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take a walk on the wild side

Creato il 30 novembre 2012 da Hydepank

take a walk on the wild side

e laggiù un giorno chiederai
che vuoi rivedere la tua casa
le lunghe feste cosi gli addii
le gite in barca
tu perdi tempo
peter,tu che kensington resti?
ooo peter tu che kensington resti??
..dudu dudu
duddududu
dudu dudu
duddududu

Ho dei cugini più grandi di me, che all’epoca in cui andava di moda organizzare delle feste, beh, loro lo facevano. Facevano “la festa”. Mia cugina (con una g) organizzava ste festone e c’erano i dischi del fratello. E io ci fantasticavo sopra. C’erano un sacco di gruppi sconosciuti, o conosciuti poco, o di nome solo. Non capivo che caz di gruppo fossero, per esempio, gli Uriah Heep. Nemmeno Fausto Papetti, ma lì bastavano le pocce ignude in copertina. Comunque, c’erano queste feste, e io avevo undici-dodici anni e andavo lì e mi mettevo da una parte e guardavo. Mi piaceva la musica, mi piacevano le copertine dei dischi di David Bowie. Aladdin Sane! Che copertina meravigliosa. C’era Patty Pravo che la passavano alla radio tutti imbarazzati e un po’ ammiccanti per via di doppi sensi e derive di mutanda alimentate da Pazza Idea, soprattutto. Patty aveva inciso una versione di Walk on the wild side di Lou Reed (I giardini di Kensington), riscrivendo il testo (vedi l’insulso passo citato a inizio post) che assolutamente non si poteva tradurre mai e poi mai. Nel senso, altro che explicit lyrics… Scoprii solo più tardi, verso i 15-16 anni, che trattavasi di masterpiece di Lou con testo da raccapriccio. Cito senza tradurre…

Candy came from out on the island
In the backroom she was everybodys darling
But she never lost her head
Even when she was given head
She says, hey babe, take a walk on the wild side
Said, hey babe, take a walk on the wild side
And the coloured girls go

E ho preso a caso. Erano i mattoni fondanti, le pietre miliari su cui si poggiava una nascente minima base per decodificare la musica, quella da lasciar passare, quella che arrivava. Bene o male. Della festa di quel giorno ricordo che arrivò a un certo punto un tizio riccio-capellone, con una t-shirt a bande orizzontali bianche e blu. Pretese Prisencolinensinainciusol, l’ottenne, la ballò mulinando le braccia e roteando il bacino, inseguito da sospiri e battimenti delle palpebre schizzate in fuori per l’assenza urlante delle sopracciglia spinzettate di tutte le presenti. La moda. Alla fine della festa avrei voluto essere quel tipo, ma ancora non sapevo cosa ci fosse dentro Aladdin Sane. Men che mai sospettavo della bisessualità di David Bowie. A dirla tutta, non avrei saputo spiegarmi bene il significato della parola stessa. Ma vabbè, erano tempi. A me piaceva tanto Starman, la rimetto sul giradischi e via.

 


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