Il dibattito sul fine vita si svolge in Italia con disarmante difficoltà. La gran parte delle forze politiche e dei quotidiani cerca (con costanza minuziosa) di espellere dal dibattito pubblico temi come quello sull’eutanasia e l’accanimento terapeutico.
Non potrebbe essere diversamente in un Paese nel quale i partiti si applicano con rigore da chierichetto in notevoli esercizi di genuflessione nei confronti del potere politico ed economico vaticano. Tutto legittimo, se non fosse che una gran parte di questi leader fa parte di una esilarante e coloratissima pletora di divorziati e casinari, festaioli goderecci e mascherati, così rumorosa da riempire le gustose cronache giudiziario-politico-gossippare degli ultimi tempi.
E potremmo riderne di gusto se non fosse che sono questi stessi signori che si presentano in TV, in Parlamento e sui giornali a spiegarci come dovremmo vivere, quali sostanze dovremmo consumare e come dovremmo morire.
La partitocrazia italiana inizia a pagare il prezzo di questa sua sconcertante miopia e, come negli anni segnati dalle battaglie su divorzio e aborto, cede terreno ad una società che nonostante i catechismi dei partiti, sa bene cosa vuole per sé. Numerosi sondaggi ci dicono che oltre il 70% degli italiani è favorevole all’eutanasia. Cattolici e laici, sia di destra che di sinistra, desiderano cioè che su un tema così delicato, personale e intimo come il fine vita sia l’individuo a decidere. Non lo Stato, né un partito o, diocenescampi, la gerarchia vaticana.
Un sensus fidelium laico, questo, che si manifesta soprattutto a livello locale, raccolto e valorizzato da sindaci e consigli comunali. Sono tante le città e i paesi nei quali sono stati istituiti regolamenti e procedure atte a dare un primo importante riconoscimento alle decisioni individuali su temi come il fine vita (o le coppie di fatto, sia etero che omosessuali).
In questi giorni, il consiglio comunale di Serrenti ha approvato all’unanimità il regolamento per il testamento biologico. Attraverso il testamento i cittadini possono indicare la loro intenzione di essere o no sottoposti ai trattamenti alimentari forzati e/o terapeutici previsti in caso di perdita di coscienza permanente ed irreversibile.
L’iscrizione al Registro dei Testamenti Biologici del comune di Serrenti è volontaria e il testamento può essere modificato in qualsiasi momento. Ogni cittadino del Comune di Serrenti che intende esprimere la propria volontà sull’argomento può nominare un fiduciario e depositario della propria dichiarazione e registrare l’avvenuta esecuzione della dichiarazione attraverso l’iscrizione al registro.
Il voto – unanime – del consiglio comunale di Serrenti è particolarmente significativo in un contesto nel quale manca una seria legislazione di riferimento in materia. Esso costituisce inoltre un segnale forte di attenzione al tema e di disponibilità al confronto.
“Lasciatemi andare alla casa del Padre”. Con queste parole, pronunciate poco prima di morire, Giovanni Paolo II chiese di essere lasciato morire, senza venire sottoposto ad alcun trattamento terapeutico che potesse mantenerlo in vita non naturalmente.
È necessario e urgente che le volontà dell’individuo siano rispettate non solo quando ad esprimerle sono i monarchi, i presidenti del consiglio e i papi, ma anche i cittadini normali, a prescindere da colore, sesso, religione, fede politica, estrazione sociale, provenienza e orientamento sessuale.