Lo sai come vanno le cose, quello che non ritieni sarà mai un problema per te, alla fine, quando c’è di mezzo un bambino, diventa il problema. Per tutta la gravidanza lunga nove mesi tondi tondi ero certa di almeno due cose: la bambina sarebbe nata già in carne, e l’alimentazione non sarebbe stata un problema.
Se avessi avuto dalla mia il solito raziocinio, immancabilmente perso per qualche mesetto abbondante dopo il parto, avrei capito fin da subito la sinfonia: mi ci è voluto più tempo, ma quel che conta, lo dico sempre io, è capire, almeno alla fine. Tutte le certezze, quando si ha in braccio un pupo vanno a farsi benedire. Hai presente le tante riviste che si leggono con il pancione? Tutto lì è bianco o nero, forse per quello mi piacevano tanto, eppure no, le cose con Rebecca sono state di un colore intermedio fra il meraviglioso e il dannatamente difficile.
Non ho allattato e non per scelta. Non ho allattato e ne ho sofferto. Ok l’ho scritto! Che sai quale è stato il problema principale? Che volevo dannatamente farlo, che gli ultimi studi scientifici hanno dimostrato che solo un misero 1% di donne nel mondo non riesce ad allattare (e che cavolo!) e che da millenni il compito delle donne, il primo e atavico è stato quello del nutrimento, dei figli e del gruppo, e se una donna non sa nutrire?
Capirai bene che il primo mese di vita di Rebecca è stato duro, poi l’illuminazione. Ho scelto di non allattare! Il momento non era per niente romantico, l’apporto nutrizionale del mio latte faceva ridere, lo stress mi stava uccidendo, il rapporto con il mio seno quasi perso per sempre. E’ stato difficile mettere a tacere tutte le voci e le vocine di amici, conoscenti e parenti che mi dicevo che avevo fatto troppo o troppo poco, che avevo tentato troppo a lungo, o per troppo poco tempo, perché ne abbiamo già parlato, il genitore tutti lo fanno meglio di te no? Ho tirato dritta con un sorrisetto sornione, pensando che mi sarei rifatta con lo svezzamento. D’altronde io sono un’ottima forchetta, mia figlia non poteva essere che una “zazzagona” in cagliaritano, una mangiona in italiano.
Al quarto mese panico! Peggio dell’allattamento. Il primo pasto di Rebecca, secondo la pediatra sarebbe dovuto essere a base di brodo di verdurine (meglio se acquistato fatto), liofilizzato di pollo, olio vitaminizzato, pappetta di riso (o similari) e una spolveratina soft di parmigiano naturalmente marchiato! Ho preparato con attenzione certosina il brodo, aggiungendo, te lo confesso, un pochetto di sale, ho freddato la …. quella cosa, e gliela ho proposta. Panico. L’ho già detto? Mia figlia non ha mai mangiato omogenizzati, liofilizzati e brodi pronti e si che tra un cucchiaino e l’altro ballavo, cantavo, facevo cucu, vola vola, l’ascensore, il trenino, il porcellino affamato, il cagnolino stanco e il gattino golosone. Scene pietose che conoscerai bene, perché diciamocelo, ci siamo passate tutte. Niente. Ogni giorno mangiava di meno.
Poi un giorno ho capito il primo segreto delle mamme che ci sanno fare: ascoltare. D’accordo non parlano ma si fanno capire benissimo e mi ha fatto capire benissimo che voleva il mio petto di pollo, la mia pasta al sugo e la mia arancia. Da quel momento sono andata un po’ ad istinto che se tutti sono così bravi perché mai io non avrei potuto diventarlo? Brava intendo.
Oggi la bambina ha un anno e tre mesi, quindici mesi direbbero le mamme precisine che sanno tenere i conti per benino, cammina da che ne ha undici, parla, se dire mamma in maniera compulsiva, cacca e pipì, pappa e acqua si possa dire parlare, usa il vasino e udite udite, non è morta di fame nonostante me.
La morale di questa storia?
Ascoltala e vedrai che andrete d’amore e d’accordo;
- tutti sono più bravi di te, ma nemmeno te sei niente male;
- le pediatre non hanno sempre ragione;
- ogni bambino è un mondo a sé;
- le certezze e le affermazioni tipo “a me non succederà mai..” che poi ti succede davvero e c’è da ridere, riservale ad altri argomenti;
- meglio se fatto con le tue manine.
E l’ultimo mantra della mamma perfetta ma nemmeno tanto ci porta al cuore di questo post: la nuova merenda preferita di mia figlia, rigorosamente handmade. Ovviamente c’è chi crede che sarebbe meglio darle le pappette alla vaniglia o al cioccolato di qualche marca famosa, ricche in vitamine D e chissà che altro ma a noi interessa?
Le mini crostatine di mamma – Ingredienti
- ½ kg di farina;
- 250 gr di zucchero (di canna è meglio);
- 250 gr di burro (meglio mezzo burro e mezzo strutto);
- 3 rossi d’uovo;
- 1 uovo intero;
- 1 limone grattato;
- marmellata handmade.
Le mini crostatine di mamma – Procedimento
Amalgama tutti gli ingredienti come sei solita fare. L’unica attenzione da prendere è relativa al burro, meglio se freddo. L’impasto diversamente sarà difficile da gestire.
Metti in frigo la pasta frolla, imburra e infarina i pirottini e foderali con la pasta (fresca di frigo). Buca l’impasto che hai steso con una forchetta, coprilo con la marmellata e inforna a 180 gradi fintanto che l’impasto non inizierà a dorare e la casa a profumare di buono.