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Senza

Creato il 20 giugno 2011 da Gadilu

Senza

Per carità, ben vengano le stroncature. Niente è infatti più detestabile di un “critico” che non critichi e sparga solo mielosi complimenti. Confesso però di essere rimasto un po’ male dalla qualità della critica espressa da C. Rocca, oggi sulla Domenica del Sole 24 ore, nei confronti del nuovo cd (doppio) di David Sylvian (che ascolto da vent’anni con discreto piacere). Rocca parla di “un’unica noiosa canzone, senza musica, senza melodia, senza niente”, quindi invita gli eventuali ascoltatori a starne “alla larga” (al massimo, conclude, “riascoltate il Sylvian buono”, che si fermerebbe al 1993, anno di The First Day). Ok, può benissimo darsi che questo suo ultimo cd non sia un capolavoro (non l’ho ascoltato, non posso giudicare). Ma è quella linea di “senza” che m’insospettisce – portandomi a simpatizzare ancora una volta con Sylvian.

E se invece in quel “senza” si nascondesse, la butto lì, un gesto zen?

Mi scuserà Rocca se lascio per un attimo la sua recensione/stroncatura e continuo a sfogliare l’inserto domenicale. A pag. 39 Remo Bodei si occupa di Martin Heidegger e chiude il suo pezzo citando un recente lavoro di Franco Toscani intitolato “Luoghi del pensiero, Heidegger a Todtnauberg, Odissea, Milano 2011″: “Opportunamente Toscani paragona il pensiero di Heidegger nei soggiorni di Todtnauberg all’atteggiamento di Li-Po, il grande poeta cinese dell’VIII secolo: Ci sediamo insieme, la montagna ed io, finché solo la montagna rimane”. Mi sembra perfetto per comprendere il significato di un’arte che punti tutto sul “senza”.

P.S. Prevengo un’obiezione: difficile credere che due persone dall’ego smisurato come Heidegger e Sylvian possano praticare in modo credibile l’arte della sottrazione. L’intenzione comunque resta lodevole.



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