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The wedding: primo capitolo online

Creato il 26 luglio 2010 da Alessandraz @RedazioneDiario
THE WEDDING di Beth Fantaskey
Traduzione di Sara Reggiani
Mindy Stankowicz, la mia migliore amica – se così potevo ancora considerarla, come speravo – era completamente in balia della folla di rumeni che le sfrecciava accanto, per dirigersi a passo deciso al recupero bagagli del frenetico Aeroportul Intenaţional Henri Coandă.
Volevo correrle incontro, ma rimasi ancora qualche secondo a guardarla mentre cercava il mio viso fra tutta quella gente, lanciando di tanto in tanto un’occhiata alla miriade di segnali scritti in una lingua che nemmeno i miei quattro mesi in Romania potevano ancora permettermi di decifrare.
Bagaje pierdute… Conexiune gara… Carucioare bagaje…
In un certo senso eravamo entrambe straniere in una terra a dir poco bizzarra, novizie alle prese con una cultura profondamente diversa da quella in cui eravamo cresciute e ora persino estranee l’una all’altra, sebbene fossimo amiche dai tempi dell’asilo.
Mindy iniziò a muovere un passo, titubante – poi si fermò di nuovo, visibilmente indecisa su quale direzione prendere e lì rimase. Mi sentivo i piedi inchiodati al suolo mentre tentavo d’imbrigliare le emozioni che si erano risvegliate in me alla vista di un’amica appartenente al mio passato recente, la persona che aveva assistito a tutto ciò che mi era accaduto durante le scuole superiori, dal giorno in cui Lucius Vladescu aveva fatto ingresso nella mia vita a quello in cui avevo temuto che me lo portassero via, per sempre.
Ripensando ai nostri ultimi mesi di scuola, non riuscivo ancora a distinguere se fosse stata Mindy ad abbandonarmi o se piuttosto fossi stata io ad abbandonare lei, quando la relazione con Lucius aveva iniziato a farsi più intensa. Mindy aveva cercato di aiutarmi a superare tutto ciò che stavo passando per via di Lucius, Faith Crosse e Jake Zinn, ma io l’avevo respinta per paura di dirle la verità sui miei sentimenti per Lucius – e sulla sua vera natura. Su ciò in cui io stessa mi stavo trasformando. Tuttavia il modo in cui Mindy aveva respinto il mio gesto affettuoso, un giorno, durante l’ora di ginnastica – come a voler rinnegare la nostra stessa amicizia – mi aveva ferito…
Chi di noi due si era comportata peggio?
In piedi in mezzo a quell’aeroporto caotico, circondata da sconosciuti che tiravano i loro bagagli giù dai nastri, mentre gli altoparlanti trasmettevano annunci nelle lingue più svariate, come in una sorta di moderna Torre di Babele, Mindy mi apparve di colpo indifesa e un dettaglio cruciale del nostro passato riaffiorò nella mia mente.
La notte in cui Lucius per poco non era stato distrutto – il giorno del mio diciottesimo compleanno, quando quasi tutti, perfino i miei genitori in un certo senso, ci avevano voltato le spalle – Mindy mi aveva chiamato per avvertirmi che Lucius era in grave pericolo.
Anche lei aveva avuto delle remore nei suoi confronti, temeva che avrebbe potuto farmi del male, ma alla fine si era dovuta ricredere e aveva persino tentato di salvargli la vita. L’aveva fatto per me, perché aveva già capito che l’amavo.
Magari se non avessi fatto irruzione nel fienile quella notte, decisa a intervenire, le cose sarebbero andate in maniera un po’ diversa. Magari Ethan Strausser avrebbe afferrato il paletto prima di Jake e Lucius a quest’ora non sarebbe più stato fra noi…
Di colpo sentii i miei piedi liberarsi e, un istante dopo, non stavo camminando verso Mindy, stavo letteralmente correndo. Senza nemmeno pensare a come le cose sarebbero state diverse fra noi – io ero un vampiro, che mi piacesse o no, e non c’eravamo più viste dopo la mia trasformazione, non avevamo nemmeno avuto il tempo di parlarne, a dir la verità – mi feci largo fra la folla e spalancai le braccia. Non appena Mindy mi vide, fece lo stesso senza la minima esitazione, nei suoi occhi solo la gioia di rivedermi, e scoppiammo in lacrime, una fra le braccia dell’altra, con un impeto tale da non lasciare nemmeno il tempo per un “ciao”.
Restammo così per un istante interminabile, senza badare alle persone che ci passavano accanto maledicendoci bonariamente perché stavamo bloccando il passaggio, poi, quando finalmente riuscimmo a darci un contegno, mi affrettai a pronunciare la domanda che da tempo avrei voluto farle, ma che ero troppo spaventata dal formulare, credendo che fosse già stato tanto pretendere che venisse in Romania per prendere parte alle nozze di un’amica di cui molto probabilmente non le importava più.
«Vuoi essere la mia testimone?» Mindy si scostò da me portandosi le mani agli occhi per asciugarsi il mascara che le stava colando sulle guance paffute, e disse con sorriso fermo, ma commosso: «Dannazione, Jess, pensavo che non me l’avresti più chiesto!» .
Mi asciugai le lacrime a mia volta. «Avevo paura che…»
Paura che mi dicessi no… che nemmeno con tutta la buona volontà avresti potuto approvare il fatto che stessi per sposare un vampiro… che non eravamo più il genere di amiche che credevo…
Ma prima che trovassi le parole adatte, Mindy mi prese una mano fra le sue, impedendomi di aggiungere altro. «E chi altro avrebbe mai dovuto occuparsi dei tuoi capelli nel giorno più importante della tua vita?» mi chiese in tono pomposo. «Eh?»
All’improvviso mi venne da piangere… e da ridere.
«Nessuno» risposi, consapevole che tutto ciò che c’era stato fra noi, ogni incomprensione, fosse ormai acqua passata. Consapevole che non ci fosse bisogno di dire altro.
Ma forse qualcos’altro da dire c’era, perché di colpo Mindy cambiò espressione e il suo sguardo si fece serio.
«Allora sei davvero…» Esitò un istante e si guardò intorno, come per controllare che non ci fossero orecchie indiscrete nelle vicinanze. Poi si avvicinò di più a me e sussurrò, così piano che a malapena riuscii a sentirla: «… un vampiro?».
Io raddrizzai un po’ la schiena, per non dare l’impressione di voler nascondere la mia vera natura o che questa fosse per me motivo d’imbarazzo. Per essere completamente sincera con Mindy questa volta, dato che le avevo nascosto troppe cose in passato. «Sì. Lo sono».
Mindy studiò il mio volto a lungo, come se avesse bisogno di accertarsi che fossi ancora io e non soltanto una creatura assetata di sangue che andava ben al di là della sua comprensione. A mano a mano che il suo sguardo penetrava nel mio, vidi riaffiorare il sorriso sul suo volto, questa volta più convinto, più caloroso, come se stesse mettendo definitivamente a tacere ogni dubbio su di me. Su di noi. «Ok» disse alla fine annuendo. «Va bene».
Non credevo di aver bisogno dell’approvazione di nessuno, ma probabilmente avevo bisogno di quella di Mindy più di quanto pensassi, perché mi riempì di gioia sentirla dire quelle parole, a voce alta.
Ciò che ero diventata… andava bene, davvero.
«Grazie» dissi regalandole un sorriso ancora più luminoso.
Già non stavo più nella pelle per il matrimonio con Lucius, e ora avevo anche la mia migliore accanto: questo andava a riempire una specie di vuoto nel mio cuore e, nonostante fossimo ormai adulte e io fossi sul punto di sposarmi, la presi per mano, proprio come facevamo da piccole mentre correvamo al parco.
«Andiamo a recuperare i tuoi bagagli» suggerii, guidandola verso il nastro trasportatore giusto. Quando ci avvicinammo, vidi tre enormi valigie nuove di zecca, finto Louis Vuitton, che erano ormai al loro ventesimo giro sul nastro. Appena ci passarono davanti, Mindy lasciò la mia mano per afferrarne una, poi un’altra e io mi affrettai ad agguantare la terza, prima che ripartisse per un altro giro.
La pesante valigia atterrò ai miei piedi con un tonfo e io rivolsi a Mindy uno sguardo smarrito. «Tre valigie? Credevo ti fermassi solo per tre giorni, in segreto…?»
Mindy allora mi guardò come se fossi impazzita. «Questo è l’evento più importante della tua vita» mi ricordò. «Ce ne vorranno di prodotti per i capelli!»
Scoppiai a ridere come una pazza, in preda all’euforia. Stavo per sposare Lucius e Mindy era davvero tornata da me… «Coraggio» dissi trascinando la valigia verso l’uscita. «Lucius ha messo a nostra disposizione un autista, che ci sta aspettando qui fuori. Abbiamo così tante cose da fare» .
«Ti seguo» esclamò Mindy, cercando di raggiungermi e, allo stesso tempo, di tenere in equilibrio le valigie che oscillavano pericolosamente alle sue spalle. «Non vedo l’ora!»
Mi voltai a guardarla e ci scambiammo un sorriso che racchiudeva circa quindici anni di amicizia, di sogni di bambine, di speranze che un giorno avremmo incontrato l’uomo della nostra vita, ci saremmo sposate e avremmo vissuto per sempre felici e contente.
Poi tornai a guardare dritta davanti a me e la condussi alla macchina.
Le nozze erano ufficialmente alle porte.

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