Riceviamo dalle Associazioni Comitati dei cittadini – Firenze e Italia Nostra Onlus questi appunti per una discussione necessaria e condivisa
Mentre i lavori per la stazione Foster nell’ex area dei Macelli procedono con la costruzione dei diaframmi, la preparazione del cantiere e la collocazione delle enormi benne per lo scavo e il trasporto delle terre, è ancora incerta la data di inizio dei lavori per la perforazione dei due tunnel (6 Km da Campo di Marte a Castello).
Foto 1: Il cantiere per la stazione AV nell’ex area dei Macelli a Rifredi
Attualmente a Campo di Marte – dove inizierà la trivellazione – dopo aver costruito i diaframmi che arrivano a 30 m di profondità, si scava per la formazione della discenderia e del pozzo lancio frese (in cui verrà assemblata la macchina scavatrice) senza realizzare la batteria di pozzi prescritta dall’Osservatorio Ambientale per travasare l’acqua di falda da monte a valle dell’imbocco. Ma la data di inizio dei lavori del tunnel è stata rimandata. Attualmente è prevista per la fine dell’anno.
Foto 2: Lo scavo del “pozzo lancio frese” nell’area della stazione di Campo di Marte
Una parte del materiale terroso prodotto dallo scavo (1.350.000 mc) verrà utilizzata per realizzare una duna nell’ambito del progetto di recupero ambientale della ex cava di lignite di Santa Barbara nel comune di Cavriglia.
Per questo, dopo che è stato emesso il decreto di approvazione della Valutazione di Impatto Ambientale con una serie di disposizioni, è stata completata la verifica di ottemperanza delle prescrizioni dettate dalla Regione Toscana (dipartimento VIA) ed è in corso lo stesso tipo di verifica delle prescrizioni dettate dal Ministero dell’Ambiente. A questo punto però le cose si sono complicate.
L’ingegner Massimo Perini, tecnico di parte nella causa preventiva intrapresa da alcuni cittadini verso RFI ha scritto: «La tecnologia di scavo con la fresa TBM (Tunnel Boring Machine) di tipo EPB (Earth Pressure Balance), la così detta “talpa fiorentina”, prevede l’utilizzazione di additivi chimici per trasformare il terreno del fronte dello scavo in una melma che bilancia la pressione dello scudo e fluidifica il terreno favorendone il rapido smaltimento in superficie. Questa alterazione (con termine tecnico “condizionamento”) fa perdere lo stato naturale al terreno e lo contamina trasformandolo in un rifiuto speciale che va inviato a discarica e non può essere utilizzato tal quale come materiale da costruzione né tanto meno per interventi di recupero ambientale».
Il Ministero dell’Ambiente con decreto VIA del 29/7/2009 aveva infatti raccomandato di verificare che quel materiale di scavo risultasse effettivamente costituito da terre e rocce di scavo e che lo si potesse escludere con certezza dal regime normativo a cui sono sottoposti i rifiuti.
Mentre la Regione ha demandato la questione al Ministero, quest’ultimo, nell’incertezza, ha chiesto il parere dell’Unione europea.
Nel frattempo la verifica di ottemperanza è stata sospesa e sembra che non verrà ripresa prima di un anno.
Visto che le terre, in attesa di completare la VIA non potranno essere portate a Santa Barbara ci chiediamo:
- Quando inizieranno realmente i lavori per la realizzazione delle gallerie ?
- Cosa avverrà se RFI non potra’ PIU’ collocare il terreno DI RISULTA A SANTA BARBARA?
In un caso analogo, cioè lo scavo per la Linea C della Metro di Roma, la Regione Lazio, nell’agosto 2009, ha considerato quelle terre come scorie speciali, consegnandole all’Area rifiuti della Direzione regionale Energia e Rifiuti.
Difficile credere che le terre fiorentine siano più “naturali” di quelle romane visto che la macchina usata è dello stesso tipo.
Oltre al problema della classificazione e gestione delle terre (operazione dagli esorbitanti costi) che sulla carta potrebbe essere fatale al sottoattraversamento, vi sono poi altri ostacoli che ritardano l’avvio e soprattutto la conclusione dell’opera.
Prima di tutto la sistemazione del resto della terra di scavo nella stessa cava (1.500.000 mc) il cui progetto, già depositato presso la Regione Toscana, comporta una nuova procedura di VIA.
Poi l’uso di una sola talpa, invece delle due previste inizialmente, che prolunga considerevolmente i tempi di esecuzione. E questo senza considerare eventuali vuoti di bilancio ed imprevisti.
Del resto dell’approssimazione e dei rischi di questo progetto, concepito più di venti anni fa e mai veramente verificato alla luce di un unico protocollo concordato con RFI, abbiamo già parlato e parleremo ancora. Soprattutto alla luce dei recenti avvenimenti del Giappone che ci ricordano come, nel nostro caso, vi sia stata anche una grave sottovalutazione del rischio sismico, calcolato in modo semplicistico nel caso della stazione AV e addirittura non calcolato nel caso delle due gallerie.
Mentre la città è costretta a subire questa “operazione a cuore aperto”, mentre i tempi si allungano e i costi salgono, i profitti delle imprese costruttrici certo non diminuiranno.
Intanto a febbraio il Presidente della Regione Toscana Rossi, su sollecitazione dell’Associazione IDRA, ha inviato una lettera al Ministro Prestigiacomo chiedendo una ricognizione della correttezza amministrativa nell’iter approvativo del progetto della nuova stazione AV.
Il Sindaco Renzi, da tempo adeguatosi al mercanteggiamento sulle opere compensative, non ha ritenuto di sottoscriverla.
Purtroppo per noi però nessuna compensazione potrà risarcire il danno prodotto alla città da quest’ opera
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