La settimana scorsa settembre è stato dichiarato mese del decluttering. Ora, dato che le operazioni di pulizia che dovevo fare le ho fatte, sono passata alla parte teorica perchè la strada del minimalismo per me passa anche di qui, da una serie di abitudini che vorrei modificare. Ho scritto per me stessa una lista di cose che non devo fare queste mese, pena ritrovarmi, durante il prossimo autunno, invischiata come al solito in un gomitolo di impegni impossibile da dipanare. Finisce che faccio poco e male, tra frustrazioni e nervoso: mi infastidisce iniziare qualcosa e non portarla a termine.
1. Non mettere in calendario più corsi di quanto io sia in grado di gestire.
Il primo punto della lista è il più difficile da seguire: i corsi sono, per me, come le sirene per Ulisse e compagni. Questa è epoca di preiscrizioni. E’ vero che rientro sempre dalle ferie con milioni di idee elettrizzanti e che a queste ci appiccico rinnovato infinito entusiasmo, però le ore del giorno sono sempre le solite 24, di cui 8 mi piace dedicarle al sonno e 10 se ne vanno al lavoro. Tedesco prosegue in azienda fino alla fine dell’anno e devo decidermi a studiarlo seriamente; spagnolo inizia a fine settembre, non si studia, si ciacola tra amici, ma una serata la impegna. Il mio corso universitario online sembra che parta e durerà due mesi: dovrebbe richiedere cinque o sei ore di studio a settimana. Ogni tanto mi ricordo che da secoli vorrei preparare il Proficency. Niente corsi sportivi, nei prossimi mesi, dato che non posso ancora muovermi bene: solo piscina autogestita due volte a settimana e qualche passeggiata. A pensarci a mente fredda sembra già fin troppo, però, dato che ho retto anche di peggio, nutro l’illusione di potercela fare fino a qui. Ieri però ho visto che c’è un bellissimo corso di russo di primo livello: è impossibile che io possa incastrarlo in calendario, anche premendo ben bene. Il primo, il secondo e il terzo impulso sono stati quelli di consegnare il modulo di preiscrizione in segreteria. Al quarto ripensamento l’ho buttato nel cestino della carta e sono scappata via ma ci sto ancora pensando.
2. Non comprare cose che non mi servono.
Su questo punto ci sto lavorando da qualche anno e , nella lotta tra ragione e istinto, ho fatto progressi ma è meglio se non mi distraggo. Si tratta di continuare a chiedere a me stessa, prima di aprire il portafoglio: ti serve veramente o è un capriccio, magari influenzato da stimoli esterni? Fosse solo per un paio di calze, prima di decidere devo aprire i cassetti – che adesso sono proprio belli ordinati – e fare un rapido inventario. Al cambio stagione estate/inverno, inoltre, posso approfittare per selezionare vestiti vecchi estivi e verificare se c’è qualcosa da rimpiazzare per la stagione fredda. Obettivamente, non credo proprio sia il caso. Questa è una battaglia tra me e l’istinto da shopping compulsivo ma posso vincerla: tutto sommato a me la shopaholic, eroina della chick lit, è sempre stata abbastanza antipatica. Mi è sempre sembrata piuttosto sciocchina. Tutto ciò vale anche per le “robine”: creme, gadget elettronici, cancelleria e compagnia bella.
3. Non comprare libri che non leggerò entro i prossimi tre mesi ( a meno di colossali sconti).
Se però si parla di libri o, meglio, negli ultimi tempi di ebook, le mie salde risoluzioni di cui sopra se ne vanno a ramengo. E’ vero che il flusso di libri in entrata si è drasticamente ridotto perchè da un anno vado in biblioteca, leggo e solo in caso di amore imperituro acquisto. E’ vero che ho dimezzato l’immane libreria accumulata in vent’anni e ricominciato ad avere i volumi in mono e non in triplice fila. L’ebook, però, è per me una trappola letale. Non occupa spazio, a volte costa di meno, si compra con un click in pochi secondi: niente di più facile. Per non cadere in tentazione, devo ricordare a me stessa che ho abbastanza libri mai letti sufficienti per il prossimo anno e che ho pure qualche vergognosa lacuna da colmare: Anna Karenina e Le memorie di Adriano, tanto per dirne un paio, sono anni che mi urlano dallo scaffale ” ma ti decidi a leggerci, ignorante?!”.
4. Non stilare liste di viaggi irrealizzabili.
Dai tepori di settembre al freddo cane di dicembre ci sono tanti bellissimi sabato. In alcuni di questi a volte prendo il treno e vado a farmi un giro per le città del nord e del centro Italia. La lista delle città è infinita, il sabato serve anche per le faccenduole di cui al punto 1. E’ inutile mettere in elenco sette gitarelle fuori porta in tre mesi quando, obiettivamente, ne posso realizzare al massimo tre e poi ne concludo due, a dir tanto. Meglio organizzarne di meno e farle e non, la mattina presto, girarmi dall’altra parte del letto e continuare a poltrire.
5. Non dimenticare quali sono l’alfa e l’omega del minimalismo e cercarmi un posto lì in mezzo.
L’alfa e l’omega sono ai due estremi opposti. L’alfa, la scelta di vita degli eremiti che vivono con indosso un saio, dormono sulla nuda terra e si cibano dei frutti del bosco, è decisamente troppo drastico per me. L’omega è il rischio di finire come i fratelli Collyer, trovati morti sepolti dalla pletora di oggetti che avevano accumulato in casa. Cercate le foto sul web: ce n’erano in una quantità così assurda da far rabbrividire. Impedivano addirittura ai due di potersi muovere nelle stanze. In mezzo agli estremi ci scorre un fiume e ognuno di noi occupa una posizione della riva che sta più vicina alla sorgente o alla foce. Vorrei che il mio posto fosse dalle parti dell’alfa, ma a ragionevole distanza, e il più possibile lontano dall’omega, senza che questa diventi un’ossessione e senza perdere il piacere, una volta ogni tanto, dell’autogratificazione.
Fino a quando non avrò debellato ed organizzato fotografie e altri documenti che devono passare alle forche caudine dello scanner, chiudo qui questa serie di post minimalisti settembrini.
Nel frattempo vi chiedo: sono l’unica a dovermi trattenere dallo scivolare nelle tentazioni della mia lista? Ce ne sono altre?! Sono graditi opinioni, consigli e… supporto!