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Stop ai veleni di stato! Nasce il Coordinamento dei Comuni contaminati dagli arsenali militari segreti
Creato il 07 aprile 2011 da David Incamicia @FuoriOndaBlogdi David Incamicia |
Che fine hanno fatto le armi chimiche e batteriologiche sperimentate nei laboratori del Duce? E' la domanda cruciale che si pone il giornalista Gianluca Di Feo nel suo libro inchiesta "Veleni di Stato", edito da Rizzoli nel 2009. Di Feo - che attualmente si occupa per il settimanale l'Espresso delle scottanti questioni che riguardano la criminalità organizzata, la corruzione, il traffico di armi e i servizi segreti - affronta un argomento che vede impegnati vari comitati di cittadini, spesso nel più totale silenzio dei media e senza il supporto delle istituzioni, in una strenua battaglia per la verità e la giustizia nelle aree del territorio nazionale maggiormente contaminate dagli arsenali segreti. Comitati che proprio di recente si sono riuniti e strutturati in Coordinamento nazionale al fine di rendere più efficace la propria iniziativa, diffondendo un comunicato che di seguito riporto integralmente:
BASTA CON I VELENI DI STATOL’ITALIA VITTIMA DELLE ARMI CHIMICHE FA SENTIRE LA SUA VOCENASCE IL COORDINAMENTO DEI COMUNI CONTAMINATI DAGLI ARSENALI SEGRETI
Il conflitto in Libia rilancia l’allarme sullo spettro delle armi chimiche, accumulate da Gheddafi in grande quantità. Ma ci sono molti comuni italiani che da almeno settant’anni sono vittime degli stessi veleni. Dalla Tuscia alla Lombardia, dalle Marche alla Campania, dal Lazio alla Puglia terreni, stabilimenti e discariche sottomarine continuano a ospitare l’eredità del colossale arsenale di armi chimiche creato dal fascismo e nascosto dai governi della Repubblica. Adesso un gruppo di associazioni e comitati ha deciso di riunirsi per chiedere che questa scia di morte venga spezzata, invocando che venga finalmente fatta chiarezza sui rischi di questa bomba sepolta nel mare e nel terreno del nostro paese.
Il Coordinamento Nazionale per il monitoraggio e la bonifica dei siti contaminati da ordigni bellici chimici inabissati o interrati durante e dopo il secondo conflitto mondiale si è riunito la scorsa settimana nella sede laziale di Legambiente.
Il Coordinamento è formato da rappresentati di associazioni e comitati operanti nelle zone più colpite in Italia: Lago di Vico, Molfetta, Colleferro, Ischia, Pesaro e Cattolica. Presto entreranno a far parte del Coordinamento nuove realtà in rappresentanza di altre aree fortemente colpite in Lombardia, Piemonte, Lazio e Abruzzo.
Il problema di questi residuati bellici ha origini lontane ma effetti ancora attuali. L’arsenale chimico venne creato dal regime fascista all’inizio degli anni Trenta ed è stato il cuore di un programma industriale di armamento colossale, con impianti per distillare gas letali come iprite, arsenico e fosgene in decine di fabbriche costruite dalla Puglia alla Lombardia. Durante la guerra a questa sterminata riserva di ordigni mortali, solo in minima parte usata nelle spedizioni coloniali di Libia ed Etiopia, si aggiunse una scorta mostruosa di bombe chimiche trasferite in Italia dagli Alleati. Alla fine del conflitto queste armi sono state nascoste e dimenticate, senza bonificare i siti dove si producevano o le discariche dove sono state sepolte. Una quantità colossale di ordigni è stata gettata in mare dagli americani davanti alle coste di Ischia e a quelle di Molfetta, dai tedeschi davanti a quella di Pesaro mentre l’esercito italiano ha continuato a custodire e sperimentare i gas letali nei boschi del Lago di Vico e persino nel centro di Roma, a pochi passi dalla Sapienza.
Queste armi sono state progettate per resistere nei decenni e mantengono ancora oggi i loro poteri velenosi, soprattutto l’arsenico che si è disperso nei suoli come dimostrano le analisi condotte dalle forze armate nella zona del Lago di Vico o gli esami degli organismi sanitari a Melegnano (Milano). Perché solo una minuscola parte delle strutture militari attive nel dopoguerra è stata parzialmente bonificata: la gran parte degli ordigni è stata nascosta in mare e in terra dal segreto.
Questa realtà è stata svelata nel volume-inchiesta “Veleni di stato” del giornalista Gianluca Di Feo, pubblicato da Rizzoli nel 2009, che porta a conoscenza documenti inediti e secretati e dà voce a denunce inascoltate e testimonianze dirette.
Grazie a questa pubblicazione, scrupolosa e mai smentita, molti comitati locali che avevano già iniziato un lavoro di ricerca e di denuncia sui danni ambientali e sulle conseguenze per la salute dei cittadini, hanno trovato la conferma a quanto sostenevano da tempo. Ma soprattutto hanno preso coscienza del carattere nazionale di questo enorme problema, tuttora nascosto alla maggior parte delle persone, e hanno deciso di unirsi in un Coordinamento Nazionale per rafforzare le azioni e le richieste di monitoraggio e bonifica portate avanti dalle singole realtà, tuttora eluse da laconiche risposte del Ministero della Difesa che continua a negare informazioni e collaborazione.
Il Coordinamento Nazionale
Bonifica Armi Chimiche
Dunque, nel 1941 l’Italia disponeva di uno dei più grandi arsenali di armi chimiche del mondo: antrace, iprite, virus, batteri. La fabbrica dei veleni creati per costruire l’impero della dittatura fascista ha divorato vittime in Libia e in Etiopia, ha colpito i combattenti spagnoli che lottavano per la libertà, lasciando dietro di sé una scia di malattie e dolore ma, come denunciato nell'inchiesta di Di Feo e dal neonato Coordinamento di lotta, la creazione di questi veleni ha preteso un prezzo altissimo anche dall’Italia stessa. Intere aree del Paese sono state contaminate, industrie e depositi nascosti per decenni da ministri e generali, per un segreto perpetuatosi nel silenzio e subìto da intere generazioni.
Il libro di Gianluca Di Feo
Ora molti documenti stanno squarciando quel velo e le denunce e testimonianze a lungo inascoltate delle popolazioni coinvolte meritano di guadagnare dignità e trasparenza emergendo da uno fra i più neri abissi della nostra storia recente. Per chi volesse maggiori informazioni sulle attività del Coordinamento nazionale per la bonifica delle zone contaminate, oppure intendesse contattarlo, questi sono i riferimenti utili:
http://www.velenidistato.it/
[email protected]
www.youtube.com/user/velenidistato
http://it-it.facebook.com/pages/Veleni-di-stato-No-grazie/207346725947343
E' inoltre possibile consultare la Mappa segreta delle armi chimiche nel nostro Paese, pubblicata qualche tempo fa proprio su l'Espresso, al seguente link: http://speciali.espresso.repubblica.it/popup/Italia_veleni/.
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