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Senza Ice Maker niente curling‏

Creato il 09 settembre 2013 da Simo785

Senza Ice Maker niente curling‏ (by Renato Negro)

(by Renato Negro)

Una perfetta superficie del ghiaccio è una condizione indispensabile per il gioco del curling. Se il ghiaccio ha delle imperfezioni  è come giocare a biliardo con il panno strappato. Per questa importantissima ragione ogni curling club non può fare a meno di avere almeno una persona competente dedicata al ghiaccio. Trovare un professionista del ghiaccio già esperto può costare troppo per un club mentre piu’ di frequente l’incaricato è un volontario che si impegna e impara di anno in anno rendendosi anche disponibile a frequentare dei corsi per Ice Maker che la Federazione Mondiale, solitamente in estate, organizza. Il livello di competenza per questa figura è altissimo e vastissimo.

L’Ice Maker della struttura sportiva dedicata al curling deve conoscere il funzionamento dei compressori unitamente a tutto il sistema di raffreddamento che sia alimentato a clicole o a gas. Deve conoscere se la pista è raffreddata con serpentine posate sul cemento o se si tratta di una soletta refrigerante. Stessa competenza anche per l’impianto di deumidificazione , di condizionamento dell’aria e di depurazione dell’acqua.

Senza Ice Maker niente curling‏ (by Renato Negro)

La fase di preparazione della pista richiede alcuni giorni.Nelle prime ore di lavoro dovrà avere grande cura nell’allagare la pista con acqua calda a 60° ad un getto non superiore a 2,5mq/ora. Poi , dopo un primo strato, dovrà tinteggiare il ghiaccio con un bianco latte. A seguire ancora acqua calda. Sul secondo strato potrà colorare a vernice ( o posizionare le dima) le house e le linee che determinano tutte le aree di gioco. Poi ancora acqua. Ultimata l’ultima copertura di ghiaccio sulla pista tracciata inizierà una lunga lavorazione di rasatura e levigatura per portare la superficie perfettamente in piano.

Senza Ice Maker niente curling‏ (by Renato Negro)
Poi pebble..tantissimo pebble che poi è quel sistema di bagnatura a modi doccia. Le gocce d’acqua posandosi sul ghiaccio gelano creando una infinità di puntine ghiacciate. Toccando con il palmo della mano una pista di ghiaccio per il curling si ha al tatto un effetto buccia d’arancia. Su queste punte di ghiaccio ,create dal pupple, le stones scivoleranno con meno attrito e quindi con un maggior coefficiente di scivolosità. Prima che inizino le gare tutte le stones a disposizione dovranno rimanere almeno 24 ore sul ghiaccio per raggiungere lo stesso grado di temperatura della superficie . Ma anche quando tutto è pronto non c’è riposo per l’Ice Maker che dovrà continuare a controllare che il ghiaccio continui a rimanere costantemente ad una temperatura tra i -4,5 e i -5° C. La World Curling Federation da alcuni anni è arrivata a formare degli Ice Maker dal 1° al 5°livello. Quando si parla di tecnici del ghiaccio di 4° e 5° livello si intendono quei professionisti Ice Maker chiamati dalla WCF per fare il ghiaccio ad eventi come le Olimpiadi o  Mondiali di curling. Una rosa ristrettissima di supertecnici sempre e solo canadesi e scozzesi.

Senza Ice Maker niente curling‏ (by Renato Negro)

Nel mese di maggio il guru in assoluto più famoso tra loro è scomparso dopo una lunga malattia si chiamava Shorty Jenkins. Shorty è stato un importante innovatore e ricercatore sulle nuove tecniche di preparazione del ghiaccio. Un personaggio eccentrico che amava vestirsi in rosa con stivali e cappello da cow boy. Shorty Jenkins, da tutti i grandi Ice Maker ancora in attività, è considerato un pioniere padre e maestro del ghiaccio. Oggi la sua eredità è il prestigio è passata nelle mani di Hans Wuthrich e Deve Merklinger.


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