l collaboratore di giustizia Gaspare Spatuzza, che si è autoaccusato di avere avuto un ruolo nella strage di via D'amelio, ha rivelato ai magistrati di Caltanissetta, che conducono le indagini sulle stragi mafiose del '92, di avere reperito anche l'esplosivo utilizzato per compiere l'attentato di Capaci al giudice Giovanni Falcone.
Stralci dei verbali sono stati pubblicati oggi dal Giornale di Sicilia. «Ricordo - dichiara Spatuzza - che Fifetto Cannella mi chiese, circa un mese prima dell'eccidio in cui morirono Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e gli uomini della scorta di trovare una macchina voluminosa».
Spatuzza, che procurò anche la Fiat 126 utilizzata come autobomba in via D'Amelio, racconta: «Ci recammo a Porticello dove trovammo un certo Cosimo di circa 30 anni ed assieme a lui andammo su un peschereccio attraccato al molo da dove recuperammo dei cilindri dalle dimensioni di 50 centimetri per un metro legati con delle funi sulle paratie della barca. Successivamente constatai che al loro interno vi erano delle bombe». «Recuperati i fusti - prosegue Spatuzza - li caricammo sulla autovettura per dirigerci verso la mia abitazione. Una volta arrivati a casa di mia madre, ubicata in un cortile, scaricammo i bidoni all'interno di una casa diroccata di mia zia che era a fianco di quella di mia madre e che noi usavamo come magazzino».
Successivamente, sempre secondo il racconto del pentito, venne «recuperato altro esplosivo in alcuni bidoni alla Cala, (vicino al porto) legati ad un peschereccio». «Nessuno mi ha mai detto esplicitamente a cosa servisse l'esplosivo», conclude Spatuzza che tuttavia collega la circostanza con l'attentato di Capaci
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