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SOCIETà ROMANA GESTITA DAL PRESIDENTE DI CONFCOMMERCIO FACEVA SPARIRE I SOLDI DI MOLTI IMPRENDITORI
Creato il 24 ottobre 2011 da MadyurL’ufficio era quello del presidente di Confcommercio Cesare Pambianchi , notissimo nei salotti capitolini , in prima fila nelle manifestazioni mondane , sempre sottobraccio con politici e vip. Sedeva nel consiglio d’Amministrazione di Aeroporti di Roma e di Fiera spa ed era candidato alla presidenza della Camera di Commercio.
Secondo Pambianchi e i suoi soci , in sette anni, hanno fatto sparire seicento milioni di euro di tasse. Denaro su cui lo Stato aveva messo le mani e che invece è volato via , grazie a prestanomi. Un triangolo magico che ha fatto la gioia di imprenditori e negozianti.
Dietro le porte dello studio Pambianchi si apriva un mondo virtuale , in grado di spostare qualunque cosa in una dimensione parallela : bonifici società, obblighi erariali. Le ditte venivano intestate ad altri ; intanto i reali proprietari le spolpavano di beni e utili , finché restavano solo scatole vuote inzeppate di tributi , traslocate sulle sponde del Mar Nero senza il rischio di fare bancarotta. Oltre 200 società hanno seguito questa rotta. E nella crisi economica voleva moltiplicare i suoi affari.
I magistrati chiamano Pambianchi e il suo socio Mazzieri , i due gemelli. Vite parallele e uniti dai giorni dell’università. Proprietari di Yacht simili di 7 milioni , entrambi intestati a ditte straniere e formalmente in leasing. Ora sotto sequestro. Pambianchi e Mazzieri erano ufficialmente separati dalle mogli , ma secondo gli investigatori vivevano serenamente con le consorti : le hanno intercettate nella quotidianità di famiglia, le hanno trovate a casa assieme agli ex mariti all’alba al momento delle perquisizioni. Perché la separazione era solo un escamotage fiscale.
I redditi dichiarati erano una miseria rispetto ai tesori milionari individuati in una selva di conti sparsi in tutta Europa. Il loro mondo è stato abbattuto da una chiavetta Usb, che contenevano una contabilità segreta. A tradire i due soci è stato il calcio. Nel settembre 2010 Mazzieri è corso a Monaco di Baviera per l’esordio della Roma in Champions e ha dimenticato lo scrigno dei segreti. Ha mandato l’autista per recuperarla , ma i finanzieri lo hanno battuto in contropiede. Hanno poi chiuso il cerchio le intercettazioni , con le frasi che dimostravano il legame tra i due titolari e la centrale che svuotava le aziende tartassate e le spediva in Bulgaria.
Il 15 novembre ci sarà la prima udienza : il presidente dei commercianti si è dichiarato innocente e Mazzieri ha preferito tacere. Nell’inchiesta ci sono migliaia di ore di conversazioni , con il chiacchiericcio logorroico della Roma che conta : dialoghi che possono capire perché Pambianchi era così sicuro. Era convinto di tenere lontani i guai giudiziari. Nei file della contabilità segreta ci sono tracce di protezioni : regalini e impiegati dell’Agenzia delle Entrate. Creare 703 società fantasma e sotterrare oltre mezzo miliardo di tasse non è un una cosa semplice.
Nella retata sono finite decine di big . Come la holding della costruzione Di Veroli , che ha lavorato nella sistemazione delle case terremotate del centro storico dell’Aquila. Dai loro cantieri risultano centri commerciali e parcheggi , e persino dei punti verdi dove Alemanno vuole rivitalizzare zone periferiche della metropoli. Di Veroli sarebbero riusciti a evitare 12 milioni di tasse grazie all’ufficio dei Parioli.
I commercianti della Visa Diffusione Moda sono arrivati da Pambianchi grazie ad una dritta raccolta nella comunità ebraica capitolina per sistemare tre milioni di imposte. In questo ufficio si è chiuso il mondo Aiazzone , azienda rasa al suolo dagli ultimi proprietari. Per non parlare dell’ex amico di Di Pietro , Giuseppe Sciacchitano, che la magistratura lo accusa di un’operazione fittizia da oltre un milione, fatto transitare su conti intestati alla mamma ultraottantenne e per due milioni girate da aziende poi affondate in Bulgaria.
Di mezzo c’è anche la Conad del Tirreno , holding dove la coppia rivestiva varie cariche. I finanzieri hanno ricostruito una complessa operazione su un immobile , che avrebbe permesso di sottrarre alla Conad 17 milioni. Il presidente e l’amministratore delegato non poteva non sapere.
Molte società si servivano di Pambianchi. Tutti in coda per ottenere prestazioni. Una società piramidale con 83 adepti. Al vertice i due commercialisti , al secondo livello una schiera di professionisti , che risolvevano problemi. Avvocati e tributaristi con studi ai Parioli e redditi ufficiali da badante , che al momento delle perquisizioni si sono preoccupati solo di vendere i loro immobili per evitare sequestri , confidando nella lentezza della giustizia. Alla Bpm sono state censite 130 transazioni ombra per 27 milioni di euro. Almeno due filiali nella capitale offrivano questi servizietti senza mai segnalare nulla : accusa anche a Imprebanca , l’istituto creato nel 2008 da un pool di imprenditori capitolini e il cui cda era presieduto sempre da Pambianchi.
Il terzo livello della piramide era composto da una folla di prestanome che si caricavano le bare fiscali : pensionati nullatenenti , immigrati africani o cinesi domiciliati presso ostelli della Caritas. Le ditte venivano sepolte , con tutto il loto carico di tasse mai pagate , soprattutto in Bulgaria , l’ultimo paese entrato nell’Unione Europea. Marco Adami è accusato di aver traslocato 45 società con oltre 87 milioni di imposte da saldare : è lui l’inventore della pista bulgara. Nella lista spicca il novantenne Calderai , con ben 61 società infarcite di cartelle esattoriali per 52 milioni.
Per riciclare denaro si andava nel paesi canaglia.
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