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Spurs campioni NBA: i numeri del loro successo

Creato il 18 giugno 2014 da Basketcaffe @basketcaffe

Chi l’avrebbe mai detto. Alla vigilia, le premesse per inserire la sfida tra Spurs e Heat tra le migliori e più combattute di sempre per l’anello c’erano tutte. Dopo lo straordinario e schiacciante 4-1 con cui San Antonio si è laureata campione NBA, però, rimaniamo tanto delusi per il mancato pathos quanto estasiati dalla prestazione a dir poco fenomenale dei texani.

Il quinto titolo degli Spurs, che ora si ergono al quarto posto assoluto tra le franchigie più vincenti della Lega, dietro solo a Celtics (17), Lakers (16) e Bulls (6), è orchestrato ancora una volta dall’eterno Gregg Popovich, ora terzo allenatore con più anelli nella storia NBA, alle spalle solo di Phil Jackson (11) e Red Auerbach (9). Tim Duncan è l’unico giocatore che ha accompagnato l’head coach dal 1999 ad oggi, diventando il primo di sempre a vincere tre titoli, giocando in quintetto in ognuna delle occasioni, in tre decadi diverse (1999, 2003, 2005, 2007, 2014). I suoi cinque successi lo elevano al pari di campioni senza tempo come Magic Johnson e Kobe Bryant e, probabilmente, fanno di lui la miglior power forward nella storia del basket americano.

L’MVP delle Finals è stato, però, giustamente, Kawhi Leonard, che è diventato il terzo più giovane di sempre a vincere il premio, all’età di 22 anni e 351 giorni. Prima di lui solo Magic Johnson, due volte, a 20 e 22 anni (con meno giorni). Il testimone arriva proprio da quel Duncan che nel 1999 vinse il Bill Russell Award a 23 anni, uno in più dell’attuale compagno di squadra. Per l’ala piccola le statistiche nella serie sono state eccezionali: 17.8 punti, con il 61.2% dal campo e il 57.9% da oltre l’arco, e 8 rimbalzi a partita, il tutto con prestazioni eccellenti sui due lati del campo. E’ solamente la sesta volta che un giocatore che non ha partecipato all’All Star Game porta a casa il trofeo. L’ultimo era stato Chauncey Billups nel 2004.

Basta un dato per spiegare la supremazia con cui Miami è stata spazzata via: +70. E’ il totale della differenza punti nella serie, il più alto di sempre, maggiore anche del +63 di marca Celtics nel lontano 1965. Gli Spurs hanno vinto quattro partite con 18 punti di scarto medio, mentre gli Heat una, per altro di soli due punti. Le tre vittorie consecutive con almeno 15 punti di scarto, tra gara 3 e gara 5, rappresentano un’altra primizia nella serie decisiva per il titolo. Se il dato si allarga dalle Finals a tutte le serie di questi playoff, i texani scrivono +214 tra loro e le avversarie affrontate e ben 12 partite con almeno 15 punti di scarto, dati che segnano il record assoluto per la NBA. I 105.6 punti di media nelle cinque partite decisive sono il risultato più alto dai 106 dei Lakers versione 2002. I punti segnati ogni 100 possessi sono stati ben 118.5, di cui il 66% è arrivato su tiri nati da assistenze. Le sole 11.5 palle perse di media sono la metà dei 23 turnover della sola gara 1. Un attacco spaventoso e, considerando che Miami non ha mai superato i 100 punti segnati, accompagnato da una difesa non da meno.

Dall’altra parte la franchigia della Florida ha deluso tutte le attese. Il massimo vantaggio raggiunto nella serie è stato il +16 sul 22-6 del primo quarto di gara 5, presto ribaltato da un parziale di 41-18 prima dell’intervallo, chiuso sul +7 per i texani. San Antonio ha sempre chiuso il primo tempo in vantaggio, tranne in gara 2, l’unica terminata con una sconfitta, quando il risultato era in perfetta parità. Sebbene James sia stato l’unico con un rendimento sufficiente tra le fila degli Heat, il quintetto ha provato almeno ad allungare la serie, mentre è stata la panchina a deludere: gli Spurs hanno terminato la serie con 37.4 punti arrivati dalla panchina, mentre Miami ha giovato di soli 21.6 punti di media. Non è un caso che sia Manu Ginobili, sesto uomo per eccellenza di questi Spurs, ad avere il plus/minus più alto, con un irreale +83, seguito da Boris Diaw (+74) e Kawhi Leonard (+62). L’argentino è stato, senza dubbio, il migliore dei nove stranieri a roster per i texani in queste Finals. Tra di loro figura anche il primo italiano di sempre a vincere un anello, il nostro Marco Belinelli.

Una macchina perfetta come ha dimostrato il campo e come dicono anche i numeri. Un titolo meritato sotto tutti gli aspetti. Onore agli Spurs.


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