Best of the East
Best Team: Washington Wizards
I Wizards sono finalmente tornati a fare magie sui parquet NBA. Cinque vittorie consecutive, quattro in settimana contro Magic, Clippers, Jazz e Timberwolves, dopo quella combattutissima e due overtime contro i Celtics lo scorso lunedì. Fanno nove successi nelle ultime dieci partite giocate, 18 totali a fronte di sole 6 sconfitte, con record mostruosi in casa (13-2) e contro le avversarie dell’indiavolata Western Conference (6-1). Guidata da un John Wall a livelli stellari (17.8 punti e 10.6 assist), capace di guidare Washington ad essere la miglior squadra per numero di assistenze nella Lega (25.8 di media), e con un Bradley Beal ormai tornato su livelli d’eccellenza (15.1 punti, con quasi il 50% da oltre l’arco), la squadra della capitale si gode un collettivo di livello assoluto, che segna con regolarità (101 punti a partita), ma, soprattutto, è tra le migliori difese di tutta la NBA (sesta, 96.5 punti subiti a partita). Il secondo posto della Eastern Conference, ad una sola vittoria dai Raptors, ne è la migliore delle conferme.
Best Player: LeBron James
I Cavaliers non hanno vissuto una grandissima settimana, perdendo due partite contro Thunder (senza LeBron) e Pelicans, vincendo soltanto contro gli Hornets. Il Prescelto, però, nelle due gare giocate contro New Orleans e Charlotte, ha mostrato un livello di gioco da divinità del basket: 41 punti (season-high) nella prima, con 17/24 al tiro (71%!), 5 rimbalzi e 5 assist; 27 punti, con 11/19 al tiro, 7 rimbalzi, 13 assist (season-high) e 3 stoppate (season-high) nella seconda. Ne hanno giovato, ovviamente, le sue statistiche stagionali, tornate su livelli astronomici: 25.6 punti di media, con 49.4% al tiro e il 37.6% da oltre l’arco, 5.5 rimbalzi e la bellezza di 7.8 assist, parte di un PIE di 17.8 in 38 minuti giocati a partita. Cleveland è tornata tra le grandi della Eastern Conference (14-9), anche se dovrà limitare le sconfitte inutili se vuole mettere nel mirino Raptors e Wizards, che guidano il raggruppamento.
Best of the West
Best Team: Golden State Warriors
Avranno pur perso l’ultima partita giocata, contro i Grizzlies, che ora inseguono da molto vicino la vetta della Western Conference, ma resta un’impresa da leggenda quella compiuta dai Warriors: sedici vittorie consecutive, record di franchigia, 21 successi nelle prime 23 (ora 24) gare giocate, come è riuscito soltanto ad una manciata di squadre nella storia NBA, la maggior parte delle quali, poi, laureatesi campioni al termine della stagione. In settimana, prima della sconfitta della scorsa notte a Memphis, altri tre successi di rilievo contro Rockets, Mavericks e Pelicans. Gli score di Golden State finora rasentano la perfezione: 13-3 contro la Western Conference, 8-0 contro la Eastern, 8-1 in casa e 13-2 in trasferta, terzo miglior attacco per punti segnati (107.2), terzi assoluti a rimbalzo (45.8) e quarti per numero di assistenze (25), oltre al nono posto tra le migliori difese, con la bellezza di dieci punti subiti in meno rispetto a quanti ne vengono messi a segno. Il leader? Neanche a dirlo, the amazing Steph Curry (23.5 punti, 5.2 rimbalzi e 7.6 assist). La stagione dei Warriors non avrebbe potuto cominciare meglio.
Best Player: Russell Westbrook
R. Westbrook – Immagine fornita da Panini SPA (https://www.facebook.com/panininba)
Quando si diceva che i Thunder con Kevin Durant e Russell Westbrook sarebbero tornati a competere nei piani alti della Western Conference, non era retorica. E se l’MVP della passata stagione è in ancora in fase di ritorno alla placida grandezza della scorsa annata, Westbrook non ha perso tempo. Dal suo fantascientifico (ri)esordio contro i Knicks dello scorso 28 novembre ha giocato nove partite e, neanche a dirlo, OKC ha vinto otto di questi match, di cui sette consecutivamente in una striscia ancora aperta e culminata da quattro successi in settimana contro Cavs, Timberwolves, Suns e Kings. Le medie della guardia da UCLA sono, al momento, spaventose: 26.4 punti, con il 49.5% al tiro, 5.8 rimbalzi e 6.8 assist, per un totale di 23.2 di PIE. Negli ultimi sette giorni i punti di media diventano 30, con 42/81 al tiro, 6.7 rimbalzi e 7.2 assist, oltre a 2.5 palle recuperate e la bellezza di +61 di plus/minus complessivo. I Thunder sono quasi tornati al 50% di vittorie (12-13) ed inseguono da molto vicino l’ottavo posto utile per i playoff, occupato dai Pelicans (12-12). Con Westbrook e Durant, davvero, nulla è irraggiungibile.Best of the Rest
THE “H” FACTOR: nelle ultime dieci partite hanno segnato, messi insieme, 50 punti di media. Il primo è il miglior realizzatore di questa regular season con 26.3 punti di media, cui aggiunge 6.4 rimbalzi e 6.7 assist a partita. Il secondo è tra i migliori rimbalzisti a quota 11.5 di media e non si fa mancare 19.5 punti a partita. La loro squadra è terza nella Western Conference a quota 18 vittorie e sole 5 sconfitte. Signore e signori: James Harden e Dwight Howard.
EAST BEING GOOD: finalmente anche la Eastern Conference ha raggiunto livelli accettabili, almeno per le pretendenti ai playoff: le prime quattro hanno tutte almeno 15 vittorie e meno di dieci sconfitte, con i Cavs a un passo (14-9) e i Bucks che sembrano tornati su ottimi livelli (13-12). Heat (12-13) e Nets (10-13) sono in un periodo altalenante, ma garantiscono un minimo di dignità per qualificarsi alla post-season. Che succede più sotto? Meglio non indagare.
Worst of the East
Worst Team: Miami Heat
Gli Heat sembravano lanciati verso un’ottima stagione, pur senza il Prescelto tornato in Ohio, ma, dopo le quattro sconfitte consecutive di inizio dicembre contro Wizards, Hawks, Bucks e Grizzlies, stanno faticando non poco a rialzarsi. Le vittorie contro Suns, Jazz e Nets sono compensate dalle pesanti sconfitte contro Nuggets (-20) e Bulls (-18), che non hanno permesso a Miami di tornare al 50% di vittorie (12-13). Ciò garantisce loro comunque il sesto posto nella Eastern Conference e i Magic, noni a 10-17, sembrano lontani dall’insidiare il posto nei playoff della franchigia della Florida. Così, però, si rischia di uscire al primo turno in post-season. Chris Bosh sta diventando sempre più il leader di squadra (21.6 punti e 8.2 rimbalzi), Luol Deng fa il suo (14.3 punti), mentre stanno deludendo le guardie, con Mario Chalmers, Norris Cole e Shabazz Napier che mettono insieme soltanto 25.5 punti e 9.6 assist a partita. Non è un caso che gli Heat siano 24° per punti segnati, 30° a rimbalzo e 22° per assistenze in tutta la NBA.
Worst Player: Lance Stephenson
tre sconfitte in settimana contro Grizzlies, Nets e Cavaliers hanno visto la guardia da Cincinnati segnare soltanto 27 punti complessivi, con 13/34 al tiro e 1/9 da oltre l’arco, portando alla causa 11 rimbalzi e 6 assist, oltre ad un terrificante plus/minus di -54, negli ultimi 80 minuti passati sul parquet. Basti pensare alle sue medie stagionali al tiro (38.7%), soprattutto da tre punti (15.7%), per capire perché gli Hornets avrebbero deciso di liberarsi di lui a breve. D’altrone il dodicesimo posto nella Eastern Conference, con un record assai peggiore rispetto a quello dell’anno passato, non era l’obiettivo stagionale prestabilito. E questo non è il Lance Stephenson che tutti si aspettavano.Worst of the West
Worst Team: Sacramento Kings
I Kings sembrano aver mollato la presa. Troppo pesante l’assenza del loro leader, DeMarcus Cousins, per poter continuare a lottare ad alti livelli in Western Conference. Altre quattro sconfitte consecutive in settimana, contro ottime squadre, Rockets e Thunder, ma anche team mediocri, quali Lakers e Pistons. Nelle ultime dieci partite sono arrivati soltanto due successi ed il record è ora ben sotto la sufficienza, non solo complessivamente (11-14), ma anche in casa (6-8) ed in trasferta (5-6). Rudy Gay e Darren Collison, nonostante stiano vivendo una grande stagione, non riescono a coprire a pieno l’assenza di una macchina da doppie-doppie pesanti ed un leader emotivo come Cousins, ma Sacramento fatica soprattutto in termini di assistenze a partita (19.5, 29° in NBA) e di punti subiti (101.4, +0.8 rispetto a quelli segnati e 20° in NBA). Il centro nativo dell’Alabama dovrebbe tornare a breve, ma nel frattempo la franchigia ha esonerato Mike Malone dal ruolo di head coach. Le novità li riporteranno al vertice?
Worst Player: Eric Bledsoe
A proposito di team in crisi, in pochi se la passano male come i Suns, al momento. Sei sconfitte consecutive, di cui tre in settimana contro avversari non imprescindibili quali Pistons, Bucks e Thunder, due sole vittorie nelle ultime dieci uscite ed un record che è crollato al di sotto del 50% (12-14), facendoli cadere al decimo posto in Western Conference. Che Eric Bledsoe non stia pareggiando gli straordinari livelli, soprattutto in termini di efficienza offensiva, della passata stagione ce lo dicono le statistiche (tra parentesi quelle complessive dell’anno passato): 15.5 punti di media (17.7), con il 44% al tiro (48%) e il 32% da oltre l’arco (35%), 4.8 rimbalzi (4.7) e 5.9 assist (5.5). Soprattutto, però, gli ultimi sette giorni della guardia da Kentucky sono stati disastrosi, con soli 10.7 punti a partita, tirando 16/41 dal campo e 2/7 da tre punti, con 15 palle perse e -18 di plus/minus. L’esoso rinnovo del contratto potrebbe avergli dato alla testa. Intanto Phoenix continua a perdere colpi, però.
Worst of the Rest
THE LITTLE APPLE: very, very little. Peggior partenza nella storia della franchigia (5-22), penultimi nella Eastern Conference, con sole 4 vittorie in 17 partite contro le avversarie dirette, 3-11 davanti ai tifosi del Madison Square Garden, 2-11 in trasferta ed un solo successo nelle ultime tredici gare giocate. I Knicks sono già a sette partite di distanza dai cugini Nets, che occupano l’ultimo posto utile per i playoff. Peggio di così?
MAI UNA GIOIA (again!): indovinate chi non ha ancora festeggiato una vittoria tra le mura amiche, arrivando a perdere le prime 13 partite consecutivamente, come non accadeva dai Mavericks del 1992/93? Esattamente, proprio loro, i Sixers, che nelle ultime dieci partite ne hanno vinte ben due, facendo risalire le quotazioni di rimonta sui Knicks citati appena sopra, ma entrambe in trasferta. L’Atlantic Division dovrebbe essere vietata ai minori, in questa regular season.
*Immagini fornite da Panini SPA