In concorso
“E allora?” mi chiede Teresa e non smette di fissarmi, la sua espressione preoccupata affoga nel mio silenzio.
“Non vorrai davvero farci fuori?” una sottile bava di paura sporca le parole di Giorgio.
“Ci cancelleresti così?! Senza esitazione e senza pietà?!!” sbotta Caterina
Non senza esitazione, penso e resto muta: la lingua non riesce ad articolare alcun suono.
“Siamo i migliori amici immaginari che tu abbia” blandisce Max.
La mia immaginazione è stanca, replico senza parole. La mia vita è stanca. IO sono stanca.
Chiudo.
Forse.
Magari solo per un po’.
O per sempre.
Camilla si soffia rumorosamente il naso e Stefano l’abbraccia per consolarla e per proteggerla dall’angoscia.
La colpa è mia.
Solo Giada si trastulla serenamente, parla con il gatto e cambia l’ordine delle formine dei biscotti: una volta, due volte, tre volte. Giada che non mette mai a fuoco gli eventi e raramente coglie il senso di ciò che le succede intorno.
Una stupidità che, in questo momento, le invidio enormemente.
Il PC lampeggia “Mail in arrivo”.
“Non la apri?” mi esorta Stefano che spera, credo, in un intervento divino che li salvi tutti.
Faccio spallucce. Mi chiederanno qualche ricetta, non so nemmeno se voglio ancora essere una pasticcera.
Questo fa innervosire Teresa “Tu SEI una pasticcera. Non è una cosa da decidere, è già deciso. Quello che noi tutti vorremo decidessi ora é se vuoi tornare alla vita o rimanere ancora lì a lungo, così graziosamente e oziosamente adagiata sul divano come una vecchia gatta spelacchiata!!”
Non mi rompere, dico senza parole e senza fiato e premo il tasto sinistro del mouse.
Mi chiedono una ricetta……….anche altro……una torta, una ricetta…….un turbine di parole che sembrano sprizzare colorate, saltellano e si rincorrono sullo schermo. Leggo una volta. Due volte. Tre volte. Prima di stabilire che chi ha scritto la mail è pazzo. O molto giovane. Giovane e pazzo. Anzi è una pazza. E io mi sento molto, molto vecchia. Come una gatta spelacchiata. Concludo rapidamente che non posso fare niente per lei e invece le scrivo “Si, ok, ti aiuto”. Poi aspetto il pentimento. Aspetto di sentire bruciare il dito che ha premuto su “invia” e mi aspetto, nondimeno, che il pavimentosi apra in una voragine e mi inghiotta mentre Teresa, Caterina, Stefano e tutti gli altri esplodono uno ad uno come i mostri di un filmetto horror di serie B.
Invece questo non succede. Max sorride e scambia un’occhiata d’intesa con Teresa, Stefano schiocca un bacio sulla fronte di Camilla visibilmente rasserenata e Giorgio molla una pacca sulla schiena di Stefano.
Sono tutti salvi, pure Giada che impila stampini per muffin chiedendo al gatto quale sia il suo colore preferito.
Il telefono squilla ed è lei. Lei fatta di energia e follia, schizzi e colori, lei che ti fa sorridere per forza.
Lei …tutta pois. Scuoto la testa e rido.
Quando riattacco la cornetta Giada annuisce.
Giada? Mah.
Così la cucina si riempie della consueta confusione organizzata. Io schizzo disegni e forme con la matita, immagino sulla lingua un sapore, poi un altro e un altro e cerco di immaginarli l’uno accanto all’altro, uno dopo l’altro come personaggi di una piece teatrale che entrano in scena in morbida sequenza.
Zebretta (come la chiamo io con licenza di nomignolo su un nick) vuole fare una torta “strampatorta”; vorrebbe metterci cioccolata, zenzero, radicchio, farina, mandorle e nocciole, birra, radici di folletto irlandese, crema ma anche no, forse palline colorate, confetti esplosivi, miccette, razzi e una bella spolverata di zucchero a velo. Perché è pazza, come ho detto prima. O molto giovane, l’altra ipotesi.
“Sì, bene, dall’alto della saggezza dei tuoi centodue anni hai pensato qualcosa?!” Teresa non si è scomposta più di tanto, né prima né ora. Teresa non si scompone mai.
“Mi piace” aggiunge sottovoce strizzandomi l’occhio “è una Zebretta molto intelligente”
Sì, è vero. Ha qualcosa di speciale. È sincera, vera, è vitale. Ma quello che mi colpisce più di tutto è che riesce ad essere tranquillamente se stessa senza che questo comporti complicate domande esistenziali.
Una cosa che ho sempre considerato scontata prima di conoscere vagoni di umanità infelice e sperduta.
“Vorrei una torta dalla forma un po’ naif” dico più che altro a me stessa, solo un pensiero più rumoroso dei precedenti.
“Ma gli ingredienti….. la metà di quelli che vorrebbe usare Zebra bastano……”
“………e avanzano” considerano Stefano e Camilla.
Che bravi allievi che ho.
“Non sa cucinare, vero?” mi chiede Max
“Uhm….no…mi ha detto……non tanto…..ma è una che si impegna”
“Allora dovremo pensare qualcosa di semplice.” Dice Giorgio, carezzandosi il mento pensieroso.
“Perché?” chiedo io “Il tema della torta è l’amicizia” spiego “ quindi una cosa semplice. Ma anche difficile. Roba golosa da mangiare con allegria e avidità. Ma che vuole i suoi momenti di riflessione, intimità. Attenzione, rispetto e sempre tante, tante amorevoli cure.”
“Il tema di cosa?” chiede Giada mentre con un movimento maldestro fa cadere tutte le formine appena impilate le une sulle altre.
“Basta, al lavoro!!!!”
Zebretta mi fa pensare al Nord. Non c’è un motivo, forse a causa di qualcosa che ci siamo raccontate sui viaggi. Se devo pensare una ricetta….mi fa pensare al Nord. E non ho tempo di chiedermi perché. Un classico del Nord è: nocciole, grano saraceno e ribes. Il ribes è rosso e allegro, il ribes è la risata argentina di due amiche che si raccontano storie buffe. Il grano saraceno ha una nota amarognola, il colore bruno ed un’aria vagamente misteriosa ed esotica. Non troppo strano ma nemmeno del tutto consueto: a Zebra le cose troppo “normali” non stuzzicano la fantasia.
Le nocciole invece sono per me: io le adoro.
Per il cake nocciole e grano saraceno
100g di farina di grano saraceno
50g di farina 00
100g di granella di nocciole
100g di zucchero
2 uova
50g di burro
1/2 bustina di lievito
1 tappo di rum
Circa ½ bicchiere di latte o di acqua
Apro le uova e le batto con lo zucchero finché sono spumose poi aggiungo il burro morbido.
Quando si unisce il burro alle uova montate può succedere qualcosa di brutto: tutto si affloscia e non si ripiglia più.
Lo so che è triste ma non ci si può fare niente.
Capita che il sorriso di qualcuno, la sua promessa, ti facciano sentire felice come un macarons bello gonfio, come un cup cakes dalla forma perfetta che sembra uscito dalle illustrazioni di una fiaba, felice come una fava tonka.
Capita all’Amore, capita anche all’Amicizia. Sembra che splenderà il sole per sempre e invece all’improvviso piove. A dire il vero trovo i macarons tanto belli da vedere quanto esageratamente dolci e stucchevoli, i cup cakes sono solo dei muffin (cioè impasto per ciambellone)sormontati da una vagonata di crema grassa e dolce a malapena commestibile e la fava tonka…….ma si può prendere sul serio una che si chiama “tonka”?!!!!!!!!
Insomma capitano cose che……..che non sono come te lo aspettavi. E non puoi farci niente.
Comunque una brava pasticcera non si spaventa per tanto poco e soprattutto sa su cosa può contare veramente, mode e frivolezze a parte. E ci sono uova che non si smontano, ricette che hanno un senso ed una storia.
E allora aggiungo alle uova montate (perfettamente) ed al burro la farina setacciata con il lievito, la granella di nocciole, il rum e ammorbidisco l’impasto con un po’ d’acqua (che preferisco al latte) per renderlo perfettamente cremoso. Metto l’impasto in una teglia tonda (diametro 20cm), imburrata ed infarinata. Poi in forno per circa 40 minuti a 180°.
Max dal PC legge le mail che arrivano da Zebra:“……. esteticamente ho in mente qualcosa...tipo una spirale di cioccolato o di cialda che sale a chiocciola ei macarons messi a scaletta o i riccioli marmorizzati di cioccolato che si specchiano sulla glassa a specchio...però,…...la faccio di cartoncino, eh!?!?! Ti pare che una roba del genere mi riesce a star su!?!?”
Non ho capito neanche una virgola di cotanta farneticazione. In compenso ci siamo fatti due risate e mi è sembrato di sentire strane risatine provenire da dietro i sacchetti di farina……….
Intanto Caterina prepara una crema leggera al mascarpone con
Crema rosa al mascarpone
60g di panna
30g di mascarpone
Zucchero q.b
Confettura di ribes …..q.p.
La panna ed il burro sono derivati dal latte: affini e diversi. Due punti dello stesso cerchio ma disegnati in un Tempo completamente diverso. Perciò montare il mascarpone con la frusta farà di lui una crema spumosa ma se si batte la panna troppo a lungo il siero si separa dalla materia grassa ed addio panna.
Bisogna fare attenzione.
La superficialità non ha amici.
L’approssimazione si avvicina solo alla crosta dei sentimenti più veri.
La panna è una cosa delicata.
Zucchero: q.b.= quanto basta, cioè de gustibus . Ma senza dolcezza che amicizia è?
Confettura di ribes: q.p = quanto piace. Il ribes è una nota aspra, il ribes non racconta una storia per una altra e non nasconde niente. Il ribes è il lato sincero della dolcezza. È più crudele dello zucchero, è sfacciato è scomodo come la verità, è, d’altro canto, rosso come l’amore. E secondo Zebra il rosa è mooolto femminile.
Montati panna e mascarpone con lo zucchero Caterina aggiunge un po’ di confettura di ribes e ottiene una deliziosa cremina rosa e morbida.
C’è un’altra mail, dice Max e legge: “ok, ho ponderato, ci ho pensato per benino...e ho cercato anche spunti su internet...direi che le torte decorate mi piacciono, ma mi piacciono ancora di più quelle senza troppi fronzoli...un po' eleganti... semplici...”
Menomale.
Max legge ancora “Niente Pasta di zucchero, ma tanto da quel che ho compreso anche a te risulterà stucchevole e "finta" ……..la glassatura mi piace.....e mi piacerebbe anche se non fosse omogenea ma a goccioloni.....i macarons non so come metterceli......decorativamente ci vedrei meglio delle cialdine o delle tuilles... (mai fatte e tremo al pensiero, ma se ci mettiamo in gioco tanto vale giocare!). Potrebbero andare al posto degli stravisti riccioletti di cioccolato...(scontati, vero?)………..poi qualcosa di rotondo, morbido, come una linea che ci unisce, non che ci spezza!tipo colatura o mousse o nuvoletta sopra (come sono le iles flottant!? le ho viste in una rivista e non so assolutamente che consistenza hanno...)”
“Ma cosa c’entrano le iles flottants??” Chiede Camilla, la fronte aggrottata. Anche Camilla sa che è un dolce al cucchiaio e nessuno di noi riesce ad immaginarlo “sopra” ad una torta.
Anche da dietro le uova qualcuno sghignazza……..
Teresa mi guarda. Naif od elegante?
Naif, ho detto naif.
Prelevo una porzione cilindrica di torta tagliandola con un coppa pasta rotondo. Taglio longitudinalmente la torta e la farcisco con la crema rosa al mascarpone. Veliamo tutto con una crema di burro e zucchero a velo da far indurire in frigorifero ed infine prepariamo la glassa al cioccolato.
Glassa al cioccolato lucida
100g di cioccolato 55%
100g di burro
10g olio di semi
Fondo il cioccolato e lo amalgamo al burro in pomata. Aggiungo l’olio. E poi verso sulla torta.
Con un po’ di cioccolato faccio dei grandi pois.
Ed infine mini-mini meringhette. Che si fanno come le meringhe normali ma piccole piccole che si asciugano in un attimo.
Zebretta….le meringhette le vendono anche già fatte ma…….mica barerai, eh?
Non so ma……ho l’impressione che il vasetto del miele si sia mosso……
Un gran fracasso di piattini e stoviglie mi distoglie da questi pensieri: è l’ora dell’assaggio e la cucina è piuttosto eccitata.
Teresa controlla l’aspetto del suo pezzo di torta, Max assapora voluttuosamente, Stefano e Camilla si scambiano piccoli bocconi e nel silenzio che segue mi sembra che nella mia vita non ci sia nulla che non va.
“Allora” chiede Giada con la bocca piena “non ci uccidi più?”
Chissà. Per ora ringraziate Zebretta, penso, e seguendo il filo dello sguardo di Giada mi pare di vedere…..qualcosa che…….. salta e si va a nascondere dietro il vaso delle nocciole……….
Questo post, in joint con quello di Zebra a pois partecipa al concorso di Al cibo commestibile.
Chi mi segue sa che non partecipo a contest, swap, raccolte et similia quindi questo è il primo e quasi sicuramente l’ultimo contest cui prendo parte. Colgo l’occasione per ringraziare Genny che lo ha indetto e la mia “socia” Zebretta per avermi, mio malgrado, coinvolta.
Magazine Cucina
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