Capita di assistere a concerti un po’ speciali, come quelli che stabiliscono l’ultima tappa di un tour che ha percorso il nostro sgarrupatissimo Stivaletto su e giù, cercando di rattoparlo un po,’ usando le parole e la musica come scotch.
A me è capitato. Poche ora fa.
Ieri sera al Carroponte Daniele Silvestri insieme alla sua band ha dato vita ad un grande concerto in cui, grazie a quella cosa inutile, la musica, che rientra in quel grande insieme altrettanto inutile che si chiama cultura, è riuscito a creare una sintonia di cuori, mani e piedi, scosse dalle vibrazioni che dal palco raggiungevano ogni singolo spettatore, dalle “groupies” in prima fila agli ultimi ultimi, in fondo fondo.
Il Carroponte è stato trasformato in un immenso Gig robot, fatto di acciaio, strumenti e persone che erano lì pronte a farsi sentire: ed era stupefacente vedere come quando Silvestri cantava, il pubblico cantava, lui ballava e quello ballava, lui rideva e quello rideva, lui saltellava e quello saltellava, non per uno spirito di mera imitazione ma per una sincera affinità di anime e coscienze che si trovavano a zompare tra le onde travolgenti delle parole in musica.
Un rito collettivo, insomma, catartico, che ha trasformato il fardello della crisi che tutti, bene o male, portano sulle proprie spalle, in energia attiva e positiva, confluita in un coro di gioia e partecipazione.
Un rito collettivo che dici…ma allora non sono sola, gli italiani brava gente sono ancora tra noi, e sono
quelli che saltellano,
quelli che sperano
quelli che venceremos adelante, o victoria o muerte.
Brava band Silvestri
Bello Carroponte
Avete reso LaCrespa felice ( e metterei anche un cuore giovanilistico e faccialibresco ma non lo faccio, perché ho una mia dignità e poi, non so come si fa).