Best of the East
Best Team: Charlotte Bobcats
I Bobcats non sono intenzionati a mollare il loro posto nei playoff, per nessun motivo. Quattro vittorie consecutive, sei nelle nove partite giocate nel mese di febbraio, e un passo deciso in avanti ad allontanare le mira di rimonta di Pistons e Knicks su tutte. Proprio Detroit è stata due volte vittima, per altro con passivi di 12 e 18 punti, della striscia positiva di Charlotte, che si è anche presa il settimo posto di Conference ai danni degli Hawks, anche se con con una percentuale di vittorie pressoché identica (0.474 a 0.473). Sono arrivati inoltre due successi, questa volta di misura, contro Pelicans e Grizzlies, a dimostrazione che quest’anno per la corsa alla post-season ci sono anche loro. Al Jefferson (20.5 punti e 10.4 rimbalzi a partita) si sta meritando il notevole sforzo economico fatto in estate dalla franchigia, mentre Kemba Walker e Gerald Henderson sono gli unici altri due in doppia cifra come media punti di una squadra però in grado di girare efficacemente attorno al proprio leader. E, soprattutto, in grado di vincere.
Best Player: LeBron James
Le sempre più frequenti voci di un Kevin Durant miglior giocatore, almeno quest’anno, della Lega devono aver dato molto fastidio al Prescelto. Dopo la peggior prestazione stagionale, coincisa con la pessima sconfitta contro i Jazz, sono arrivate prestazioni eccezionali nelle successive quattro partite, tutte vinte, contro Suns, Warriors, Mavericks e Thunder, non proprio bruscolini per usare un eufemismo. LeBron, durante questa striscia vincente, ha messo a segno 37 punti di media, raccogliendo 8.25 rimbalzi, smazzando 5.25 assist e con oltre 3 rubate a partita. Miami ha raggiunto le cinque vittorie consecutive contro i Bulls, partita saltata da James per la rottura del naso, ed ora è tornata in piena corsa per la leadership di Conference (40-15), a 1.5 partite di differenza dai Pacers. Con 26.9 punti, 7.1 rimbalzi e 6.5 assist di media finora, il PIE di LeBron si è alzato al 20%, secondo giocatore in NBA oltre questa soglia. Indovinate dietro a chi? Si, esatto, proprio KD. Le mira di onnipotenza di LeBron avranno in lui anche un degno rivale per il titolo? Si vedrà.
Best of the West
Best Team: Houston Rockets
Un mese di febbraio straordinario finora per i Rockets. Otto partite giocate e sette vittorie, nove nelle ultime dieci giocate, fermati solo dai Warriors nella loro striscia vincente. A cavallo dell’All Star Game, dopo aver demolito i T-Wolves ecco la vittoria di misura sui Wizards, il nettissimo successo contro i Lakers col dente avvelenato per il ritorno di Howard a Los Angeles (ma mai in partita, -26 al termine), la sconfitta contro Golden State e la nuova affermazione di misura sui Suns. Houston, complice il momento a corrente alternata di Clippers e Blazers, si è issata fino al terzo posto di Conference (38-18) e mette nel mirino le migliori. Ad Ovest, si sa, non si può mai dare nulla per scontato, soprattutto nella corsa ai playoff, ma un eccezionale record casalingo (22-7) e lo stato di forma del fattore H-H, guide di una squadra dal talento immenso, possono far ben sperare. Houston abbiamo un problema? Forse no.
Best Player: David Lee
Da sempre uno dei giocatori più sottovalutati della Lega, Lee non ha mai deluso le aspettative. Se Golden State, dopo essere pericolosamente scivolata nelle zone calde per i playoff ad Ovest, è tornata al sesto posto (34-22), pur vicinissima alle inseguitrici, è anche grazie alle prestazioni della sua ala grande. Dalla sconfitta contro i Bobcats sono arrivate quattro vittorie in cinque partite (nell’ultima Lee era assente) contro Sixers, Kings, Nets e soprattutto contro i Rockets, in forma smagliante nelle ultime partite e fermati solo dai Warriors. La sconfitta è arrivata solo al cospetto dei bi-campioni in carica. 21.3 punti, sempre sopra al 50% al tiro, e 12.3 rimbalzi sono state le statistiche di Lee nelle ultime quattro partite giocate, vero trascinatore dei suoi insieme al sempre fenomenale Steph Curry. A un passo dal 20+10 di media assoluta (19.1 punti e 9.9 rimbalzi), il buon David deve continuare a lottare per arrivare con Golden State alla post-season nella miglior posizione possibile. E poi giocarsi il tutto per tutto.
Best of the Rest
BIG, BIG RAPTORS: Toronto quest’anno non scherza e approfitta della giungla degli orrori vista finora ad Est per prendersi di forza il terzo posto assoluto, dietro le favorite Heat e Pacers. Un ottimo record complessivo (31-25), ancor migliore contro le avversarie di Conference (21-13), maestoso contro le pessime contender di Division (8-2) e per i Raptors quest’anno c’è davvero poco da rimproverarsi. Serve ancora un ultimo sforzo per confermarsi così in alto. E poi, chissà, spiccare il volo.
HIBBERT DEFENDING STRONG: quest’anno sembra proprio che per il premio di miglior difensore dell’anno ci sia Hibbert davanti a tutti. Un defensive rating pauroso (soli 93.5 punti subiti con lui sul parquet), 2.5 stoppate a partita, secondo dietro un grande Anthony Davis, e lo strano quanto positivo dato di aver concesso solo 4.1 field goal made vicino al ferro su 9.9 tentati, per un 41.1% che è il miglior risultato nella Lega per chi ha giocato almeno 25 partite quest’anno. Chapeau.
Worst of the East
Worst Team: New York Knicks
Ci risiamo. Se gennaio (10-6) aveva dato qualche minimo segnale di risveglio e fatto auspicare ad una rimonta sul treno per i playoff, ecco che febbraio (2-8 finora) ha fatto ripiombare i Knicks nel baratro. Ciò che più sorprende è come, incredibilmente, New York possa perdere tre di queste partite contro Bucks, Kings e Magic, il cui record sommato (47-122) dovrebbe spaventare, ma solo in negativo. Ed ora, i “beniamini” della Grande Mela, rischiano per davvero di veder sfumare una post-season che sembrava il traguardo minimo ad inizio stagione. Lo score fatto registrare ad oggi (21-35), se ad Ovest li metterebbe al quart’ultimo posto, sicuri di non centrare i playoff, ad Est per lo meno li pone lontani 5.5 partite dagli Hawks, ottavi al momento ed in crisi di risultati. Il problema è che mancano solamente 26 partite prima che la stagione dei Knicks si possa definire conclusa (per fortuna loro, forse). Quanto vogliono aspettare ancora?
Worst Player: Paul Millsap
Fuori nell’ultima partita contro i Knicks, Millsap si è perso la seconda vittoria dei suoi in un tragico mese di febbraio (2-8), che li ha portati all’ottavo posto ad Est (26-29), insidiati dalle immediate inseguitrici, dopo che sin qui Atlanta era sempre stata a cavallo tra il terzo e il quarto posto. L’ala ex Jazz non sta giocando male, però dopo essere stato convocato per l’All Star Game per la prima volta in carriera ed essere diventato, almeno ad inizio stagione, il leader assoluto di un team senza molte pretese quest’anno, ci si aspettava ben altro ultimamente. Pur con poco più di 20 punti a partita, Millsap, nella striscia negativa che per lui non è ancora finita, ha tirato male (40%, mai oltre il 50% in una singola partita), raccogliendo un numero considerevole di rimbalzi, ma senza mai riuscire a dare quella marcia in più al suo team come ad inizio stagione. Se poi sei di queste otto partite sono state perse con 5 o più punti di scarto, qualcosa proprio non va. E i playoff sono a rischio.
Worst of the West
Worst Team: Denver Nuggets
Denver dice addio ai playoff. Lo score di 25-30, che allunga il suo ritardo dai Mavs ottavi ad Ovest a ben 8 partite, mette virtualmente la parola fine sulla stagione dei Nuggets, esclusi dalla post-season dopo la splendida stagione vissuta l’anno scorso. Con una sola vittoria nelle ultime otto partite giocate, per altro al cospetto dei Bucks, il peggior team della Lega, la squadra di Mile High City si è auto-condannata a una posizione in graduatoria ben lontana dalle protagoniste. La recente sconfitta di 14 punti subita al Pepsi Center, abituato nella scorsa annata a ben altri risultati, dai Kings, che ha seguito a breve raggio il -28 subito dai Bulls a Chicago, esprime al meglio come la stagione dei Nuggets sia passata dal deludente al fallimentare in breve tempo. Colpa delle sconfitte in casa, già 13 contro le sole 3 complessive della scorsa regular season, e di un record in trasferta non all’altezza delle aspettative (11-17). Rimandati, senza appello, al prossimo anno.
Worst Player: Wesley Matthews
Non è un gran periodo per i Blazers (5-7 nelle ultime 12 partite giocate a cavallo tra gennaio e febbraio) e, se LaMarcus Aldridge e Damian Lillard continuano pur con una lieve flessione di rendimento in una grande stagione, Matthews non è più quello di inizio anno, soprattutto al tiro. Dalla sconfitta contro i Wizards di inizio mese, la guardia ha preso ben 136 tiri in nove partite, mettendone a segno solamente 49 (5/15 a partita di media), non contribuendo in maniera soddisfacente in nessun altro dato statistico. Ha fatto anche peggio, se possibile, da oltre l’arco, seppur di poco, con un 18/52 (34%) molto lontano dalle ottime medie tenute ad inizio anno. Dalla testa di Conference di qualche mese fa, Portland è crollata al quinto posto e deve stare attenta a non scherzare col fuoco, se non si vuole ritrovare nelle retrovie quando si decideranno i posti per i playoff.
Worst of the Rest
NOT REALLY MAGIC ON THE ROAD: Orlando ha raggiunto, con la sconfitta contro i Raptors, il record assoluto (e per niente invidiabile) di 15 sconfitte consecutive lontano dal parquet di casa. Senza il 3-26 ottenuto finora in trasferta, considerando le sole gare giocate all’Amway Center (14-15), i Magic sarebbero pienamente in corsa addirittura per i playoff. Certo, tankare è sempre una prospettiva deliziosa in vista del Draft del prossimo anno. Vincerne una ogni tanto, però, non farebbe male.
WATCH OUT, SAN ANTONIO: i sempreverdi Spurs hanno un problema. Non è il record (40-16), non è la posizione in Western Conference, secondi dietro i Thunder, ma, forse, è anche più grave in prospettiva playoff. San Antonio ha un pessimo defensive rating (111.5 punti subiti di media) contro le squadre che hanno un record superiore al 60% e sono fermi a sole due vittorie, contro le ben otto sconfitte, al loro cospetto. Attenzione a non prendere sotto gamba la cosa, o la stagione potrebbe finire troppo presto.