Pubblicato da Lello Stelletti il 13 febbraio 2012 · Lascia un commento
Il segretario generale della Lega Araba, Nabil el-Araby
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Presa di posizione decisa della Lega Araba sulla crisi siriana. L’organizzazione con sede al Cairo ha liquidato la missione di monitoraggio invocando una “forza di pace” congiunta con l’Onu. Via libera anche alla proposta della Tunisia che il 24 febbraio prossimo ospiterà una conferenza cui parteciperanno i Paesi “Amici” della Siria. All’opposizione siriana è già stata richiesta una comunione di intenti per quella data, assicurando l’apertura dei canali di comunicazione, sostegno politico e finanziario. Dura la reazione da parte del regime di Damasco che parla di vero e proprio “atto ostile” nei propri confronti, indicando il ruolo egemone di “alcuni Paesi” all’interno del blocco arabo.
La spinta all’azione arriva dopo l’ennesimo nulla di fatto riscontrato dai ministri degli Esteri arabi. Nella riunione di ieri, infatti, la convinzione per cui tutti gli interventi messi in atto sinora non abbiamo condotto a nessun risultato reale nel porre fine alle violenze, ha convinto gli Stati arabi a irrigidire la propria posizione. Damasco proprio ieri, sembrava aver allentato la stretta su Homs, bersaglio di pesanti offensive dell’esercito durante le ultime settimane, anche se gli attivisti continuano a segnalare nuove vittime civili e una condizione di emergenza umanitaria. Sempre ieri, inoltre, ha fatto il suo ingresso sulla scena siriana un nuovo attore: al Qaeda. Il successore di Osama bin Laden alla guida dell’organizzazione terroristica, Ayman al-Zawahiri, ha dato pieno sostegno alla rivolta contro il presidente siriano, Bashar al-Assad. Zawahiri, però, ha consigliato al popolo della Siria di diffidare dall’aiuto degli occidentali e degli arabi.
Negli ultimi giorni, il segretario generale della Lega Araba, Nabil el-Araby, stava lavorando a una ripresa dell’iniziativa diplomatica. Lo stop della settimana scorsa alla sede delle Nazioni Unite a New York, infatti, non aveva fatto demordere il leader dell’organizzazione. Ieri, grazie all’accordo tra i ministri degli Esteri, a cui si sono opposti solo Libano e Algeria, è riuscito a inviare un nuovo sollecito al Consiglio di Sicurezza. L’obiettivo non è più una semplice missione di osservazione, ma un intervento di pace con il compito di monitorare e verificare l’attuazione di un “cessate il fuoco” immediato. A questo punto, la parola passa di nuovo all’Onu, con la consapevolezza oramai assodata che, senza un’intesa che coinvolga anche Russia e Cina, ogni modalità di intervento sarà bocciata grazie al loro potere di porre il veto.
Per l’inizio di questa settimana, inoltre, è attesa la presentazione all’Assemblea Generale del Palazzo di Vetro di una dura risoluzione di condanna verso il regime di Assad, elaborata anche questa dai Paesi arabi. La bozza fatta circolare nei giorni scorsi era stata redatta dall’Arabia Saudita, ma risultava troppo simile a quella bocciata nel corso del Consiglio di Sicurezza. Grazie alla spinta saudita, fiancheggiata dal Qatar che detiene la presidenza di turno, la Lega Araba ha aperto un dialogo diretto con le opposizioni siriane, non ancora ufficialmente riconosciute, per convincere a unire le proprie posizioni con la certezza di tutto il sostegno politico e finanziario di cui avranno bisogno.
A detta dei media egiziani, peraltro, la precedente riunione tra i sei ministri degli Esteri dei Paesi del Golfo, aveva già visto Riyad protagonista: i sauditi, infatti, hanno richiesto un vero e proprio riconoscimento del Consiglio nazionale siriano, una posizione che però non ha trovato il consenso di tutti i ministri arabi. Per molti, infatti, un atto del genere potrebbe aprire spiragli verso una guerra civile in Siria. È stato sospeso, intanto, ogni coordinamento diplomatico con Damasco a livello nazionale e nelle organizzazioni internazionali. Una decisione che non comporta, per ora, l’espulsione dei delegati siriani dai Paesi arabi, ma che serve a dare un ulteriore segnale ad Assad, ribadendo la volontà di mantenere sanzioni economiche che non vadano a toccare la popolazione civile.
Il ministro degli Esteri russo, Sergeij Lavrov, sta esaminando la proposta della Lega Araba riguardo l’invio di caschi blu in territorio siriano. Secondo Lavrov, però, è necessario prima un “cessate il fuoco”: “Noi studiamo questa iniziativa e speriamo che gli amici della Lega araba ci daranno spiegazioni di alcuni punti”. Il ministro, citato dalle principali agenzie russe, riporta la posizione condivisa a Mosca: “Per inviare una forza di mantenimento di pace, occorre l’autorizzazione della parte che la riceve. Dobbiamo avere prima una pace rispettata, cioè occorre mettersi d’accordo sul cessate il fuoco”. Lavrov conserva i maggiori dubbi sulle varie organizzazioni paramilitari presenti in Siria: “Il problema è che gruppi armati operanti contro la leadership siriana non sono subordinati a nessuno e non vengono controllati da nessuno”.
Mosca si aspetta, insomma, che il cosiddetto “gruppo degli Amici” non assuma una posizione unilaterale sulla crisi di Damasco. Sostenere solo alcuni singoli gruppi dell’opposizione siriana, infatti, potrebbe risultare controproducente. Le parole di Lavrov sono immediatamente successive all’incontro con il suo omologo degli Emirati Arabi Uniti. In riferimento alla conferenza del prossimo 24 febbraio, Lavrov ha concluso dicendo: “Se questa sarà una conferenza che sostiene tutti i siriani, sarà un approccio giusto, se invece sarà una conferenza degli ‘Amici’ di alcuni gruppi dell’ opposizione siriana, essa non favorirà il raggiungimento dell’obiettivo posto dalla Lega Araba”.
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