In molti ci scrivono ogni giorno, tanti ci criticano, altri si complimentano, altri domandano di poter collaborare, molti ci invitano anche a passare dal virtuale al concreto (alcuni, gentilissimi, offrendosi di pagarci le spese), cioè formando un’associazione fisica che proponga attività pubbliche, incontri, dibattiti, comunicati ecc.
Eppure, lo facciamo notare, esistono già in Italia realtà del genere, associazioni e comitati di grandissimo valore che portano avanti la passione per la verità, la difesa della vita e del magistero della Chiesa, il dialogo tra scienza e fede, l’opposizione al laicismo e l’amore alla vera laicità ecc. Perché non le valorizziamo? Finanziamo e iscriviamoci a queste associazioni, partecipiamo ai loro incontri e diamo visibilità alle loro iniziative, c’è già tutto quello che serve.
Proprio in questi giorni a Bologna si è svolto il 1° Festival Nazionale Scienza & Vita (www.scienzaevita.org), gli amici bolognesi hanno partecipato? Intitolato “La vita non è sola”, sono stati due giorni di cultura, incontri, spettacoli e dialoghi. Diverse le tavole rotonde e in alcune caffetterie della città si sono svolte conversazioni scientifiche, a cui hanno partecipato Domenico Coviello, genetista, direttore del Laboratorio di Genetica, Ospedali Galliera di Genova e co-presidente nazionale di Scienza & Vita che ha inaugurato il Festival nella sala Prodi dell’Università di Bologna assieme al prof. Salvatore Natoli, ordinario di Filosofia dell’Università Bicocca di Milano e al prof. Adriano Fabris, ordinario di Filosofia dell’Università di Pisa e consigliere dell’Associazione. Presenti anche Luciano Violante, Sergio Belardinelli, ordinario di Sociologia dei processi culturali dell’Università di Bologna e la Prof.ssa Paola Ricci Sindoni, ordinario di Filosofia e presidente nazionale dell’Associazione Scienza & Vita.
Si è parlato di aborto, eutanasia, autodeterminazione, ecologia, immigrazione, tecnologia, scienza, con un approccio laico che, ha precisato il genetista Coviello, «non deve far dimenticare come la visione cristiana dell’agape è un bene comune a cui tendere. Non si tratta di fare apologetica, ma neppure di dimenticare le nostre singole storie di persone che hanno incontrato il Signore e gli hanno risposto, guadagnando una prospettiva allargata di fronte alle urgenze del nostro presente. Si tratta in questo caso di trovare le parole giuste perché questo festival sia un evento fatto da credenti, che vogliono condividere con tutti la luce che è stata a loro donata».
A Torino è invece nato il comitato “Sì alla famiglia”, coordinato dal sociologo Massimo Introvigne, che riunisce sedici associazioni cattoliche torinesi. L’obiettivo è segnalare i pericoli dell’indottrinamento sulla propaganda di genere nelle scuole e nelle proposte di legge in Europa e nel nostro Parlamento.
Ricordiamo ovviamente il “Movimento per la Vita italiano”, molto attivi anche i “Giuristi per la vita”, così come “l’Unione Giuristi Cattolici”, i quali hanno sezioni locali in ogni grande città italiana. Da non dimenticare l’associazione “Medicina e Persona”, dedicata al settore medico vissuto sotto il profilo etico, così come “l’Associazione Medici Cattolici Italiani”. Presente anche “l’Associazione Italiana Psicologi e Pschiatri Cattolici” guidata da Tonino Cantelmi e “l’Associazione Italiana Ginecologi Ostetrici Cattolici”, il “Forum associazioni familiari”, “l’Associazione Genitori Scuole Cattoliche”. Infine abbiamo già parlato della “Manif Pour Tous Italia” come della recente nascita del Comitato “Di mamma ce n’è una sola” contro l’utero in affitto, a sostegno delle donne e contro la pratica dell’utero in affitto. Tante altre che non è possibile elencarle tutte.
Insomma ce n’è per tutti i gusti, ricordiamo che è compito di noi laici (non dei sacerdoti e della Chiesa) impegnarsi su questi fronti, chi ha voglia di impegnare il suo essere cristiano nel dialogo pubblico con il mondo può iscriversi, partecipare e sostenere. «Coinvolgersi nella politica è un obbligo, per un cristiano», ci ha ricordato Papa Francesco. «Noi cristiani non possiamo giocare da Pilato, lavarci le mani: non possiamo. Dobbiamo immischiarci nella politica, perché la politica è una delle forme più alte della carità, perché cerca il bene comune». Il coinvolgimento personale con queste realtà è una forma di politica attiva.