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The Freak’s Note collection Il sogno

Da Thefreak @TheFreak_ITA

Non c’è occhio d’uomo che abbia mai sentito, né orecchio che abbiamo mai veduto, non c’è mano che abbia mai assaggiato, né lingua che abbia mai toccato, e tantomeno cuore che abbia mai raccontato, un sogno come il mio. (Rocchetto, Sogno di una notte di mezz’estate)

Un corridoio d’ombra, una parete di luci islandesi, una coperta scura di stelle visibili, fotografie a bassa risoluzione, diaframma otturato e cuore spalancato con i suoi battiti amplificati da un’acustica nuova.

L’anticamera del sogno spesso si presenta con queste fattezze.

Un attimo preciso che intercorre tra la chiusura dalla vita terrena e l’accesso a un mondo che ragiona e si muove con canoni propri.

Quando gli occhi vanno a schiudersi, con un movimento di palpebre di cui non controlliamo la scansione, la mente si immerge pian piano nel baratro sospeso del sonno e ci lascia traghettare dentro una dimensione che anche il miglior Freud non è stato in grado di rendere in tutta la sua completezza.

Il sogno, i sogni. Tanti, pochissimi.Troppi. Ricorrenti come smemorati, intensi come inquietanti, immaginari come fin troppo reali.

La straordinaria sequenza dei sogni di ognuno rende l’idea di come la nostra immaginazione riesca a viaggiare con una velocità e con degli strumenti che esulano da qualsiasi comprensione risoluta.

Siamo altri, nei sogni. Siamo belli. Di una bellezza tutta personale, sfacciata, senza artifizi quotidiani, finzioni da copertina, siamo puri e siamo potenti.

Bramiamo spesso l’avvento dei sogni perché riusciamo ad esulare da quello che ci tormenta o diversamente diventiamo quello che più ci mette paura, ci terrorizza.

La bellezza del sogno è la sua imprevedibilità, il suo scorrere con un tempo proprio, un’immortalità indefinibile.

Il sogno che si schiude la notte è sfuggente come impalato nell’attesa di essere vissuto.

Il sogno che si percorre di giorno va ad attingere forza dalle scorte che si sono consumate nel regno dei dormienti. Siamo lucidi, svegli, eretti, ma mastichiamo quella consistenza pastosa e ovattata che ha reso meravigliose le ore in cui vivevamo dentro il sogno.

L’uomo a contatto con la materia dei sogni è un uomo libero, senza pudore o freni, irrazionale e selvatico, padrone di quello spazio, incurante di ogni conseguenza, ma non è in grado di decretare l’avvio e il termine del suo attraccare nel porto dei sogni. Non può calcolare né fermare il tempo in cui si inizia a sognare e non può stabilire la continuazione o la fine del sogno.

Ci sono occasioni in cui i sogni scuotono in modo così vigoroso che ci svegliamo nel cuore della notte, come al bordo dell’alba, trafelati e agitati, con ancora calde le emozioni che ci stavano percorrendo durante il sogno.

Ci sono altresì volte in cui la fase Rem (rapid eye movement) detta anche la fase di sonno paradosso ci distacca dolcemente dal sonno lasciandoci confusi ma placidamente accoccolati, come se una culla di edera e rose si fosse materializzata al posto del letto, e noi stessimo seguendo quell’ondeggiare sublime che non appartiene a nessun raziocinio.

I detrattori più cinici e sprezzanti si fanno beffa e scherno dei sogni. Roba da poppanti della vita, da illusi cronici, Non c’è salvezza nelle loro parole ma solo implacabile disappunto verso coloro che si nutrono di sogni, coltivano la loro scia, ne richiedono la loro necessaria venuta.

Se la fantasia fosse al potere costoro dovrebbero inchinarsi e chiedere scusa a chi, appunto, ostinatamente non vuole rinunciare a godere di una realtà, quella del sogno,  che non risponde a canoni empirici o a definizioni eloquenti, una realtà senza razzismo né colori predominanti, che accoglie tutti ed esiste perché tutti ne costruiscono le fondamenta, negli istanti in cui si invoca, in cui si vuole colmare la fame di sogni.

E i sogni ci condizionano fortemente sulla terra dei non dormienti, nel mondo terrestre.

Chi tiene i suoi sogni freschi e copiosi si riconosce in una fila di corpi. Come se avesse intorno un’aura particolare e percepibile con l’ausilio di tutti i sensi, chi non si vergogna di sognare si presenta con un fascino fatato e attira inevitabilmente l’attenzione altrui, come qualcosa di magnetico e inevitabile. Il sorriso di costui o costoro è un sorriso spianato e brillante, la carne è armoniosa e distesa, gli occhi sono vispi e colmi di una forza leggiadra ma penetrante.

Li riconosci dentro un milione di gente.

Si sogna, e si sognano le cose più disparate. I desideri fagocitanti di realizzazioni e ambizioni calate nel reale, che possano rientrare in categorie da oroscopo, lavoro, amore e salute, che possano andare oltre la bramosia più semplice e immediata, quasi a lanciare un fuoco d’artificio in un cielo di china scura, e incantare tutto il resto, e quindi divenire il migliore, il più bravo, il presidente della Repubblica.

Si sogna di volare, di poter frugare nel futuro, o di trovare lo stargate per andare a ritroso nel passato, di compiere corse in posti lontani, di navigare l’universo, di combattere draghi, di assumere sembianze diverse, sublimare fino in fondo ogni fantascientifica voglia.

Oppure si sogna tutto quello che non ci appartiene, che siano emozioni come stati d’animo. Non si può tradurre la lingua di un sogno. È universale, ricopre tutte le lingue e le manifestazioni lessicali. Non sposiamo una patria, siamo cittadini di ogni luogo.

Tuttavia e per fortuna i sogni parlano, raccontano e ci raccontano.

Il vocabolario dei sogni può essere ricreato a maniera, ed è un esperimento che questa settimana vuole essere applicato alla Freak’s Note.

Unire musica e parole, come di consueto, ma utilizzando le parole che i Freak’s hanno voluto accostare ai loro sogni, alla loro scelta dei brani e quindi alla loro idea di “Dream”.

 

Ogni canzone è un riassunto delle vibrazioni pulsanti che toccano i ragazzi di The Freak quando si accingono a sognare o quando bruciano i sogni.

Come se fossero tanti fiammiferi ardenti il cui combustibile va a tracciare il filone onirico che lega i sogni alle note, le parole scelte riflettono la vera essenza di quell’afflato sentimentale, e illuminano e riscaldano le anime di chi c’è dietro a tale lessico, a tale musica e a tutti i sogni che evocano e vanno a sprigionare.

 

Che questa incantevole e liberatoria catena, benedetta dal buon Morfeo, possa allietare i vostri timpani e i vostri padiglioni emotivi. Che possiate godere della ventata sognatrice che noi vi proponiamo, noi di The Freak che stiamo rincorrendo il “nostro sogno” in perpetuo divenire, e che possiate sempre seguitare il consiglio che Marcel Proust ci invita a condividere ( e lui di sogni aveva capito tutto)

 

“Quando un animo è portato al sogno, non bisogna tenervelo lontano, razionarglielo. Finché distoglierete il vostro animo dai suoi sogni, non li conoscerà; sarete in balia di mille apparenze perché non ne avrete capito la natura. Se un po’ di sogno è pericoloso, quel che ce ne guarisce non è sognare di meno, ma di più, fare tutto il sogno. (Marcel Proust)

 

Buon Ascolto

 

If only tonight we could sleep – The Cure parola: SOSPENSIONE

 

Dormi e sogna – Avion Travel parola: ILLUSIONE

 

Il musichiere 999 – Baustelle parola: ROVESCIO

 

Burn it down – Linkin Park parola: DISTRUZIONE

 

No Apologises – Eminem parola: INDIPENDENZA

 

Special Needs – Placebo parola: DESIDERIO

 

How to Love – Lil Wayne parola: DESTINO

 

Film Muto – Nobraino parola: COSTRUIRE

 

Il mio canto libero – Lucio Battisti parola: VOLARE

 

Atlantide – Francesco De Gregori parola: SMARRIMENTO

 

Staralfur – Sigur Ros parola: EVASIONE


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