Il giardiniere costante siede vicino alle rose ferme, affondate nel mattino, ancora velate dall’ultimo sospiro della notte.
Sfiora con le dita gli steli induriti dal gelo e raccoglie nella mano le gocce di rugiada posate sui petali.
Porta la mano alla bocca e la rugiada alla lingua. Nella bocca il freddo della notte cede nel suo fiato e ad occhi chiusi il giardiniere fluttuante assapora il palpito dei sogni sognati in letti a lui sconosciuti.
Si cura delle sue rose con la sapienza delle mani e l’attesa dei giorni i quali lascia sciogliere lenti uno dietro l’altro. Offre il sole alle sue rose, gli porge la pioggia, le bagna con il suo amore fedele. Il giardiniere ardente piange di nascosto, nasconde una ferita di spina incisa nel cuore. Attende.
La sera siede davanti al camino dove la legna secca scoppietta nel fuoco. Allunga le mani stanche verso il calore e appoggia lo sguardo sulle fiamme . Lo dimentica li, contando senza fretta il tempo che passa in un’attesa muta e cattiva.
Il giardiniere silente ha avvolto le rose con la speranza per ripararle dal gelo, le ha accarezzate con i sospiri più dolci per salvarle all’Inverno, preme una mano sul cuore e sulla ferita di spina, su quella ferita spaventata e fragile.
In un mattino denso di bruma la rosa più bella bussa alla porta, ha i piedi scalzi ed indossa un vestito troppo leggero. Il giardiniere accogliente prende le sue mani intirizzite tra le sue, la avvolge in un abbraccio d’albero, la posa sul petto per donarle tutto il calore che ha conservato per lei e dentro di sé avverte scorrere cera fusa. Aspira il suo profumo e dimentica l’Inverno. Tra i seni di lei nasconde il pianto, su quel corpo flessuoso e morbido stende la pazienza e la fiducia come una coperta. Le posa sul viso un sorriso sottile, leggero come un petalo. Scivola come cera fusa e si dimentica del tempo.
Inavvertita arriva la sera. Lei carezza commossa quell’amante intenso e struggente, con un ultimo bacio lo accompagna nel lago sereno del sonno poi, mentre il giardiniere dormiente respira piano, si alza. Prende tra le mani piccole e delicate manciate di farina. La fa scorrere come una pioggia di desideri tra le dita, la impasta con il dolce e con l’amaro, mette il sapore dei baci e l’illusione di una promessa. Mescola sul fuoco, lentamente, la crema di uova. Batte la panna. Lava le bacche rosse colte dall’Albero delle Fragole. Rosse fragole accese come la Primavera ma fragole, invece, dell’Inverno. Ha trovato il frutto e il fiore insieme nello stesso momento, sull’Albero delle Fragole, come la Primavera e l’Estate allacciate l’una all’altra.
E invece è ancora Inverno.
Un incantesimo. O una bugia. Forse un inganno o forse una magia perfetta e breve destinata a durare solo per un giorno, fino al termine della notte.
E mentre l’alba si avvicina dolcemente lei posa sulla tavola il suo dono per l’uomo che l’ha amata come fosse il fiore più bello. Poi chiude gli occhi e si stende nel profumo di rosa e fragola.
Il giardiniere fluttuante siede vicino alla sua rosa ferma nel mattino, ancora velata dall’ultimo sospiro della notte. Ha leccato la sua rugiada, respirato il palpito dei sogni che ella ha appena sognato.
L’ha curata con la sapienza delle mani, le ha offerto il sole e la pioggia, l’ha bagnata con il suo amore fedele.
Ora quieto attende.
Di vederla svanire.
Quando ricomincia a nevicare nel buio dell’Inverno, il giardiniere paziente siede vicino al camino dove bruciano ceppi di legno secco. Preme la mano sul cuore, nel punto dove c’era una spina, e lancia tra le lame di fuoco quei sogni sognati da poco, uno ad uno, perché stiano al caldo, al riparo. Perché volino via dal comignolo insieme al fumo e si posino da qualche parte per essere sognati ancora.
Nell’aria resta il profumo di rose e di fragola.
Il giardiniere costante attende.
Quello che nei paesi del Nord chiamano Strawberry Tree, l’Albero delle Fragole, è la pianta di corbezzolo. In questa stagione fiorisce e contemporaneamente fruttifica. Le sue bacche sono delicate e fresche come fragole, meno dolci ma altrettanto succose.
Quella che segue è una classica crostata di frutta,come quelle estive ma guarnita con una magia dell’Inverno. Come tutta l a frutta di bosco e le stesse fragole, il corbezzolo è saporito quando è ben maturo ma una volta colto deperisce velocemente. Questa torta si conserva in frigorifero al massimo un giorno.
Ingredienti per uno stampo da 20cm.
Per la frolla:
200g di farina
100g di burro
100g di zucchero
Scorza di limone grattugiata
Un tappo di grappa
Per la crema chantilly:
2 uova
50g di zucchero
20g di farina
¼ di latte
Scorza di limone intera
200g di panna montata
Cioccolato bianco facoltativo
Corbezzolo q.b.
Preparare la frolla come di consueto sabbiando burro e farina (vedi qui). Portare il latte ad ebollizione con una scorza di limone. Montare uova e zucchero, aggiungere la farina quindi versare sul composto il latte caldo, a filo. Rimettere sul fuoco e cuocere per tre, quattro minuti sempre mescolando energicamente con la frusta. Far freddare la crema.
Foderare lo stampo e cuocere il guscio di frolla in bianco a 180° per circa 30 minuti. Sfornare e far freddare.
Quando la crema è fredda amalgamarla con la panna montata. Sciogliere circa 40g di cioccolato bianco e stenderlo sul fondo del guscio (facoltativo). Farcire il guscio con la crema chantilly e decorare con le le bacche di corbezzolo. Conservare in frigorifero.