Magazine Italiani nel Mondo
Fra 10 giorni compiró 7 anni all'estero, un'eternitá, un soffio, un tempo che a volte sembra lungo, a volte corto.
Ma io sono italiana, me lo devo ricordare. Come me lo son ricordata, o me l'hanno ricordato in questi anni qui in Spagna, e prima ancora in altri paesi. Son italiana, ma che vuol dire? Perché sono italiana, lo sono solo per una carta d'identitá?
Non lo nego, i primi anni d'espatrio odiavo l'Italia, forse perché non era riuscita a darmi ció che desideravo, non mi offriva niente, non mi dava opportunitá, ed allora era piú semplice andarsene via con la valigia da 30 kg e ricostruirsi un presente. Perché 7 anni fa era ancora facile e fattibile, con 1000 € in tasca e tanta voglia di vivere il presente.
Sono italiana, ahhh l'italiana, tu sei italiana!! E cosí iniziavano i vari colleghi di lavoro a parlare con me, elencando i vari stereotipi italiani: pizza, pasta, mafia, calcio, moda....giá, sono italiana, dicevo, ma io non seguo il calcio, me ne frega poco e niente della moda, non compro abiti firmati, adoro la pizza certo, ma mica mangio pasta tutti i giorni, e la mafia siamo sinceri c'è in ogni paese mica solo in Italia, e se ci aggiungiamo il mandolino e la tarantella devo sottolineare che vengo dal nord-est e non fa parte della mia cultura, perché son cose del sud, ed io non le ho mai viste dal vivo.
Poi iniziavano con il "capicciii??" e iniziavano a ridere. Perché per uno spagnolo parlare italiano significa terminare tutte le parole con una I, come per noi terminarle con una S e siamo tutti capaci di parlare spagnolo.
E allora odiavo essere italiana, stanca delle prese in giro, stanca di essere schernita.
Ahh, son andata in Italia l'anno scorso, ho visto Firenze e Venezia!
E allora? Io ho visto tanti altri posti italiani ma tanto tu non sai dove sono, a che serve che te li elenchi?
Rabbia, a volte tanta rabbia, e allora mi nascondevo, non mi facevo sentire mentre parlavo la mia lingua, non volevo essere italiana, volevo solo far parte del paese che mi ospitava.
Poi gli anni passano, la nostalgia é un sentimento che s'inizia a conoscere, si ripensa al passato, si piange a volte, o solo si vorrebbe tornare indietro a quei momenti felici, a quei giorni allegri, agli amici, alla compagnia, alle serate al solito bar, ai concerti, al sentirsi italiana tra italiani e non sempre la straniera, quella diversa, quella che non ride alle barzellette e che a volte ha problemi con la lingua.
Spesso ci si sente inferiori.
In quei momenti si capisce cosa voleva dire l'emigrazione degli anni '50, quella degli italiani in Belgio, in Argentina, in America. Noi italiani con tanta cultura, storia, con un paese favoloso, che abbiamo lasciato la nostra terra e ci sentiamo deridere. Noi italiani che ci facciamo riconoscere subito, per la parlata, per le mani sempre in movimento. Noi italiani, che ci vergognamo di esserlo peró allo stesso tempo siamo fieri della nostra nazionalitá.
Nessuno qui mi dice parlami dell'Italia. Nessuno mi chiede com'é quel paese che tu amavi ma da cui te ne sei dovuta andare. Com'era vivere in Italia? Di che sapori senti la nostalgia? Che ricordi hai del tuo paese? Cosa ti manca di piú?
Ormai siccome parlo bene questa lingua, siccome ho un figlio spagnolo, siccome son cosí tanti anni che vivo qui, nessuno me lo chiede. Solo dicono ahhh ma sei italiana, e allora che mi dici di Berlusconi?
Sanno solo questo, la gente di qui, quelli che non conoscono il mio paese. Sanno solo ció che un tg racconta loro.
M'intristisce sapere che l'Italia é in crisi, che non si vive bene, che non c'è lavoro, che tutti vogliono scappare.
Eppure quel paese mi manca tanto, mi mancano le cittá e i loro palazzi, mi mancano i bar e le taverne, l'odore di capuccino, il calore dei locali. Mi mancano i buoni sapori del cibo regionale, l'odore della pizza, i prodotti della mia terra. Mi manca la gente che ti saluta per strada, ti da la mano, il venerdí al mercato t'invita a bere un caffé. Mi mancano gli amici con cui uscivo e mi divertivo, mi mancano le persone con cui parlare di cose che possono capire e condividere. Mi mancano i colori tipici della mia terra, troppo piovosa, certo, ma colorata di un verde brillante, di fiori profumati, di quel cielo mutevole, del vento fresco primaverile. Mi mancano le corse in bicicletta, i prati d'estate, i papaveri, le vigne, i sabati pomeriggio nelle piazze per l'aperitivo. Mi mancano tutte quelle cose italiane, vere e uniche, che qui non posso trovare né ricostruire. Mi manca quell'Italia che io ho lasciato 7 anni fa, che ora forse non esiste piú, ma che nei miei ricordi vive e non svanisce.
Mi manca l'Italia, ma stranamente ho troppa paura di tornare a viverci, perché forse mi sentirei piú straniera di quella che sono. Mi manca ormai un paese che vive nella mia testa, nel mio cuore, e che potrebbe non far piú parte di me se non per qualche giorno all'anno.
Ma sono italiana, lo sono dentro, e per quanto posso abituarmi a questa vita all'estero, per quanto possa, almeno qui, imparare a fare una tortilla de patatas, una paella, a bere café con leche e parlare lo slang spagnolo, io sono italiana.
Perché forse é vero, italiani si nasce, non si diventa. Lo senti dentro, lo sarai per sempre. Forse in futuro potrei cambiar la mia nazionalitá, per comoditá naturalmente, ma nel cuore io sono e saró sempre italiana.
Cosí che oggi festeggio l'Italia, io, da sola, perché nessun'altro lo sá, nessuno ha idea, nessuno chiederá che giorno sia oggi. Ed io penseró al mio paese che presto rivedró dopo 18 mesi d'assenza, 18 mesi in cui non metto piede nella mia terra.
Poi ripenso a come sia strano il destino, perché proprio quando stavo per decidermi se tornare nel mio paese mi son ritrovata in mano una prova di gravidanza positiva, e tutto si é fermato, tutto é svanito, tutto é cambiato ed al mio paese non ci ho pensato piú.
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