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Sopravvivere al ritorno in ufficio con gli OBITUARY

Creato il 26 agosto 2014 da Cicciorusso

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Stamattina sono tornato a lavoro. Avevo una leggera spranghetta dopo un mirabile barbecue in casa Bucefalo dove ci eravamo rimpinzati dei due cibi che in assoluto più si ripresentano il giorno dopo: gli arrosticini e lo tzatziki, una salsa greca a base di aglio che, consumata in quantità ingenti, vi renderà inavvicinabili per un paio di giorni. Avete presente Superciuk, il nemico di Alan Ford che stendeva tutti con la sua fiatata mortale? Ecco, una roba del genere. La spranghetta, il retrogusto di pecora e aglio che non va via manco con un litro di collutorio e il disturbo post-traumatico da ritorno in ufficio. Sono i momenti in cui l’unica cosa che ti può tirare su è un nuovo pezzo degli Obituary. Per fortuna, mentre cazzeggiavo ancora un po’ su internet prima di riprendere la lettura di World War Z (il miglior appello alla fratellanza tra i popoli che si possa immaginare), scopro che, hey, è uscito un nuovo pezzo degli Obituary! Già ascoltata dal vivo durante il recente tour dei floridiani, Visions in my head, prima anticipazione da Inked in Blood, nei negozi di dischi superstiti a fine ottobre, spacca veramente i culi (al netto dei suoni piatti) e un po’ è merito anche del nuovo chitarrista solista Ken Andrews, che ha apportato un tocco di melodia in più al death metal groovoso e minimale del gruppo senza arrivare a quegli eccessi che avevano reso a tratti grottesco il precedente Darkest Day, dove i virtuosismi di Ralph Santolla c’entravano come la maionese nel caffellatte. Poche band possono permettersi di incidere praticamente lo stesso album all’infinito continuando a farsi amare in modo incondizionato. E gli Obituary sono tra esse:



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