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(Solo) Sette deputati contro la Fornero: lettera a Mario Monti

Creato il 14 giugno 2012 da Nicola Spinella @ioparloquantomi

Dure parole di sette deputati del Partito Democratico contro gli atteggiamenti della ministressata che non perde occasione per evidenziare con arroganza la sua inadeguatezza a dirigere un dicastero strategico per la nazione.

Chi sa fare, fa. Chi non sa fare, insegna. Il noto adagio, solitamente critica diretta a maestri troppo zelanti per le modeste capacità ostentate.

Lo stesso potrebbe dirsi della ministra Fornero, quotidianamente al centro di polemiche connesse al suo operato. Tant’è, che titoli accademici ed onorificenze non l’hanno messa al riparo dalla “mozione di sfiducia”in pectore  che sette deputati del PD hanno avanzato al premier Monti per chiedere di porre rimedio ad un atteggiamento che si è ormai fatto insostenibile. Ma il caso della ministra piemontese è davvero al limite: benché non sappia fare, le viene concessa carta bianca. E fa. Danni, ma fa.

I sette samurai, difensori del buongusto di un dibattito politico che da tempo ha perso qualità e spessore, sono Stefano Esposito, Antonio Boccuzzi, Giacomo Portas, Giorgio Merlo, Dario Ginefra, Ivano Miglioli e Daniele Marantelli. I parlamentari sono espressione di diverse anime del Partito Democratico ma convergono sul punto cardine della recriminazione: l’arroganza di Elsa Fornero non può più essere tollerata, nella misura in cui la stessa è diventata lo stile comunicativo preferito dall’insegnante di microeconomia dell’ateneo torinese. Sun Tzu direbbe che fa finta di essere forte, perché è consapevole della propria debolezza.

La protesta dei parlamentari PD è stata formalizzata in una lettera indirizzata al Premier Monti, al quale si promette fedeltà e sostegno (e vabbè, nessuno è perfetto…) in aula, per i provvedimenti che il governo presenterà. Tuttavia c’è un profondo rammarico nel sottolineare la sempre crescente arroganza del ministro del lavoro, esplosa nei giorni scorsi con quelle deliranti difese contro i dati INPS sugli esodati.

La Fornero è insomma come “Vichi” di Casapound, il personaggio satirico portato in tv dalla Guzzanti: non appena l’ente previdenziale l’ha posta dinnanzi alla menzogna dei 65000 esodati, non esita ad apostrofare gli interlocutori con un “e allora le Foibe?” che non conclude certo la discussione, ma offre anzi innumerevoli spunti di critica e sdegno. Come dire, la colpa è degli esodati che sono 390.000, mica della ministressata che ne aveva conteggiati solo 65000. In un paese civile un errore del genere comporterebbe dimissioni sia dagli ambiti politici che da quelli accademici. Ma, grazie al cielo (per la Fornero, siamo in Italia, condizione questa che la pone al riparo dal doversi ritirare a vita privata come il buonsenso richiederebbe per chi, in oltre sei mesi, è riuscito a mettere in piazza esclusivamente incompetenza ed inadeguatezza al ruolo ricoperto, perdendo persino l’appoggio di Confindustria a causa della scriteriata riforma del lavoro, pesantemente criticata dal numero uno Squinzi.

I deputati firmatari della missiva reputano intollerabile siffatto atteggiamento, costantemente volto al tentativo di costruzione di un’immagine che possa incutere quel rispetto che gli atti del suo dicastero le hanno fatto palesemente mancare. La Fornero non è mai piaciuta, sin da quelle lacrime poco credibili dovute magari ad una compressa di Zoloft smarrita nello scarico del lavandino. Anche gli atteggiamenti fortemente polemici, che “mamma coccodrilla” adotta contro chiunque avanzi critiche al suo operato, vengono messi sotto la lente di ingrandimento perché denotano la mancanza di consapevolezza che il ruolo ricoperto dalla ministra richiederebbe: si citano ad esempio le numerose polemiche con la leader CGIL Susanna Camusso.

Si chiede un segnale forte del premier Monti, si minaccia velatamente l’adesione ad una eventuale mozione di sfiducia diretta al singolo ministro: quello che più conta è che, per una volta negli ultimi nove mesi, qualcuno ha ritenuto opportuno riappropriarsi di quella sovranità che la Costituzione concede al popolo ed ai suoi rappresentanti, non certo a ricche ministre avvolte in foulard di seta e totalmente inconsapevoli degli effetti devastanti che certi provvedimenti possono avere sulla popolazione.

E la Fornero sembra sempre più vicina al ritorno in Corso Unione Sovietica a Torino. Dove magari potrà invertire la tendenza ed insegnare ai suoi studenti quella teoria che ha provato ad applicare. E che si sta rivelando palesemente inadeguata.

(Solo) Sette deputati contro la Fornero: lettera a Mario Monti


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