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Shopping non stop

Creato il 18 gennaio 2012 da Ilsegnocheresta By Loretta Dalola

Negozi aperti 24 ore su 24, la libertà di fare i saldi tutto l’anno, insomma le città si preparano alla liberalizzazione del commercio e Fuori Tg su Rai3 analizza le reazioni dovute al cambiamento delle abitudini che attendono consumatori e negozianti.

Sevirà personale aggiuntivo? Chi se lo potrà permettere? Quali saranno i vantaggi?

Il decreto “Salva Italia” pone le basi per la liberalizzazione degli orari. I problemi del commercio, però, non sono stati risolti: diminuzione del potere di acquisto delle famiglie e timore per il futuro sono problematiche che vanno oltre il settore e che riguardano il sistema paese. La liberalizzazione non piace ai commercianti preoccupati all’idea dell’aumento delle spese dovute alla prolungata apertura. I consumatori si dividono tra coloro che lavorando verranno facilitati dagli orari serali e coloro che ritengono che il problema sia legato alla mancanza di soldi da spendere piuttosto che alla possibilità di scelta degli orari in cui effettuare le spese.

In tutti prevale un certo scetticismo, siamo più poveri di prima e qualsiasi liberalizzazione non ci può far diventare ricchi. La paura per il futuro, il clima d’incertezza sono tutti elementi che hanno fortemente penalizzato il commercio. Forse in prospettiva futura, i giovani trarranno benefici, ma attualmente è evidente, che questo provvedimento avvantaggia la GDO (Grande Distribuzione Organizzata) che avendo maggiore disponibilità di personale può permettersi aperture domenicali ed extra orario di lavoro. Le piccole imprese del commercio, invece, dovranno con fatica cercare di non perdere competitività, nonostante queste siano spesso rette da nuclei familiari o con pochi dipendenti.

Ovviamente il cambiamento dovrà tener conto anche del diritto dei consumatori ad essere informati. Se si creano nuove abitudini che lasciano spazio democraticamente a scelte personali dovranno essere adeguatamente comunicate per non creare confusione. Le abitudini sono dure a cambiare, serve collaborazione e comprensione da parte della legislazione che dovrebbe sensibilizzarsi alle esigenze dei singoli casi. L’attuale gravissima crisi economica è la drammatica dimostrazione che una economia senza regole può solo produrre danni, a volte devastanti. Servono soluzioni capaci di garantire sia le esigenze dei consumatori, che quelle dei piccoli commercianti e dei lavoratori dipendenti.

In effetti sulle nuove disposizioni aleggia il timore che i piccoli negozi siano quelli più a rischio: la deregulation aggraverà la crisi del settore, accelerando la desertificazione del centro cittadino che oltre ad essere un elemento aggregante per i cittadini rappresenta anche una coesione urbana capace di garantire la vivibilità del tessuto urbano, portatore di cultura, esperienza e qualità del servizio.

Se ci orientiamo verso un modello di città che non dormono mai, con negozi aperti sette giorni su sette e 24ore su 24, va salvaguardata la funzione economica e sociale dei piccoli negozi , occorre puntare sullo sviluppo integrato del turismo, del commercio e delle attività culturali delle città come centri della conoscenza, mettendo in circuito tutto il grande patrimonio storico, architettonico e culturale. Non dimenticando che i piccoli negozi sono anche un utile presidio di sicurezza, antidoto all’imbarbarimento di troppe zone urbane.

Occorrono cambiamenti intelligenti e un’iniezione di fiducia e di liquidità che permetta di far crescere il nostro paese e di guardare al futuro con più ottimismo.


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