Magazine Bambini
In questi giorni si parla molto di tasse sulle bibite gassate e zuccherate come un possibile passo verso " un più alto livello di tutela della salute".
La nostra posizione, per quanto possa contare come un granello di sabbia in una spiaggia lunga Km, è che il provvedimento se non ha l' obiettivo di fare cassa è assolutamente inutile. A meno che non venga inquadrato in un progetto di ampio respiro che parli di alimentazione e stili di vita a 360 gradi e con tutte le fasce della popolazione.
Cosa mai fatta a memoria nostra in Italia.
La nostra esperienza quotidiana infatti ci porta a pensare che fino a quando non saremo tutti convinti che il primo e più importante farmaco a nostra disposizione sia il cibo e che la sua qualità sia determinante per il buon funzionamento del nostro organismo .
Ecco solo allora avrà un senso entrare nello specifico .
Pensare di tassare le bevande ed avere i distributori di merendine in ogni piano delle scuole è un controsenso .
Tanto quanto avere la tv piena di pubblicità, anche ben fatta, di energy drink ricchi di caffeina senza spiegare gli effetti pericolosi di questa sostanza se usata ad alti dosaggi o nei bambini.
Lo è anche pensare di aver bisogno di farmaci o integratori vitaminici per bambini stanchi a meta' mattina quando non fanno colazione o la fanno con the' zuccherati che spostano la curva glicemica e dopo un' ora richiedono altro zucchero.
Pensare di controllare l' ipertensione con una pastiglia e prendere dieci caffè al giorno accompagnati magari da venti sigarette è senza senso ma purtoppo è un comportamento abituale!
Proprio l'ipertensione è uno dei problemi più sottovalutati e che andrebbe fatta oggetto di campagne soprattutto per invitare al rispetto della terapia .
Infatti purtroppo meno del 60 % dei pazienti ipertesi segue rigorosamente le indicazioni dei medici . Correndo rischi facilmente immaginabili.
Pensiamo che agire su questo problema , se ci si vuole occupare della salute dei cittadini sia un obiettivo più serio delle bevande gasate e zuccherate .
Se volete approfondire vi riportiamo dal rapporto Osmed 2012 di cui vi abbiamo già parlato che approfondisce l' argomento cardiovascolare e le sue ricadute sulla salute dei cittadini .
Sperando che prima o poi qualcuno capisca che stili di vita ed alimentazione sono i veri argomenti seri da affrontare in un vera politica di prevenzione .
"Le malattie cardiovascolari rappresentano in Europa la maggiore causa di mortalità, con il 43% di tutte le morti negli uomini ed il 55% nelle donne. La stima di prevalenza cumulativa di queste malattie varia in base alle differenti fonti di informazione; in base ai dati di Health Search, ad esempio, la prevalenza di soggetti che sono affetti o che hanno avuto nel passato un episodio di ictus ischemico è pari al 2,7% della popolazione adulta, mentre per le malattie coronariche tale stima si attesta al 3,7%. Lo scompenso cardiaco, che in molti casi rappresenta il punto di arrivo di molte patologie coronariche, ha una prevalenza stimata intorno all’1%.
L’ipertensione arteriosa rappresenta il più importante fattore di rischio modificabile per malattie coronariche, ictus cerebrale, scompenso cardiaco ed insufficienza renale. La terapia farmacologica, ove la modifica dello stile di vita non sia sufficiente, diventa necessaria in pazienti con pressione arteriosa (PA) persistente ≥140/90 mmHg e nei pazienti ad elevato rischio cardiovascolare, anche in presenza di PA compresa tra 130-139 e 85-89 mmHg. Tut- tavia, sebbene gli studi clinici abbiano evidenziato per la maggior parte dei farmaci dispo- nibili un adeguato profilo di efficacia, lo studio EUROASPIRE III ha dimostrato che soltanto il 26% dei pazienti ad alto rischio cardiovascolare in trattamento antipertensivo raggiun- geva il target pressorio, mentre il 30% dei pazienti ipertesi riceveva una terapia inadeguata o addirittura nessuna terapia.
Generalmente, ai fini di un adeguato controllo della PA, la terapia dovrebbe essere man- tenuta indefinitamente. Tuttavia, recenti studi hanno evidenziato un numero elevato di sog- getti sotto-trattati ed una bassa aderenza (compliance) al trattamento. La non-aderenza esercita un duplice effetto sui costi sanitari, sia come conseguenza del costo di una pre- scrizione non efficace, sia in relazione ad una mancata riduzione dell’incidenza di eventi car diovascolari .
In Italia, l’onere finanziario per il Sistema Sanitario Nazionale connesso con questo gruppo di patologie è stato stimato a circa 17 miliardi di euro nel 2003, dovuti per il 69% ai costi sanitari (circa 12 miliardi, di cui 4,5 associati ai farmaci), per il 14% alla produttività persa e per il 17% alle cure informali. Ciò equivale ad un costo pro capite di 293 euro all’anno, pari a circa il 15% della spesa sanitaria complessiva in Italia.
L’identificazione dei soggetti ad elevato rischio cardiovascolare rappresenta pertanto uno degli obiettivi principali della prevenzione e costituisce la premessa necessaria per l’attiva- zione di azioni finalizzate alla riduzione dei fattori di rischio modificabili, dal cambiamento dello stile di vita all’intervento farmacologico. Tuttora si stima che circa l’80% degli eventi car- diovascolari che insorgono prima dei 75 anni è prevenibile. Tuttavia, il controllo dei fattori di rischio associati all’insorgenza degli eventi cardiovascolari maggiori rimane ancora piuttosto scarso, in particolare riguardo al controllo lipidico, al controllo dei livelli di pressione arte- riosa, ed al fumo, nonostante le linee guida nazionali ed internazionali individuino tale azione come prioritaria in una strategia rivolta alla riduzione dell’incidenza di tali patologie e dei costi ad esse connessi.
L’aderenza al trattamento con farmaci per l’ipertensione e lo scompenso risulta pari al 58,8% del totale dei pazienti ipertesi trattati nel 2011, dato in calo rispetto a quanto ri- levato nel 2010 (-3,1%). Tale riduzione si è osservata prevalentemente nelle Regioni del Nord (-3,6%) e del Centro (-3,4%), seguite da quelle del Sud (-2,3%). L’analisi regionale attribuisce alla Liguria le stime di aderenza più basse per tutte le indicazioni cliniche considerate (53,8%), mentre le Marche e l’Umbria rappresentano le Regioni più virtuose (63,7%).
La percentuale di pazienti aderenti migliora sensibilmente con l’aumento della severità clinica del paziente, in presenza di diabete mellito (70,4%), scompenso cardiaco (71,4%) e malattia renale cronica (72,3%). L’aderenza appare particolarmente legata sia al genere, essendo maggiore nei maschi in tutte le patologie considerate, sia all’età, dove viene raggiunto il livello massimo nella fascia di età 66-75 anni."
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