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sprazzo di Terayama no. 1

Creato il 20 maggio 2012 da Occhio Sulle Espressioni
sprazzo di Terayama no. 1 トマトケッチャップ皇帝  (Tomato Kecchappu Kôtei) 1971 (versione corta) 1996 (lunga) Giappone Regia: Shûji Terayama Scritto: Shûji Terayama
V'è spesso una gran dire su utopistici governi a completa gestione femminile, idea sicuramente fantasiosa, ma fallimentare dai primi attimi, in cui farebbero scena "tirate di capelli" materiali e non. Ed uno composto da bambini, invece?
Tomato Kecchappu Kôtei, l'impero del ketchup, questo perché esso è l'alimento di Stato, il più ambito e simbolico.
Gli adulti hanno dominato da sempre, ed è inevitabile che il novello regno dei piccoli non abbia ereditato caratteristiche simili. Ma è solo un'impostazione base, il resto è parto di menti infantili.
I grandi delle rivoluzioni, che siano state realmente tali o no, d'esempio Mao Tse-tung o Karl Marx, vengono banditi, e le loro icone vergate con una "X", che è anche il vessillo del nuovo impero.
Le leggi sono ben chiare, stilate punto per punto, niente fraintendimenti, tutte a favore degli sbarbatelli.
C'è un esercito con le varie divisioni, capace di torturare, uccidere, vessare; c'è chi si occupa dell'attività energetica ed ovviamente c'è l'imperatore: fiero, in divisa, con cappello e, all'occorrenza, barba e baffi finti, pregno di vizi come ogni dominatore che si rispetti.
Ma il carburante per alimentare tutto ciò, nonché la nullità da sottomettere qual è? Ovviamente gli adulti. Marionette in mano ai bimbi, sono soggiogati, degradati. Mentre i genitori dell'imperatore devono pulirgli le scarpe, con lingua compresa, e suonare per lui, altri devono alimentare meccanicamente le fonti d'energia, ma soprattutto tutti devono diventare zimbelli, violati sotto vari punti di vista, anche se si potrebbe dire in maniera "estetica": saranno rete da ping pong, annientati ad un primordiale ruolo animalesco, unendosi in rituali e lottando fra loro, spesso denudati, sporchi, imprigionati, puniti con la pena di morte se infrangono le leggi, o in altro modo, secondo il loro status prerivoluzionario. Sono rinchiusi per vezzo nei posti più svariati, indotti ad essere spettatori passivi e piegati del nascente reame, fanno da tappezzeria di carne, da mobili umani, statue statiche abbellenti, dal trucco pesante. Oltre a... e qui Terayama stupra lo spettatore, soddisfare gli appetiti sessuali dei fanciulli. Alt! Niente di completo o che gli si avvicini di molto: il sesso è mostrato come una visione giocosa, le donne sono bambole umane nelle mani di corpicini ancora non sviluppati, è un teatro fatto di eccessi, tanta fantasia visiva e sregolatezze.
Shûji, feroce critico del conformismo, punta anche il dito verso i precedenti potenti della Terra, messi alla berlina per la loro somiglianza, non solo fisica.
Nessun pentimento da parte del nuovo impero, che spiega che quella è la giusta via.
Importantissimo sapere che esistono due versioni del film, una di poco sotto la mezz'ora di durata, in bianco e nero e più diritta sull'obiettivo; un'altra oltre l'ora e uscita più tardi, dai toni seppia, che spossa e ossessiona lo spettatore nel più tempo concessogli, e punta una maggior luce su ciò a cui sono ridotti i maggiorenni, con le infinite lotte fra caricature di ex Paesi dominanti e una maggior chiarezza sulla religione preesistente violata.
La camera è spesso a spalla, si fa lieve e vorticosa all'occorrenza, c'è quel senso di realismo documentaristico misto alla sperimentazione sognante, perché è difficile trovare qualcosa di più onirico di quest'opera.
Le musiche suonate sono di stampo infantile, oppure rilassanti e basate sullo Shamisen, odore di vecchio cinema insomma, sembra che manchi solo il benshi. Ma si fanno anche marziali, e le voci sono da proclama imperialisti.
Qui abbiam gustato l'opera, ci siamo fatti domande, anche scrupoli, certo, poi abbiamo deciso di parlarne. A noi stessi, verso il nostro cuore.

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