Sorride sempre. Anche quando le girano palesemente i coglioni. E’ disponibile, carina e risponde alle domande idiote la cui risposta è scontata. Gentile e servizievole anche con chi non lo merita, fa un lavoro faticoso, non solo fisicamente (sempre in piedi, sempre in movimento, le vene che scoppiano, la circolazione che va in ferie, spalle e polsi che si piegano sotto al peso dei piatti) ma soprattutto psicologicamente. Avere a che fare con la gente, in quello che dovrebbe essere un piacevole momento di relax, può trasformarsi in un incubo. Perchè alcune persone sembrano uscire di casa e recarsi al ristorante non per stare bene, ma per rompere il cazzo!!!
Difficile mestiere, non si tratta solo di portare piatti, ma è un delicato equilibrio tra efficienza e cortesia, tra un sorriso e la rapidità, tra l’intrattenersi ad un tavolo mentre con l’occhio controlla il resto della sala, tra il fare tre cose insieme mentre sta pensando alla quarta, passando dall’inglese allo spagnolo all’italiano mentre cerca di capire i farfugliamenti di un giapponese ed interpreta i ruggiti monolitici di un russo. Difficile rispondere educatamente quando la situazione imporrebbe un vaffanculo giagante. Difficile stare dietro alle più piccole follie e manie dell’essere umano che si concretizzano con richieste assurde e senza senso. Ma lei sorride ed acconsente: se c’avete le turbe voi, non mi devono mica venire a me? A questo proposito, il mantra che si ripete costantemente è questo:
Curioso osservatorio di casi umani, il ristorante, grande osservatrice, la cameriera: famiglie infelici, coppie emozionate, giovani spavaldi in gita, strane accozzaglie di escort e vecchi bavosi, combriccole di amiche che puntano il collega maschio, combriccole di amici che fanno gli splendidi, bambini noiosi e bambine che fanno gli origami con i tovaglioli, industrialotti giacca&cravatta, professionisti composti, modaioli che si sentono Dio, fighetti&fighette, signore anziane che fanno le merde gratis, gente poco educata che la tratta come se fosse l’ultima stronza della terra. Peccato, care signore incipriate, che non potete sapere con chi avete a che fare. Sotto al grembiule ci può essere chiunque, al di fuori di ogni ipocrisia classista. Il rispetto e l’educazione valgono più di tutte le mance che potete lasciare (e che non lasciate quasi mai). Pidocchiose.
A volte è una necessità a volte è una vocazione, in entrambi i casi servire è un’arte. Per il piacere del prossimo, per mettere da parte due soldi ed inseguire i propri sogni, per avere materiale umano da osservare, per imparare a cucinare sbirciando i cuochi di nascosto, per distrarsi dagli altri lavori, per amore e passione proprio per questo lavoro. Qualunque sia il motivo a spingerla in questa delicata mansione, lei è dotata di una sconfinata pazienza, che se non ha, è costretta a farsi venire a furia di mordersi la lingua quando all’ennesima richiesta inutile vorrebbe rispondere “ti sei accorto della cazzata che mi stai chiedendo?”..
Come un funambolo gestisce l’equilibrio con gli avventori di passaggio, con i clienti storici, con i colleghi, con il capo, con i parenti di tutti e gli amici di tutti gli altri, con i cuochi e con i lavapiatti, facendo attenzione a come risponde perchè tutti, proprio tutti, possono offendersi. Difficile, sì. Piacevole, anche. Con il suo lavoro può incontrare di tutto, anche persone interessanti, gentili, affettuose alle quali si dedica con cura e dalle quali viene ricambiata. Un sorriso in più, un grazie, un “come stai oggi?”, una cartolina che arriva da lontano, un messaggio lasciato su una tovaglietta, il numero di un bel fio lanciato per caso nel grembiule, l’abbraccio di un amico ed il ritorno di clienti habituè hanno il potere di riempire il cuore. Così come 50 € di mancia lasciate da un tavolo.
Siate carini con lei e lei lo sarà con voi. Più siete stronzi più probabilità ci sono che dietro a quel sorriso di convenienza si celino i peggiori dispetti. Non scordate che chi vi porge il piatto, è lei…
Alway be kind with the waitress