Magazine Asia

Shinjuku kuroshakai - Chaina mafia sensō (新宿黒社会 チャイナ・マフィア戦争, Shinjuku Triad Society)

Creato il 06 marzo 2012 da Makoto @makotoster

 *** Flashback ***Shinjuku kuroshakai - Chaina mafia sensō  (新宿黒社会 チャイナ・マフィア戦争, Shinjuku Triad Society)Shinjuku kuroshakai - Chaina mafia sensō (新宿黒社会 チャイナ・マフィア戦争, Shinjuku TriadSociety). Regia: Miike Takashi. Sceneggiatura: Fujita Ichirō. Fotografia:Imazumi Naosuke. Montaggio: ShimamuraYasushi. Scenografia: Ozeki Tatsuo. Musica: Shira Atorie. Suono: Satō Yukiya. Interpreti e personaggi: Shiina Kippei (Kiriya), Taguchi Tomorowo(Wang), Takeshi Caesar (Karino), Ōsugi Ren (il boss degli Yamane). Produzione: Ikeda Tetsuya, KimuraToshiki, Tsuchikawa Tsutomu per Daiei – Excellent Film. Durata: 100’. Primaproiezione in Giappone: 26 agosto 1995.Link: WikipediaItaliaValerio Spisani (Asian Feast) - CelluoidDream – Simon Hill (Celluloid Dream)Punteggio ★★★  

Primo capitolo della trilogia«The Black Society» - cui seguiranno RainyDog (1997) e Ley Lines (1999) – Shinjuku Triad Society si ambienta nelmondo della criminalità giapponese che si annida a Kabukichō, popolare area deidivertimenti del quartiere di Shinjuku. Kiriya Tatsuhito è un agente di polizialì di stanza, che indaga sull’omicidio di un uomo causato dai membri del clan diWang. Pur nel loro ruolo di antagonisti, rappresentante della legge uno ecriminale l’altro, i due personaggi sono accomunati dalle loro origini. Dipadre giapponese e madre cinese, Kiriya, che in Cina ha trascorso parte dellasua infanzia, era finito sui giornali quando, primo fra i cinesi di secondagenerazione, era entrato all’Accademia di polizia. Di origine taiwanese è,invece, Wang, che lasciò il paese ancora ragazzo dopo aver ucciso il padrealcolizzato. Già a partire dalle origini deidue protagonisti, Shinjuku Triad Societyintroduce il tema assai caro a Miike della dimensione multietnica della societàgiapponese e del suo sottobosco criminale. Tale dimensione contrassegna anche irapporti del clan yakuza degli Yamane con la banda di Wang, in particolareattraverso il personaggio di Karino, che ha lasciato la banda giapponese perpassare a quella cinese. I contrasti fra le due culture, che Miike e losceneggiatore Fujita Ichirō fanno giustamente risalire almeno ai tempidell’invasione giapponese sul continente (vedi la conversazione fra Kiriya e ilsuo collega di Taipei), passano nel film attraverso diverse situazioni, inparticolare tramite il gioco degli equivoci e delle incomprensionilinguistiche: Karino che viene chiamato Kaino da una ragazza cinese (con unevidente rinvio al fatto che questi ha tradito i suoi “fratelli” yakuza); Zhouche dopo aver fatto del sesso orale con Ishizaka lo saluta nella sua linguadicendogli «Ciao cazzo piccolo», senza che questi possa comprendere ilcontenuto delle sue parole; i gangster giapponesi che, dopo aver detto qualcosaai loro pari cinesi, commentano, con tipica arroganza nippo-nazionalista,«Nihongo wakaranai kara» («Tanto il giapponese non lo capiscono»). Per non diredei ricordi di Kiriya a proposito della sua infanzia in Cina, quando, a causadel padre giapponese, lui è la sua famiglia erano stati messi a vivere in unporcile e – aggiunge – «Se c’erano dei furti era sempre colpa nostra». Parolecui possiamo contrapporre, in una logica di riequilibrio, quelle del detectivedi Taiwan che fa notare al protagonista come gli acquirenti del trafficoillegale degli organi dei bambini cinesi siano soprattutto i giapponesi. Unaserie di conflitti e asperità che narrativamente trovano il loro scioglimentonella scena in cui, dopo una serie di tentati accordi per trovare una certaconvivenza, la banda di Wang, guidata proprio da Karino, sterminerà quella deirivali yakuza, nel più classico degli scontri a fuoco tra gang. Vale la pena di soffermarsiancora sui due personaggi principali del film, Kiriya e Wang. Le origini cinesidel primo ne fanno inevitabilmente uno dei tanti outsider particolarmente cari al cinema di Miike. Oltre a essereimpegnato nel tentativo di annientare Wang e la sua banda, l’uomo si mostramolto legato alla famiglia e nutre un profondo affetto per la madre, il padremalato e, soprattutto, per il fratello Tatsuhito che, legatosi come giovaneavvocato alla banda di Wang, sarà proprio da Kiriya salvato. Anche quando èpestato a sangue ed è quasi in fin di vita, il detective sembra preoccuparsi,prima di ogni cosa, delle sorti del fratello. Ed è proprio la volontà ditutelare quest’ultimo, la causa principale della sua scelta di distruggereWang. Lo stare dalla parte della legge contro ignobili malfattori e il pensarealle sorti dei suoi cari dovrebbero fare di Kiriya un angelo del bene, ma Miikecorrompe sin da subito l’immagine positiva del personaggio nella scena in cui,arrestata Ritsuko, quando questa lo provoca chiedendogli di «scoparla», luireagisce colpendola violentemente in faccia con una sedia, in un atto diviolenza bestiale e del tutto gratuito (cosa che farà sì che la donna appariràa lungo sullo schermo col viso fasciato e livido, in un esempio di queivolti-deturpati-specchio-di-anime-ferite così cari al cinema del regista).Ancora una volta Miike costruisce così una galleria di personaggi dove, di làdallo schierarsi da una parte o dall’altra della legge, quella che domina è unabrutalità che tutti accomuna, senza lasciare alla moralità dello spettatoreappiglio alcuno: la scelta non è fra il bene e il male, ma fra chi è menobestia e chi invece lo è di più (anche se spesso nel cinema del registal’essere bestia non è che una conseguenza del dissesto sociale in cui i suoipersonaggi vivono e sono vissuti).Antagonista di Kiriya, è ilgiovane Wang, brutale e violento, quanto se non ancor più del detective che lobracca. In una scena del film in cui l’uomo si scontra con la tenitricegiapponese di un bordello di ragazze cinesi (ancora una volta un conflittoetnico), questi reagisce all’insulto della donna («Taiwanesi di merda»)strappandole letteralmente un occhio dalle orbite. D’altro canto Wangappartiene alla nutrita schiera dei tipici criminali di Miike affetti daevidenti perversioni sessuali, che qui passano attraverso la sua pederastia(tratto in realtà comune ad almeno due altri personaggi del film, compreso loyakuza giapponese Ishizaka che ha anch’egli un rapporto di sesso orale conl’adolescente Zhou, l’amante di Wang) e il suo esibizionismo (in una scena delfilm, Wang, in modo del tutto gratuito, apre l’impermeabile mostrando ilproprio corpo nudo ai suoi allibiti interlocutori). Tuttavia Wang è un personaggiopiù complesso e contraddittorio di quanto non possa a prima vista sembrare,come testimoniano, fra le altre cose, il senso di colpa che lo attanaglia (eche si materializza nel sangue che imbratta le sue mani) per aver ucciso ilpadre, e l’evidente affetto per Zhou, tanto che l’ultimo suo gesto sarà quello,in punto di morte, di stringere la mano dell’amato. Nel film, narrativamentecostruito nella forma poliziesca dell’indagine, si ritrovano poi alcuni clichèdel cinema yakuza, cui abbiamo già implicitamente fatto cenno: lo scontro frabande (una giapponese e l’altra cinese) dopo il fallimento dei processi dimediazione; il tentativo di un nuovo venuto (Wang) di farsi largo in unsottobosco criminale dove i rapporti di potere appaiono già solidamente definiti;il tradimento, in particolare quello di Karino che non solo ha lasciato gliYamane per passare alla banda di Wang, ma che sarà lui in prima persona a porfine alla vita dei suoi vecchi boss; l’arroganza gerarchica della yakuza stessa(come testimonia la scena in cui il boss degli Yamane pesta ripetutamente unsuo sottoposto colpevole di aver riso quando non avrebbe dovuto farlo); lacorruzione della polizia e dello stesso Kiriya, che vediamo intascare una sommadi denaro datagli dallo yakuza Ishizaka. A tutto ciò possiamo poi aggiungere ladescrizione dell’attività malavitosa della yakuza e di altre gang criminali,che ai tradizionali ambiti della prostituzione e dello spaccio di droga,aggiunge qui anche quello del traffico d’organi (provenienti da bambini cinesipoveri e destinati a bambini giapponesi ricchi). Nei fatti uno dei momenti piùinteressanti del film, visivamente meno flamboyantdi altri dello stesso regista, è quello del viaggio di Kiriya a Taiwan, invisita all’ospedale aperto da Wang, come strumento e copertura del suo trafficod’organi. Le immagini di miseria, abbandono, tossicodipendenza e, inparticolare, quelle delle ferite sui corpi dei bambini a cui sono statiasportati gli organi lasciano davvero il segno e appartengono a quanto dimeglio Miike ci ha dato nel suo lavoro. [Dario Tomasi]



Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :