Il libro è in crisi, non è una grande scoperta, mi pare. La sua età dell’oro è terminata da tempo. Inizia probabilmente, con l’ottimo Charles Dickens: questo inglese geniale si rende conto che c’è un pubblico, ma non c’è nessuno che sia disposto a raccontare le storie che desidera. La letteratura c’era eccome in quell’epoca, ma non ci si rendeva conto che era apparsa sulla scena una nuova classe sociale: bottegai, commercianti, insomma la buona borghesia inglese che si stava arricchendo, e la sera aveva bisogno di leggere qualcosa.
Dickens riempie per primo questo vuoto, grazie a una produzione colossale, a volte di qualità altalenante, e spesso tenendo d’occhio gli umori del pubblico. Il suo successo è straordinario, si sa. Come il talento, che gli permette di strizzare l’occhio ai suoi lettori, e poi di andare nella direzione che vuole lui.
Dopo di lui, Zola, Tolstoj, Gogol, Dostoevskij, Balzac, Alessandro Manzoni, Ippolito Nievo.
L’arrivo della televisione spinge il libro ai margini. Di grandi romanzi ce ne sono anche tutt’oggi, ma non sono certo loro a innescare dibattito o curiosità. Per riuscirci, occorre andare in televisione, celebrare il suo potere. E poi, come pretendere di battersi contro un mezzo di questo tipo quando come sanno anche i sassi: “vale più un’immagine di mille parole”?
Il povero scrittore sta una settimana su una pagina, quando un filmato di venti secondi smuove e commuove milioni di persone.
Se vuoi scrivere, ricordati di questo: ti stai imbarcando su un mezzo che diventerà sempre più nicchia. E allora? Può Internet, questo mezzo superiore, ridare al libro non una centralità ormai persa e quindi irrecuperabile, ma un ruolo meno nell’ombra?
Certa editoria, lo ha reso un prodotto come tutti gli altri, dimenticandone la sua natura. Certo, bisogna far quadrare i bilanci della casa editrice, o si chiude. Ma quello che è accaduto negli ultimi decenni, e qui la televisione non ha grosse colpe, checché se ne dica, è che certa editoria ha ignorato una legge banale. Del buonsenso, prima che dell’economia. Che dice:
“A forza di compromessi, finirai con lo strisciare”.
E strisciando, non si è più in grado di contrapporre ai nuovi arrivati (vale a dire Amazon e Apple) una qualunque strategia. Loro ce l’hanno: fare i soldi. Hanno una montagna di denaro alle spalle, e la capacità di spenderlo come meglio credono. Anche rimettendoci per un po’ (Amazon).
Un editore come può competere con costoro?