Di notte
Con passo svelto
Lungo una via desolata, ghiacciata, grigia
“Come sarà vivere a Mosca?”
Dunque è Mosca?
No, perchè superato un specie di ristorante (le scritte non sono in italiano, ma nemmeno in russo) so di essermi perso e nel salto tipico di chi non riesce a stare attento nemmeno in sogno mi ritrovo a casa di E., a Torino.
Legno e mobili vecchi e polverosi ma di pregio, un tale Vincenzo mi mostra le sue nuove scarpe per fare atletica, blu elettrico. Gli chiedo: “C’erano altri colori?” “Certo”.
Ho voglia di riposare, penso.
Mi ritrovo così sul tetto di un palazzo a Roma, quartiere assolutamente sconosciuto, insieme a Simone e a 10-15 che non conosco, qualcuno di loro abita li con me (non Simone), gli altri sono invitati a una festa.
So, il tempo di una birra in sogno e di qualche pensiero sessuale, perchè siamo lì e non dentro casa. Ce li ho portati io. Ce li ho portati io in quanto il palazzo, e il nostro appartamento all’ultimo piano, è invaso di serpenti. Lunghi, verdi, grossi. Li ho visti entrare dal portone principale, mentre ero (non so perchè) in fondo alle scale con una delle ospiti.
So anche che li ha liberati, buttati in strada, un tizio che abita qualche civico prima del nostro. “Dobbiamo attendere il disinfestatore”, dice un ragazzo. Disinfestatore che arriva ed è praticamente Rick Moranis in persona, che si fionda dentro casa nostra, con fare sicuro.
Il sogno si chiude e io non so che fine fanno gli ospiti, la casa, i serpenti, Moranis stesso. Le ultime cose che vedo sono i balconi dei palazzi del quartiere, pieni zeppi di antenne e bandiere No Tav; una gru giallonera che funge da trampolino verso non so cosa, visto che parte dal nostro terrazzo (ne è un’appendice) e finisce nel vuoto; infine, un sogno nel sogno: dall’interno di una stanza vedo aprirsi la finestra che dà all’esterno (e so di non essere al pianoterra), e affacciarsi (sospeso in aria, immagino) un tizio a metà tra Woody Allen, Matt Damon e Simone.