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Supereroi per caso

Creato il 24 maggio 2012 da Presidenziali @Presidenziali
Supereroi per casoIn una nuvolosa e suggestiva Seattle – che però in questo film perde ogni glamour, ogni aura hi-tech e fighetta, per somigliare a un qualsiasi buco di una qualsiasi provincia profonda dell’America Infelix – tre studenti delle superiori (tra cui uno solitario ed emarginato, con una tragica situazione famigliare e una fresca ossessione per la sua telecamera) scoprono per caso, in un bosco fuori città, una profonda cavità, il cui misterioso contenuto dona loro straordinari poteri telecinetici – e non solo.Quando si è bravi e ci sono le idee, possono venir fuori film piccoli ma belli come questo Chronicle, che usa i materiali e i linguaggi del cinema di genere, per costruire un amarissimo racconto di formazione. E' vero, dopo la prima mezzora, con tutte quelle scene girate con la solita macchina a mano o a spalla, che si muove impazzita come in tanti film indie-low budget già visti, ti vien voglia di urlare: basta ragazzi, non se ne può più, smettetela, lasciate perdere la steadycam e tornate alla camera fissa primordiale, quella dei Lumiere, e fateci riposare gli occhi e la mente. Quando poi i tre ragazzi protagonisti, si ritrovano in uno strano cunicolo a contatto con qualcosa di misterioso e acquisiscono di colpo dei super poteri, è altrettanto vero che vorresti fuggire dal cinema, perché di teenager dotati delle più straordinarie facoltà extragalattiche ne abbiamo visti tanti, troppi, nell’ultima decade. Ma per fortuna poi, il film abbandona l’ovvio e il déjà-vu, svolta, decolla, ci sorprende, diventa a tratti un bellissimo film, e ci si rende conto che quei primi 30 minuti iniziali, erano necessari per stabilire e definire il genere all'interno del quale si potesse inscrivere un racconto altro, diverso, per poterlo quindi, camuffare e per ingannare felicemente noi spettatori conducendoci senza che ce ne rendessimo conto, da un’altra parte. Una sorta di trompe-l’oeil narrativo. Il film si tramuta in una parabola amarissima sulla normalità stravolta, distrutta e incapace di resistere alla forza d’urto dell’”eccezionale” e dell’”imprevedibile”.Al di là delle considerazioni necessarie sull’intelligenza, sulla scaltrezza e sulle implicazioni meta-narrative di Chronicle, da un certo punto in poi il talento artistico e il gusto per lo spettacolo “puro” prendono totalmente il sopravvento. E fanno terra bruciata. Il tutto, grazie alla bravura (ma anche al casting perfetto) degli semisconosciuti attori protagonisti e a uno spirito strenuamente apocalittico. La seconda metà del film mette gradualmente da parte il tono più ironico e scanzonato e si lancia in un crescendo drammatico, esplosivo, irresistibile, in cui la moltiplicazione degli strumenti di ripresa non fa che amplificare le notevoli ambizioni di tragica grandezza del film.Lo sceneggiatore si chiama Max Landis e, ebbene sì, è il figlio del regista John. Ha 27 anni, mentre il regista Josh Trank ne ha uno di più, 28. Il loro film, costato 12 milioni di dollari, un budget ridotto per gli standard americani, ne ha incassati finora 125. Ma Chronicle fa molto di più che spendere poco e guadagnare molto. Questo film, infatti, non si limita a percorrere strade già percorse dai suoi predecessori, ma al contrario, ci riporta alla centralità delle idee, della bravura, della cura del racconto, dei personaggi. E ci lascia senza fiato in gola.
voto: 7

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