letta come «Tu non sei il mio pastore». Antonio Socci, ha apprezzato molto la pièce di Castellucci, ed ha interpretato così questa parte dello spettacolo: «Ma ecco che si può intravedere un’altra piccola parola che si insinua tra le altre, dipinta e quasi inintelligibile: un ‘non’, in modo tale che l’intera frase si possa leggere nel seguente modo: Tu ‘non’ sei il mio pastore. La frase di Davide si trasforma così per un attimo nel dubbio. Tu sei o non sei il mio Pastore?». La fede e il dubbio, quindi. L’ultima dichiarazione in ordine cronologico del regista è questa: «Quest’opera è stata concepita come una preghiera, ed è un lavoro profondamente cristiano. Non ha nulla di blasfemo né di cristianofobo». Ha poi assicurato più volte che non ci sarà nessun lancio di feci e nessuna granata scagliata contro il volto di Cristo: «No, c’e’ il figlio che lava il padre incontinente. Un simbolo tratto dal IV comandamento: onora il padre e la madre. E il figlio lo porta alle estreme conseguenze. Cambiare il pannolone al padre è un atto d’amore, anche se spiacevole».

Lo spettacolo ha avuto un precedente in Francia lo scorso ottobre ed è stato ripetutamente contestato, anche in modo violento, soprattutto da Civitas, un gruppo nazionalista legato agli scismatici lefebvriani. La Chiesa francese ha invece partecipato con moderazione, in particolare l’arcivescovo di Parigi Vingt-Trois ha detto: «Comprendiamo il turbamento di molti davanti ad opere difficili da interpretare», tuttavia questo «non deve e non può trasformarsi in violenza verbale, e ancor meno fisica». Il sociologo delle religioni Jean-Louis Schlegel, documentando i fatti di Parigi, ha sostenuto che «il numero di contestatori di una pretesa “cristianofobia” è stato molto debole: fra 500 e 2.000 manifestanti, piuttosto giovani, a Parigi, Rennes e Tolosa non rappresentano granché». Per l’intellettuale, al di là dei tentativi forse pelosi di gonfiare la portata delle “minacce” contro la libertà d’espressione, la Francia ha assistito soprattutto ad escandescenze isolate firmate dal ramo maurrassiano del «pianeta tradizionalista-integralista». Nemmeno in Francia c’è stato il lancio di granate da parte dei bambini, spiega il teologo P. Hubert Thierry. Non parla invece del liquido nero che copre il Volto, e se questo venisse accompagnato da effetti olfattivi a simboleggiare le feci.

La maggiore responsabilità di questa confusione è del solito potere mediatico, intenzionato a creare continuamente tensioni e favorire incomprensioni. Ognuno sfrutta qualsiasi vicenda per la propria ideologia. Il Giornale” utilizza l’argomento blasfemia per dare addosso a Boeri, assessore alla cultura del comune di Milano, militante nel partito opposto. “Repubblica” ama mistificare continuamente i fatti: la Segreteria di Stato del Vaticano, rispondendo a padre Giovanni Cavalcoli che segnalava l’esistenza «di uno spettacolo blasfemo», ha risposto: «Reverendo Padre, Ella ha voluto esprimere sentimenti di devozione al Sommo Pontefice, segnalando un’opera teatrale attualmente rappresentata in Italia che risulta offensiva nei confronti del Signore Nostro Gesù Cristo e dei cristiani». E ancora: «Sua Santità ringrazia vivamente per questo segno di spirituale vicinanza e, mentre auspica che ogni mancanza di rispetto verso Dio, i Santi e simboli religiosi incontri la reazione ferma e composta della Comunità cristiana, illuminata e guidata dai suoi Pastori». “Repubblica” ha pensato di titolare: «Il Vaticano: fermate la pièce su Gesù». Il “Corriere della Sera” ha invece voluto dare la parola a Umberto Veronesi, al quale non sembrava vero di avere a disposizione un’occasione così ghiotta per fare del proselitismo e mostrare la superiorità del laicista: «In quanto non credente mi sono sempre pronunciato a favore della tolleranza, che diventa sempre più necessaria in una società multietnica e multiconfessionale». Pur di crogiolarsi con l’equazione laico=tollerante, si è pure finto estimatore della religione e del cardinale Scola. In via Solferino è passato poi l’ordine di dipingere ogni critico come “fondamentalista” o “integralista”, ogni articolo sul tema riporta infatti questi aggettivi per descrivere con violenza coloro che si oppongono allo spettacolo. Da segnalare l’intervento critico del vescovo di San Marino-Montefeltro, monsignor Luigi Negri e dello scrittore Francesco Agnoli. Entrambe posizioni sacrosante e condivisibili, ma assumono il fatto che vi siano lanci di escrementi durante la pièce teatrale, quando invece è stato assicurato dal regista che non ci sarà nulla del genere. Vale anche la pena leggere l’intervento di Giuseppe Frangi, presidente dell’Associazione Giovanni Testori.

Alla luce di queste considerazioni, l’opera non appare blasfema o offensiva verso la sensibilità religiosa. Castellucci ha proposto alcune scene sicuramente controverse e provocatorie, da approfondire e valutare. Ma criticare e giudicare un’opera del genere senza averla prima vista, non è molto corretto e saggio. Il regista ha assicurato pubblicamente che le scene finali non corrispondono a quelle che hanno in mente i critici: nessun lancio di granate e nessun liquame sul volto di Cristo, solo inchiostro senza puzzo di escrementi. Ci sarà invece la scritta, che però non pare avere nulla di offensivo (anzi, Socci -come scrivevamo- ne ha dato un’interpretazione molto profonda, all’interno di un articolo che abbiamo trovato tra i più sensati finora pubblicati sul tema). Se le cose stanno davvero così (questa è la condicio sine qua non), riteniamo che le proteste abbiano davvero poco senso di esistere. Sicuramente è comprensibile e condivisibile l’insofferenza dei cattolici per la continua irrisione del cristianesimo da parte di laicisti frustrati che dissacrano quello che più invidiano nei credenti, ma questo spettacolo non sembra essere tra quelli. «Un malinteso spaventoso», dice Castellucci. E questo pensiamo anche a noi.


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :