Qualche giorno fa qualcuno ha chiesto a Kevin Costner (59 anni) perché si è messo a fare la pubblicità del tonno Riomare. La risposta è stata: “Così posso produrmi i film che Hollywood rifiuta di fare”. Robert De Niro, invece, ai suoi splendidi 70 anni, da un po’ di tempo si è messo a fare filmacci nel genere commedia (Last vegas, Manuale d’amore 3, tutta la serie di Ti presento i miei) per poter pagare da vivere ai suoi sei figli e alle tre mogli che ad oggi hanno riempito la sua vita sentimentale. Due motivazioni, quella di Costner e quella di De Niro, diametralmente opposte, ma meritevoli dello stesso rispetto. Come biasimare soprattutto il buon vecchio Bob…?
The Big Wedding di Justin Zackham rientra a pieno titolo in questo filone di film che fanno cassa e cassetta. In un mondo bomboniera che tanto ricorda la danzante frivolezza di Mamma mia!, va in scena la più classica storia di matrimonio (e altri disastri) di una giovane coppia di innamorati. Alle loro spalle una grande famiglia a dir poco ingarbugliata, con genitori divorziati e adottivi, figlie incinte e figli che mai hanno vista una donna, “parenti” puritani e suocere lesbiche. Il risultato è una commedia che alla lunga stanca, fiacca, e perde quel fresco brio riscontrabile nella sua primissima parte. Sul grande schermo un cast di vecchie glorie dominato, appunto, da un Robert De Niro mattatore, che, anche se privo delle brillantezza di un tempo, conserva un surrogato del suo vecchio “fascino”. Faccia da schiaffi, occhietti vispi, risatina di chi ne ha appena combinata un’altra delle sue. Dal Duemila ad oggi, in effetti, sono pochi i film indimenticabili di De Niro, ma l’ex toro scatenato è la perfetta incarnazione di quel divo di Hollywood che fa certi film per tirare la carretta, di quelli che hanno piegato il cinema alla vita.
Comunque sia, in questa rimpatriata di attori navigati è senza dubbio il migliore. Diane Keaton (68 anni) stucca sin dall’inizio, ingessata oramai nel solito tailleur pantalone, nella solita faccia tirata di rughette, nel solito sorriso a trentadue denti da vecchietta che finge di sentirsi arzilla quando non lo è più. Anche se relegata in una parte minore, Susan Sarandon (67 anni) è forse la più scornata del gruppo, quella che più di tutti ha intrapreso la via del tramonto. Il suo personaggio non ha carattere, è anonimo, privo di alcun appeal sulla storia e sul pubblico. Quarto grande vecchio è Robin Williams (63 anni). Anche lui non azzecca un buon film da vari anni (forse l’ultimo è L’uomo dell’anno del 2007). Qualche smorfia, qualche battutaccia ben detta, ma niente altro. Rimane lì, a mani giunte, nel ruolo di un prete che beve un po’ troppo ed prega troppo poco.
Inutile e improbabile ricercare in questa commediola da quattro soldi pretese analitiche sull’infiocchettata borghesia americana o sulla “politica” del matrimonio oggi. The Big Wedding è solo un carrozzone di personaggi e situazioni spinti, pur con leggerezza, all’estremo, con gag che più di una volta sfiorano lo slapstick e finiscono in caciara. Tutto, o quasi, è ovvio e prevedibile. Ma il wedding movie, che ha il suo imperituro seguito di pubblico, è ormai fermo da anni o allo stadio del sentimental-andante (della serie Se scappi ti…) o a quello della pura goliardia che ha il solo fine di strappare quattro risate. E The Big Wedding in questo riesce. Ma non chiedetegli di più…
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