Sicuramente se si presta un po’ di attenzione le variazioni climatiche e metereologiche causano delle variazioni percepibili sul proprio stato di benessere. L’immaginario collettivo vuole che variazioni d’umore vengano tendenzialmente pensate a periodi particolarmente freddi e grigi, come quelli dell’inverno, e i suoi eventi, come per esempio il Natale, quest’ultimo in cui le persone soffrono maggiormente di disturbi dell’umore. La primavera, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, per alcune persone può essere un periodo dell’anno che può scatenare ansia, irritabilità e variazioni nel proprio stato d’umore. Se la stagione invernale è più rischiosa per lo sviluppo di sintomi dello spettro depressivo, dovuto fondamentalmente alla riduzione delle ore di luce, ma anche allo stress proveniente dalle feste e il rientro a lavoro dopo le vacanze estive a partire da Settembre, la primavera non è una stagione meno rischiosa. In tutte queste manifestazioni parliamo di Seasonal Affective Disorder (SAD), che impropriamente viene chiamata depressione stagionale, anche se in realtà la variazione stagionale favorisce l’emergere di un disturbo di tipo depressivo, talvolta latente, oppure può esacerbarlo. O in generale il contatto con l’esterno favorisce il fluire di nostri stati interni. In Primavera, la variazione nelle giornate è differente, e la Sindrome Primaverile è maggiormente legata a manifestazioni più tipiche dei disturbi d’ansia. Questo non significa che chi già soffre di un disturbo depressivo viri verso un disturbo d’ansia, certamente se non viene trattato lo mantiene ma può risentire della variazione stagionale, come agente perturbante del proprio stato di benessere psico-fisico. A tal ragione, possiamo immaginare che persone che soffrono di depressione cronica, non adeguatamente trattata, possono provare freddo anche se fuori ci sono 40 gradi.
In generale a partire dalle prima giornate di primavera le statistiche dicono che tra Aprile e Maggio un adulto su quindici, ovvero circa tre milioni di italiani, è colpito da una forma di disturbo affettivo stagionale primaverile, che determina, tendenzialmente ansia, irritabilità, stanchezza, mal di testa e insonnia. Nonostante il numero di persone coinvolte la sindrome è difficilmente diagnosticata in quanto è una delle forme meno conosciute di depressione e poco diagnosticata soprattutto dai medici di base. Il rischio di non ricevere un trattamento è quello della cronicizzazione del disturbo. In generale nel quadro del disturbo affettivo stagionale si osserva una sindrome tipicamente primaverile che si esprime attraverso l’emergere di sintomi tipici dei disturbi d’ansia. Infatti, è proprio in questo periodo che persone che hanno sofferto di sintomi ansiosi ne vedono una riacutizzazione. E’ scorretto dire che le variazioni climatiche causano i problemi d’ansia, ma è più corretto dire che queste variazioni sono perturbanti sul piano fisico e sicuramente psichico, e favoriscono il ripresentarsi di questa tipologia di disturbi, soprattutto in soggetti che non li hanno adeguatamente trattati con una psicoterapia. Nel periodo primaverile molte persone riprendono o iniziano a soffrire di disturbi meglio noti come disturbi psicosomatici, che in genere in questo periodo vedono una riacutizzazione o anche una comparsa ex novo. In questo senso le persone spesso sottovalutano la natura ansiosa di questi disagi perché si presentano in assenza di quella che viene ritenuta una sintomatologia tipicamente ansiosa, come l’agitazione, il nervosismo, o altre forme di ansia libera (preoccupazioni, ecc…). Tra le manifestazioni più comuni legate all’ansia, che prende una direzione somatica, e non una manifestazione libera come per esempio le preoccupazioni, troviamo tutti quei disturbi a carico dell’apparato digerente (colite, sensazione di nausea, gastriti, reflusso gastro-esofageo). Ancora, lemanifestazioni a carico dell’apparato respiratorio, come per esempio la “fame d’aria“. Disagi a carico dell’apparato muscolare, il classico “mal di testa“, il nodo alla gola, ma anche tutte quelle manifestazioni tipicamente chiamate “mal di schiena“. Ovviamente tutte queste manifestazioni possono essere definite ansia somatica se viene esclusa una diagnosi medica. Sono frequentissimi, e spesso sottovalutati come manifestazioni d’ansia anche dal medico di base, che, non essendo comunque uno psicologo, è preso dall’urgenza di eliminare un sintomo senza approfondire il vissuto emotivo del paziente. Tra le altre manifestazioni tipiche della sindrome primaverile, o che si ripresentano con il cambio di stagione troviamo una categoria di sintomi pseudo-neurologici:sensazione di svenire, tremori sopratutto in persone che sviluppano anche sintomi di tipo depressivo, o sentire le gambe “molli“. Certamente le persone possono storcere il naso e pensare che tutte queste manifestazioni possano essere di pertinenza medica, ma come ho già detto, escluse diagnosi mediche, l’ansia somatica è una delle prime responsabili di queste manifestazioni, che nel periodo primaverile riemergono. La riacutizzazione o la comparsa di questi sintomi, siano questi appartenenti ad una tipologia di ansia chiamata “libera” e che ha a che a fare più con gli aspetti psichici del soggetto, siano questi più prettamente legati ad un ansia più somatica e quindi più legati all’espressione della propria mente attraverso il corpo, sono favoriti da alcuni aspetti: 1. Instabilità climatica
2. Aumento progressivo delle temperature
3. Aumento progressivo delle ore di luce e della sua intensità I soggetti che tendenzialmente sviluppano sintomi d’ansia hanno una ripercussione sia da un punto di vista psichico, sia fisico. Questo succede anche perché chi soffre d’ansia ha spesso bisogno di mantenere un controllo rispetto all’ambiente circostante, di minimizzare gli imprevisti, di prevedere, e questo viene ostacolato dall’imprevedibilità delle variazioni climatiche, che, come in queste giornate per esempio, possono vederel’alternarsi di giornate di sole, e serate di pioggia, umidità e aria secca, e questo richiede un maggiore sforzo per quanto concerne la capacità di adattamento. Per esempio chi soffre d’ansia, con l’aumento delle temperature, può avere una percezione di svenire, di avere le gambe molli, o di sviluppare paura di mancamenti, sopratutto se il soggetto tende a fissarsi sulle proprie sensazioni fisiche. La paura di soffocare è legata all’aria calda per esempio: la persona potrebbe pensare di respirare male perché gli sembra che la respirazione non apporti l’ossigeno che gli serve, e, di conseguenza, si spaventa e si concentra ancora di più sulla respirazione alimentando un circolo vizioso all’insegna dell’ansia e della paura di morire o perdere il controllo del proprio corpo. Si parla di Sindrome primaverile perché con l’aumentare del caldo avviene un naturale incremento di melatonina, serotonina (neurotrasmettitori) e un aumento di cortisolo. Questo avviene in natura perché è necessario per affrontare le giornate più calde. Le persone che soffrono d’ansia scambiano queste variazioni neuro-endocrine, che si manifestano attraverso un attivazione fisica maggiore ma anche psichica, come aumento di ansia. Questo di fatto l’ansia aumenta veramente e porta spesso il soggetto a strutturare un vero e proprio disturbo. L’aumento di intensità della luce può inoltre causare direttamente sensazioni sgradevoli come quella di sentirsi storditi, che nella persona che soffre d’ansia diventa rapidamente paura di svenire, di perdere il controllo, di cadere a terra. Un discorso a parte viene fatto per le persone che soffrono di ansia sociale, perché in questo periodo è più facile incontrare le persone e avere più possibilità di essere coinvolti in attività sociali. Infatti, si esce di più, si fanno passeggiate, si esce a fare una corsetta verso il mare, si esce il centro a mangiare un gelato ecc…Le persone che soffrono di ansia sociale possonoricevere più inviti ad uscire, e in un certo senso ad uscire dalla quella tana rassicurante che in genere per queste persone è l’inverno. In generale poi, il maltempo, le giornate fredde ecc… rappresentano spesso degli aspetti che chi soffre di questa tipologia di ansia, utilizza per declinare inviti. Ma non solo questo ovviamente. Il discorso si basa esclusivamente su quelli che sono gli aspetti legati alle variazioni climatiche e metereologiche, ovviamente la struttura di un disagio legato all’ansia sociale è ben più complesso e non riducibile a questo. Inoltre in questo periodo dell’anno si inizia a scoprire il corpo. Si inizia con le T-shirt, abiti più leggeri e per tante persone dover mostrare di più il corpo riporta a contatto con le insoddisfazioni per il proprio aspetto e con il confronto con gli altri. Chi tende ad elaborare questa esperienza sviluppando ansia, tendenzialmente sopravvaluta le qualità altrui e sottovaluta le proprie, concentrandosi eccessivamente sui propri difetti, sentendosi incapace di valorizzare i propri pregi e di farsi apprezzare o di prendere delle iniziative (dieta, palestra, …) quando oggettivamente ne trarrebbe vantaggio. La Sindrome Primaverile rappresenta sicuramente un momento in cui molti aspetti della propria vita possono emergere. Il ragionamento alla base è sempre quello di considerarli come vantaggi o svantaggi. Potrebbe sicuramente rappresentare una risorsa preziosa per poter affrontare questioni irrisolte e che ciclicamente ogni anno si ripresentano con il fiorire dei mandorli.