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Sospesi su un accordo

Creato il 30 giugno 2011 da Alesan
Sospesi su un accordoDue giorni fa è stato firmato il nuovo accordo interconfederale sulle rappresentanze sindacali e l'esigibilità dei contratti. Subito una nuvola nera ha travolto Susanna Camusso, segretario generale della CGIL, accusata di essersi venduta al padrone. Molti giornalisti saliti alla ribalta per le loro posizione ideologiche negli anni tornano alla carica commentando l'accordo e appoggiando quella cosiddetta ala estrema della Fiom, o di sindacati autonomi, o tuttologi del far nulla, che questo accordo già vogliono bocciarlo. Il problema è che l'informazione come viene fatta da Luca Telese è falsa e tendenziosa, non per niente non si degna nemmeno di pubblicare l'accordo ma lo contesta così, su due piedi, senza riportare nulla di ciò che vi è dentro. Del resto, gli argomenti sindacali in Italia sono sempre trattati così: decisa ignoranza sulla materia, odio a prescindere, scarsa comprensione dei fatti e... balle. La CGIL esce dall'angolo in cui è stata infilata a suon di manifestazioni, scioperi, adesioni ai comitati vari che stanno risvegliando, se non la politica, la coscienza italiana e qualcuno non riesce a far altro che dire che alla fine è il solito magna magna. Basti pensare al (poco) successo de L'altra casta, libro infarcito di inesattezze e dati sparati senza fonte presentato, e apprezzato, all'Unione industriali di Torino e pubblicato senza che nessuno battesse ciglio. Ora, questo accordo viene in una fase ormai decennale di distacco dei lavoratori da quelle che sono le loro battaglie e di esaltazione di quell'idea che il sindacato non è uno strumento ma deve risolvere il problema anche se nessuno ci vuol mettere la faccia. Un accordo che arriva qualche lustro dopo l'inizio delle concertazioni che avrebbero fatto fallire il mondo del lavoro dipendente il quale, invece, è stato colpito dal finto benessere, la corsa all'oro dei titoli Parmalat e una pressione fiscale oscena, oltre a non sorprendere di certi stadi di schiavitù perché, a volte, la schiavitù sui luoghi di lavoro non è mai stata battuta, esaltata da mafie e caporalato. Ma, si sa, un colpevole va sempre trovato. Il punto è che, secondo me, questo accordo potrebbe riavvicinare la gente all'impegno politico nei luoghi di lavoro coinvolgendoli maggiormente e dando un senso più ampio alle loro adesioni. Può essere che sbagli, ma a me sembra abbia un senso e che il negativo che vi si vuol trovare è frutto di una interpretazione a metà delle cose.
Cosa ci sia di sbagliato in quell'accordo, che risulta comunque essere un compromesso, per cui ben lontano dalla perfezione, per carità, non è chiaro. Fa luce sul numero degli iscritti in modo trasparente (attraverso l'Inps, articolo 1) dando un senso alla rappresentanza, mantiene le Rsu, non nega il diritto di sciopero, permette di far votare chi voglia votare, non svilisce il contratto nazionale e non si oppone alle cause legali che la Fiom ha intentato contro Marchionne (questo accordo, ovviamente, non è retroattivo). Lo dico perché i commenti in giro, e quelli di Telese, sono l'opposto. Però, leggetevelo. E senza pregiudizi parliamone.
Si dice che le Rsu vincoleranno con le proprie firme, senza obbligo di voto dei lavoratori, le organizzazioni sindacali e i lavoratori stessi (art. 5). Vero, ma non è tutto così banale come si vuol far credere. In primo luogo si istituisce un concetto già presente nel pubblico impiego che mai ha fatto gridare alla vergogna e alla schiavitù. In secondo luogo si passa ad un mandato di delega stile quello parlamentare, dove voto un mio rappresentante e, dopo tre anni, giudico e torno a votare. Non sarà il massimo, ma se non è antidemocratico per il parlamento non si capisce perché lo debba essere nei luoghi di lavoro. Il terzo aspetto da valutare è che la CGIL, per statuto, fa sempre votare i lavoratori e così sarà in futuro. Il voto non è mai stato obbligatorio ma vincolante solo per "regolamento interno" e così rimane. Nessun funzionario CGIL lascerà mai sola la propria Rsu (che, per informare Telese, non è composta da funzionari confederali ma da lavoratori) e, anzi, dovrà migliorare il rapporto con le stesse per raggiungere un livello ottimale di dialogo e spingere i rappresentanti ad esercitare sempre il diritto di assemblea e di voto. Negare questi principi è legale già oggi, lo dimostrano i casi in Fiat, perseguire certi obiettivi è una missione che prescinde dagli accordi. I sindacalisti di mestiere dovranno lavorare meglio e di più per ottenere i consensi e gli accordi con e tra i lavoratori. Dove vi siano le Rsa (rappresentanze scelte direttamente dai sindacati), le organizzazioni sindacali o, in alternativa, il 30% dei lavoratori possono imporre il referendum.
Si dice che verrà impedito il diritto allo sciopero. Falso. Il punto 6 dice che la clausola di "tregua sindacale" si applica a chi firma gli accordi, non ai singoli lavoratori o ad altre organizzazioni. Ora, detto che saremmo alla schizofrenia se trovassimo gente che un giorno firma gli accordi e il giorno dopo sciopera contro quello che ha firmato, il diritto costituzionale allo sciopero non viene scalfito; la tregua vincola i firmatari, non il cittadino che, individualmente, decida di esercitare un diritto in forma collettiva di fermo lavoro. Diverso il concetto di Mirafiori, ad esempio, dove la firma di chi ha accettato le logiche di Marchionne ha vincolato ogni lavoratore presente in azienda ad accettare le norme comprese nel contratto interno.
Si dice che si svilisce il contratto nazionale. Falso: l'articolo 2 lo pone anzi come garanzia di certezza dei trattamenti economici e normativi, cioè quello che basterebbe per un contratto nazionale. Il punto 7, sulle deroghe, specifica che le stesse deroghe devono comunque rapportarsi "nei limiti e con le procedure previste dagli stessi contratti collettivi nazionali di lavoro". Ciò significa che le norme che potranno essere derogate saranno contemplate anzitempo sugli accordi nazionali.
Ora, ognuno può essere contro, disfattista, rivoluzionario o stalinista, ma la lingua italiana non è in discussione e quanto c'è in quell'accordo, piaccia o meno ma questo è un altro discorso, non è quanto dichiarato in queste 48 ore dai Telese e i rivoluzionari della fabbrica. E' altra roba, ed è roba che oggi, in questo momento, adesso, serviva a tutti. Al paese, ai lavoratori e alle regole sindacali. C'è ancora molto da mettere in ordine, ma cominciare da qua sarebbe pura follia.

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