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Siamo in “zona Cesarini” (By Bruce Waine)

Creato il 08 dicembre 2013 da Simo785

È diventata un album musicale di Giorgio Conte. E qualche tempo dopo ci avrebbero messo in piedi una trasmissione radiofonica. E prima ancora è diventata un modo di dire.

Tutto questo ha fatto Renato Cesarini, con la sua mitica “zona”. Quell’attimo in cui dici che è finita e prima ancora di aver terminato la frase senti che chi hai intorno a te esulta. La vittoria che anticipa la tua consapevolezza, l’irrazionalità dei fatti che ha la meglio sul logico corso delle cose.

Era un altro calcio, quello in cui nacque la “zona Cesarini”. Ma altro non solo rispetto al nostro, ma anche rispetto a quello che siamo abituati a considerare il calcio del passato. Perché quell’argentino nato a Senigallia nel 1906 se n’è andato nel 1969, quando ancora non si era disputata la mitica Italia-Germania di Messico ’70, e tra le avversarie “temibili” che infilzò negli ultimissimi secondi di gara c’erano anche squadre come la Pro Vercelli.

E fu – pensate un po’ – contro l’Ungheria (altra bestia nera del calcio internazionale dell’epoca) che, nel 1931, si guadagnò definitivamente la fama di goleador dell’ultimo istante, quando al novantesimo minuto segnò il definitivo 3-2 per la Nazionale italiana.

Ma in effetti, a ben pensarci, la “zona Cesarini” è un po’ una metafora della vita. Perché a chiunque, in qualsiasi giorno, può accadere di credere che i giochi siano fatti proprio nel momento in cui d’improvviso spunta fuori un qualcosa che gli ricorda che i conti si fanno solo quando la partita è finita davvero.


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